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La patente di Sorrentino

Creato il 05 marzo 2014 da Antonio De Rose @antonio_derose

Oscar-2014-il-discorso-di-Paolo-Sorrentino-Video_h_partbIl premio dell’Academy è per il cinema quello che il Ballon d’Or di France Football fu in ambito calcistico prima della riforma del 2009. Chi mastica calcio sa cosa intendo. Agli altri basti sapere che Sergio Leone non ha mai vinto una statuetta, che Stanley Kubrick la vinse “per gli effetti speciali” di 2001: Odissea nello spazio. Certi riconoscimenti si ottengono in modo retrospettivo, a volte sono più dei risarcimenti. Morricone fu onorato dall’Academy solo nel 2007, dopo quarant’anni di carriera. Alfred Hitchcock fu Oscar alla memoria di Irving G. Thalberg, storico direttore della MGM. Altre volte l’Oscar è una specie di brevetto o patente. This Must Be The Place, l’originale in inglese, è stato il transatlantico di Sorrentino, una carta verde di residenza nel cinema che conta, quello americano. La citazione di Scorsese al microfono della premiazione è il bacio dell’anello a una delle personalità più influenti del cinema mondiale. Quella di Paolo Sorrentino non è cultura di massa. E spesso l’Oscar al miglior film in lingua straniera ha rappresentato proprio una riserva del non-convenzionale. Nella carriera del cineasta partenopeo ci sono misure ben più importanti de La Grande Bellezza. Mi piace pensare che Le conseguenze dell’amore e il Divo siano le sementi dell’alloro mietuto l’altro ieri.



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