Senza infamia e senza lode il film di Ascanio Celestini.
E a me lui piace, per 4 minuti e mezzo, quando a telecamera fissa recita un monologo ed entrambi – lui ed io – sappiamo che di monologo si tratta.
Il film, invece, è a tratti superficiale, a tratti troppo lungo. E’ un continuo reiterare schemi e testi conosciuti con una vicenda troppo incentrata sul regista/protagonista.
Il cinema che si confonde – con scarsi risultati – con il teatro di parola.
Un altro film italiano che giustamente non ha meritato di vincere a Venezia.
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