Qual è la differenza tra la visione cattolica e quella laica dell’Educazione? L’impatto rivoluzionario di Papa Francesco non si ferma slogan di facciata, ma arriva nel profondo della nostra cultura
1. La visione cattolica e la visione laica dell’Educazione
SE PERSONALISMO E PROBLEMATICISMO SI DANNO LA MANO.
Dalla metà del Ventesimo secolo, superato il Modernismo – rinchiuso nell’egemonia della Pedagogia spiritualista (cattolico-ontologica) e della Pedagogia idealista (laico-metafisica) – prese finalmente il volo una stagione di confronto dialettico (al di là del muro-contro-muro) tra due ermeneutiche dell’Educazione criticamente fondate: la visione Personalista (essenzialista) e la visione Problematicista (esistenziale). Siamo al cospetto di un’antinomia. Ovvero, di un binomio che costruisce la sua divergenza nella finalità stessa del soggetto/Persona.
Per il Personalismo pedagogico, la Persona è ontologicamente determinata in quanto “essenza”. Valore trascendente: noumenico.
Per il Problematicismo pedagogico, la Persona è storicamente determinata in quanto “esistenza”. Valore trascendentale: fenomenico.
- Secondo la Pedagogia cattolica, la Persona non è fondata né dall’esperienza soggettiva (individuale), né dall’esperienza oggettiva (socioculturale). E neppure dalla loro reciproca integrazione. Si candida come entità/principio assiologico.
La sua “essenza” è presupposta alla coscienza: fa tutt’uno con il per sé della coscienza medesima. Soltanto il ricorso alla Fede (ad un orizzonte di trascendenza) può garantire la realtà della Persona. Ovvero, la sua autentica realizzazione e la sua integrale umanizzazione. Possibile, se condurrà per mano l’umanità verso un universo disseminato di segni: per la decodifica dei quali occorre disporre di atti-di-Fede che diano certezza di entrata e di uscita negli/dagli insidiosi mari della quotidianità. - Secondo la Pedagogia laica, la Persona si presenta equipaggiata di soli-atti-di-scelta. Gode di opzioni esistenziali che garantiscono la libertà delle idee e creano un sistema di valori trascendentali: l’opzione tra l’esistenza autentica e inautentica, tra forme e contenuti diversi interni a ciascuna scelta. In quanto processo infinito, aperto all’integrazione di soggettività e di oggettività, la Persona non si identifica con un “principio” – pur se dinamico e processuale – di natura ontologica. Al contrario, i piani soggettivi e oggettivi della vita personale rinviano la loro integrazione all’impegno etico/esistenziale della donna e dell’uomo.
In questa prospettiva, la Pedagogia laica scontorna l’immagine dell’uomo copernicano. Equipaggiato di un gravoso zaino (stipato di atti-di-scelta) nell’intraprendere l’impervio viaggio che porta al “bivio” tra orizzonti culturali a volte mille miglia lontani tra loro.
Rinforziamo il teorema. L’idea di Persona copernicana non allude a un itinerario ontologico la cui direzione di marcia rischia di presentarsi in libertà/vigilata: sotto il controllo di vincoli confessionali. Al contrario, l’umanità costruisce dentro-la-storia le opzioni ideali e morali (le idee limite) che danno luce al cielo stellato dove abitano le scelte personali. Senza alcun ricorso a ipostasi assolute
LA FRONTIERA DELLA CARITA’ E DEL DIALOGO.
Attenzione, però. L’antica e nobile pianta dell’Educazione presuppone una coscienza “intenzionale” che matura come consapevolezza – avvertita dalla Pedagogia cattolica e dalla Pedagogia laica – dell’unità profonda che deve esistere tra passato, presente e futuro. Siamo sui crinali del possibile. Il loro merito sta nel chiedere con forza alle due Pedagogie un alto provvidenzialismo utopistico.
Per la Pedagogia cattolica è la forza della Fede: unica via possibile per dare risposta ai grandi interrogativi della vita; per la Pedagogia laica è la forza della Ragione: unica via possibile per dare risposta al sogno dell’andare/oltre, dove si possa progettare e sperimentare una nuova umanità.
Pur se in viaggio su terreni lastricati da un’antinomia conflittuale – Fede/ Ragione – ci sembrano fuori discussione le linee convergenti del loro Progetto pedagogico. Lo sillabiamo. L’umanità ha il compito di trascendere l’angusto tunnel della necessità e dell’alienazione (marcusianamente inteso: ovvero, l’incubo di una donna e di un uomo a una dimensione) per potere uscire, al più presto, a guardare il cielo del domani. Il cui firmamento celeste è in grado di consegnare al mondo dell’Educazione un orizzonte aperto alla sua incessante trasformazione in direzione di sacralità e/o di idealità. Pur all’interno di un contesto storico e sociale che assicura riconoscimento e possibilità educativa. Il sentiero del possibile conduce in un mondo illuminato di futuro: privo di necessità e di determinismi. Parliamo di un universo contrassegnato da una molteplicità di direzioni, da scelte non obbligate, da alternative prive di casualità. In grado di sottrarre la storia alla fatalità e di rendere irreversibile l’appello ai valori etici della scelta e dell’impegno. La prima, nel nome della Carità; il secondo, nel nome del Dialogo. Binomi cari a Papa Bergoglio.
2. Papa Francesco benedice l’incontro delle due Pedagogie
Tramite queste scarne e umili riflessioni, daremo luce al teorema pedagogico del magistero spirituale e sociale di Papa Francesco. Ben consapevoli che la nostra ipotesi – isolare l’“idea” di Educazione dall’enciclopedia teologica del Santo Padre – rischia di avventurarsi in percorsi interpretativi scoscesi, disseminati di terreni insidiosi e accidentati. In punta di piedi, convinti della precarietà della nostra avventura interpretativa, non rinunceremo a identificare le tre macro/idee pedagogiche (l’idea di Persona, l’idea di Carità sociale e l’idea di Dialogo) che popolano gli orizzonti dell’Educazione illuminati da questa eminente figura di apostolo della Fede.
LA PERSONA E’ TOTALITA’ ESISTENZIALE.
La Persona (posta da Papa Francesco sulla frontiera più avanzata del Personalismo pedagogico) non è fondata né dall’esperienza soggettiva (individuale), né dall’esperienza oggettiva (socioculturale). E neppure dalla loro reciproca integrazione. E’ una entità/ valoriale – una Stella polare – essendo la sua “essenza” presupposta alla consapevolezza di sé. Soltanto il ricorso alla Fede (a un orizzonte di trascendenza) può garantire l’identità esistenziale della Persona: la sua autentica realizzazione e la sua integrale umanizzazione.
Nel suo viaggio pedagogico il Personalismo del Santo Padre porta per mano le nuove generazioni in un universo di segni, per la decodifica dei quali occorre disporre di alfabeti-di-Fede.
In altre parole. L’Educazione si configura come il terreno naturale in cui cresce e vive rigogliosa la pianta della Persona: multidimensionale, integrale, totale. Sulla scia di questa idea/prima della Pedagogia, l’infanzia che prende il volo nelle parole di Papa Francesco è mille miglia lontana da quella che popola l’odierna civiltà dei consumi. Matrigna di bambine e di bambini tramutati nell’immagine surrogatoria di un’umanità-manichino: creata e imposta per ragioni di mercato dall’odierna industria dell’abbigliamento, dell’alimentazione, dei massmedia e dei personalmedia.
Al contrario, le infanzie benedette dal Santo Padre dispongono sì di ali leggere per librarsi nei cieli dell’immaginario alla scoperta delle galassie della fantasia e della creatività, ma anche di gambe solide (la parola, il pensiero, l’amore e la pietà) per camminare libere lungo i sentieri della vita quotidiana. Per andare oltre, verso l’altrove.
L’AMORE E’ DIALOGO E CARITA’ SOCIALE.
Se nella teoria dell’Educazione di Papa Francesco la Persona prende le sembianze di una stella polare, nella sua Pedagogia in-situazione sono il Dialogo e la Carità sociale a rivelarsi astri celesti.
comete. Indicano la strada ad un’umanità libera di testimoniare la propria opzione morale, la propria solidarietà sociale, la propria utopia valoriale.
Secondo il Santo Padre, il rischio del Dialogo e della Carità trovano riparo nella Fede: garante della libertà della Persona nella costruzione della sua vita morale, evitando che scivoli nel puro arbitrio. Ma sia possibilità di dare cifre personali alla Progettazione esistenziale.
In particolare, è nella versione della Carità sociale che si perviene all’azzardo esistenziale del sii te stesso cercando disperatamente di essere anche l’altro. Ovvero, Realizza la tua Persona insieme un mondo di valori.
Evitando di rinchiudere l’orizzonte della vita nel grembo di visioni unilaterali ed esclusive, negative rispetto alle prospettive costruttive dell’umanità.
E’ tramite l’opzione della Carità sociale che il piano della Singolarità e quello della Socialità mantengono una tensione reciproca, un proprio rispettivo valore. Di più. E’ nell’esperienza della Carità sociale che si compie integralmente l’educazione all’Amore.
La tensione al cambiamento verso un’umanità/nuova – di cui è carico il Personalismo pedagogico di Papa Francesco – non è rivolta a una donna e a un uomo astorici, metafisici, astratti. Di qui la sua attenzione e la sua sensibilità nei confronti della categoria pedagogica dell’Impegno. Irrinunciabile per una teologia della secolarizzazione (per una città secolare) che intenda uscire da un ghetto mistico per inaugurare un’azione politica e sociale nella quale Dio reintegra l’umanità nel circolo della reciproca responsabilità.
Se l’umanità engagée fa tutt’uno con donne e con uomini che coraggiosamente si inoltrano per i sentieri dell’integralità della Persona (e non della sua “alienazione”), parimenti la Pedagogia dell’Impegno si nobilita facendosi Educazione al Dialogo nel nome della Carità sociale.
I due calessi – Dialogo e Carità – conducono al traguardo della Progettazione esistenziale di una nuova società. Meta raggiungibile, a patto di dare protagonismo e futuro – tramite una cittadinanza diffusa e compiuta – al continente infantile. Dotandolo al più presto di gambe etico/sociali e di frontiere assiologiche. Ineludibili, per non smarrirsi – e perdersi – nella cupa boscaglia dei disvalori contemporanei.
Domanda. Quali frontiere valoriali “alternative” ha indicato il Santo Padre nel suo pur breve apostolato religioso e pedagogico?
Ne cifriamo tre: la Persona, la Vita e la Pace.
- Il primo orizzonte esistenziale – nemico di qualsivoglia riduzionismo artificiale, consumistico e alienante – è avvolto nel rispetto dell’integralità della Persona.
Parliamo di nuove generazioni presenti e attive nel sociale, autonome nelle scelte, ricche di vita interiore. L’incombente e inesorabile minaccia di una umanità oggettivata, massificata e omologata può essere contrastata soltanto scommettendo sulla coscienza vitale e utopica della Persona: donna e uomo, povera e ricca, nera e bianca, alfabetizzata e non.
L’alfabeto dei valori rubricato da Papa Francesco conteggia le parole necessarie per comunicare al mondo intero la centralità del progetto/Persona nel segno della solidarietà, della carità e dell’impegno sociale. - Il secondo orizzonte esistenziale é avvolto nel rispetto della Vita.
Parliamo del suo duplice habitat terrestre: il pianeta umano e il pianeta ecologico.
E’ la sfida del Santo Padre alle pratiche della violenza urbana e del saccheggio ambientale al fine di dare dimora permanente a un orizzonte aperto ai valori universali. - Il terzo orizzonte esistenziale é avvolto nel rispetto della Pace.
Questa, apre un interrogativo. E’ possibile (dando la mano alle giovani generazioni) costruire e sperimentare un mondo colorato di distensione e di pacificazione sia nell’emisfero boreale, sia nell’emisfero australe? Sì, è possibile. A patto che il pianeta dell’Educazione – famiglia, scuola, vita associazionistica et al. – sappia creare comunità sociali che pongano alla rotonda la dimensione etica della vita personale: di cui la Pace è il teorema stellare. Parliamo di un’idea di conciliazione planetaria spoglia di cifre predicatorie e precettistiche. Nella consapevolezza che i valori esistenziali non sono dati aprioristicamente, ma costruiti collettivamente. Soltanto in questa versione, l’Educazione etica evita pericolose forme di scolarizzazione dell’anima.
Protetti dal menzionato triplice orizzonte esistenziale, risulta indifferibile l’esigenza di operare pedagogicamente al fine di prevenire il sorgere di mentalità assertorie rinchiuse in microuniversi etnocentrici: viziate anzitempo di indifferenza/intolleranza nei confronti delle culture-altre.
Per espugnare l’obiettivo di una precoce mentalità multietnica occorre chiedere con forza alla famiglia e alla scuola di insegnare la Pace, fornendo gli alfabeti cognitivi necessari per decodificare la mostruosità della guerra.
Gli orrendi volti bellici non vanno occultati ai bambini se si intende alzare al cielo l’utopia pedagogica di Papa Francesco. Rinchiusa, si è detto, nella speranza che i giovani – crescendo – possano diventare profeti di Pace.