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La personalizzazione del potere

Creato il 10 ottobre 2013 da Coloreto @LoretoCo
Difficile identificare una data certa in cui far ricadere l’inizio di questo fenomeno, è più corretto pensarlo in continua evoluzione. Significativi e non, tutti gli eventi storici sono permeati dalle figure di re, ministri, generali,uomini e donne capaci in qualche misura di cambiare il corso degli eventi. La stessa letteratura testimonia l’importanza della personalizzazione della narrazione. Il racconto ruota spesso attorno alla figura del protagonista di cui non è solo importante conoscere le gesta, ma anche i più salienti tratti della personalità. Nel teatro greco il termine “persona” indicava la maschera che l’attore indossava per interpretare le gesta del personaggio. 
La Storia, intesa come studio del passato, è storia di persone, ognuna con le proprie caratteristiche. La comprensione di qualsivoglia fatto storico ha richiesto un’approfondita analisi delle figure umane. L’aspetto fisico, la vita privata, l’infanzia, l’istruzione e l’interpretazione dei gesti attraverso l’analisi psicosomatica, (per la visione olistica corpo e mente sono strettamente collegati), hanno fornito indispensabili chiavi di lettura.  Il profilo di JFK impresso in un quarto di dollaro del 1967, la Montessori, Bellini e Caravaggio nelle vecchie lire, busti di pietra che da tempo sorvegliano palazzi e giardini, testimoniano inoltre, che alcune di queste figure, hanno sconfitto l’inesorabile avanzare del tempo.
Nello specifico. Le figure umane di cui si è più discusso, alcune delle quali ancora oggi sembrano avvolte da fitti misteri, sono protagoniste della sfera politica. L’analisi di queste, ha aperto il dibattuto tema: uomini & potere. Facendo riferimento alla definizione di potere tramandata da Max Weber: “Il potere è la possibilità che un individuo, agendo nell'ambito di una relazione sociale, faccia valere la propria volontà anche di fronte a un'opposizione, vien da se che il confine tra detenzione razionale del potere e corruzione della mente è labile. Citando Aung San Suu Kyi,Non è il potere che corrompe, ma la paura. Il timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e la paura del castigo del potere corrompe chi ne è soggetto”,  ergo: la possibilità di potersi collocare in un girone più alto di quello affollato dal popolo comune, porta una serie di confort a cui è difficile rinunciare, comportando un inevitabile devianza della personalità e degenerazione dell’attività governativa.
La personalizzazione del potereOggi il fenomeno in questione è aggravato da una sempre crescente personalizzazione della politica, snaturata dal ciclone mediatico.E’ più facile ricordare il volto di un politico, il nome della moglie e la razza del suo cane più che le sue gesta di potere. La sua figura viene costruita nei minimi dettagli. L’Europa sembra aver ereditato gli aspetti delle campagne elettorali americane caratterizzate dalla figura del consulente politico, altra persona, che ha il compito di costruire il candidato secondo le aspettative degli elettori. Il colore della cravatta, la scarpa un po’ consumata all’incontro con gli operai, la posture nel confronto diretto, lo sguardo, la camicia e molti altri, sono sintomi dello spostamento dell’attenzione mediatica e popolare dagli aspetti programmatici a quelli di spettacolo e gossip. Arrivare alla notorietà, attraverso i giornali, i profili Facebook, Twitter, partecipazioni ai talk show è diventata quasi una precondizione dell’attività governativa.  La crescente attenzione mediatica e dell’opinione pubblica rivolta esclusivamente alla persona e non al politico, continua a pungolare l’ego di uomini in costante ascesa di potere. La deriva di questo fenomeno della personalizzazione è ormai palese. Le istituzioni sono soggette ad un processo di eccessiva identificazioni su base personale, contro il volere della rivoluzione moderna, la quale chiedeva a gran voce che la sovranità appartenesse allo stato, alla legge, al popolo ma non ad una persona o ristretta collettività. Corrado Loreto

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