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La pesca all’occhiata e i princìpi del Combucianesimo

Da Pietroinvernizzi
occhiata lampugosa2

Dorso di occhiata che per effetto del sole (o per qualche strano algoritmo del software fotografico dell’iphone) sembra una lampuga

Il bello del mare è il mare. Se lo dici a un sedicenne, ti guarda male e da quel momento comincia a darti del lei: per ogni sedicenne che si rispetti, il bello di essere al mare è infatti svegliarsi alle quattro del pomeriggio senza ricordarsi nulla della sera prima e ricominciare immediatamente a bere fortissimo.  Prima o poi, però, si invecchia. E si cominciano ad apprezzare cose da vecchi come, appunto,  la giornata al mare. Quando hai sedici anni pensi: <Non a me. Non mi avrete mai>. Invece per quasi  tutti arriva il giorno in cui, anche al mare, metti la sveglia.

Ed è così che, potendo passare un’intera giornata da solo a Bonassola in Liguria (ho il lunedì libero dal lavoro), metto la sveglia alle 8. Mi alzo, bestemmio, nuoto un’oretta, poi rinfrancato prendo in affitto un kayak ai bagni Sabbia d’Oro. Da una decina di anni ormai, il mio primo pensiero quando sono al mare è procurarmi una canoa: il noleggio di solito costa poco, non ci si annoia, si può pescare. A Bonassola, dove vado fin da quando sono piccolo, per fortuna c’è Franco Perelli, che in kayak è un campione. Ed è anche un grande, in generale. E affitta le canoe ai milanesi come me.

kayak e scogliera2

kayak su una spiaggetta durante una pausa dalla pesca

Il Kayak che affitto è uno di quelli aperti: di plastica, robusto, lento, facile, ottimo per la pesca.  Non sono bravo a sufficienza per dare lezioni a nessuno sulla traina costiera in kayak.  Dopo anni di pratica, però, mi sento di potere consigliare al neofita totale un’attrezzatura minima, che si può portare in uno zaino ovunque si vada. Un kit base, che permette di trasformare un kayak da noleggio in una piccola barca da pesca. Quello che porto sempre con me è:

- bottiglietta d’acqua

- cappellino con visiera di colore chiaro

- guantini da vela (che non si usano quasi mai, utili però in caso di vesciche)

- foglio di gomma piuma da usare come schienalino (si ottiene tagliando un vecchio materassino da campeggio)

- occhiali da sole con lenti polarizzate

- astuccio impermeabile per il telefono (indispensabile se volete fare foto)

- canna da lancio fra i 2.10 e i 2.40 metri con azione 10-30 grammi

- mulinello 4000 con treccia 0.20 e finale nylon o fluorocarbon 0.30 con moschettone (in modo da potere pescare a spinning fra una trainata e l’altra)

- finalini di due metri con filo 0.20 da fissare al moscettone armati con: piume, cucchiai, pescetti di gomma e polipetti

- scatola porta artificiali con taglia filo, moschettoncini, esche da spinning: ondulanti, minnow

- coltello

Quanto all’azione di pesca, se non si dispone di un kayak da pesca super accessoriato (e difficilmente ne troverete in affitto) la cosa migliore durante la traina è tenere le canna ferma con la pianta del piede contro il piatto di fondo del kayak: anche se sembra strano a dirsi, la pianta del piede premuta contro il sughero del manico della canna è molto sensibile, e avvertirete immediatamente anche la più leggera abboccata.

il mio mepps preferito

Il mepp’s syclops è efficace con i salmerini nei laghi alpini, con le trote in torrente, con i bass in cava e anche con le occhiate a spinning!

Parto alle 10. Da Bonassola punto verso Ponente, supero la Madonnina, mi avvicino allo Sca e … alla piumetta bianca che sto trainando si attacca un’occhiata. Poi un’altra. Poi altre ancora.

occhiata in acqua

occhiata salterina manco fosse un pesce vela

Il cielo è azzurro e secco, il sole alto. L’attività dei predatori in mare è intensa e visibile: ovunque vedo piccoli pesci saltare, forse sardine. Saltano in piccoli branchi fino a tuffarsi sulle rocce, segno che là sotto qualcosa sta mangiando. Mi fermo, smonto il finalino da traina, monto un Mepp’s Sycklops e comincio a lanciare. Recupero veloce e con piccoli strappi. Sogno che sotto il pelo dell’acqua siano in caccia le lecce e le aguglie da un metro che ho visto sotto il pelo dell’acqua nuotando poche ore prima. Invece niente: occhiate. A spinning ne prendo subito tre. L’abboccata è poderosa, ricorda quella della trota. Poi l’occhiata perde vigore e non di rado asseconda col nuoto la trazione della lenza, per cui il recupero diventa meno divertente che con altre specie.

occhiata a bordo

occhiata in canoa

Mi sposto, faccio altri lanci a spinning, e ne prendo un paio d’altre. Decido che – occhiata per occhiata – tanto vale trainare. Monto un pescetto di gomma e prendo … un casino di occhiate. Le rilascio tutte. A un certo punto imbarco di proposito un po’ d’acqua e creo una sorta di pozza nell’incavo in cui di solito si tengono i piedi. Si crea così sulla canoa una sorta di acquario, dove i pesci possono stare per qualche secondo, e questo mi consente di slamarli con calma. L’esperimento dura poco: avere un pesce che nuota nella tua canoa è una sensazione strana. Ributto l’acqua in mare e rimetto i piedi al loro posto.

kayak e canna

il golfo di levanto

Punto verso Levanto, il paese più vicino a Bonassola spostandomi verso Levante, in direzione di Spezia. Durante il trasferimento traino una piuma bianca e prendo occhiate. Poi altre occhiate e ancora occhiate, fino a quando decido che è arrivato il momento di tornare a riva. Anche se non è stata una giornata da Il vecchio e il mare, visto che ho preso solo un milione di occhiate, arrivo in spiaggia con il sorriso. Come diceva Combucio, la cui saggezza non conosce confini: <Meglio un’occhiata oggi che lavorare oggi>.

La pesca all’occhiata e i princìpi del Combucianesimo
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