Ascoltare la voce del mare, respirarlo a pieni polmoni tanto da credere di essere riusciti a rubarne un pezzo per nasconderlo in qualche parte d’ anima. E’ questo quello che succede nelle notti d’estate sulla banchina del molo di Castro,Lecce quando il buio sul mare è rotto dalle luci delle barche di ritorno nel porto, quando la calma della notte è spezzata dall’ allegria chiassosa dei pescatori soddisfatti da una giornata di faticosa gratificazione.
Non ci vuole molto a capire che nel piccolo paese salentino sono in molti ad aver vissuto e consumato una vita in mare, con sacrificio ma anche con tanta passione. Se avete letto “Il vecchio e il mare” di Hemingway o “I Malavoglia” di Verga, allora forse potrete immergervi con più facilità nello scenario in cui verrete condotti.
Castro è un borgo diroccato sulla costa Adriatica e la pesca è una delle attività che lo caratterizzano, certo non la principale come un tempo ma sicuramente la più suggestiva, tanto da permettere a tutti, anche i meno pratici, di cogliere l incanto custodito nelle mani esperte di pescatori che parlano ancora di tempi lontani. Non è difficile incontrare nel porto di Castro “vecchi” che con le piccole barche a remi, supportate da un motore, si spingono nel mare aperto sperando in una buona pesca.
A Castro viene praticata un tipo di pesca conosciuto nella zona come “Chianci”. Può sembrare un nome strano ma deriva della rete che caratterizza il tipo di pesca utilizzato in questo tipo di battuta.
Può capitare di vedere allontanarsi dalla banchina la barca madre (più grande rispetto alle altre) nella quale è adagiata la chianci e vederla seguita come i pulcini seguono la chioccia dalle imbarcazioni più piccole corredate dalle grandi luci, le lampare.
Ma la pesca e il mare non sono solo dei buoni spunti per cullarsi in romantiche dissertazioni, il mare è anche fatica, ci vuole esperienza, forza e lavoro di squadra per riuscire a rubare un po del suo tesoro, certo, i segreti del mare sono ormai pochi e ad aiutare i pescatori nel loro faticoso lavoro c’è anche un pò di tecnologia; infatti, una volta preso il largo, è necessario stabilire il punto in cui calare la rete e per questo viene utilizzano l’ ecoscandaglio, uno strumento che permette di individuare branchi di pesci, ma sta nell’ esperienza dei pescatori capire se sia numeroso o meno e una volta presa la decisione le barche con le lampare si concentrano in un unico punto e al tramonto vengono accesi i gruppi elettrogeni. Il branco di pesci attirati dalla luce si ammassa intorno e cosi viene calata la Chianci che circonda tutti intorno le lampare in modo tale da formare quasi una gabbia.
E’ il momento della fatica. I pescatori con dei coppi raccolgono il pesce e lo sistemano nelle casse che si trovano nella barca madre, la pesca si è conclusa!
Purtroppo non sempre l uomo vince sul mare, alcune volte le forti correnti marine trascinano la rete verso le acque piu basse, dove il fondale roccioso strappa rovinosamente la Chiancila chianci, costringendo i pescatori a a tornare nel porto con nulla di pescato. È la legge del mare.
Quando succede questo, la rete viene rattoppata con minuziosa maestria dalle donne del paese, che con mani sapienti annonado i fili di nailon. Fino ad un decennio fa questa operazione veniva svolta nella piazza sotto il castello e si capiva facilmente che si trattava della chianci poichè la rete era stesa ordinatamente per per terra su una territorio abbastanza vasto. Difatti la Chianci lunga circa quattrocento metri, può contenere fino a centocinquanta quintali di pesce.Al contrario di quanto si può pensare la Chianci non è una tecnica utilizzata da sempre dagli uomini di Castro, fu adottata all’inizio del novecento dai pescatori del posto portata da un maresciallo di marina che nel 1937 tornato dalla Sicilia portò con se anche questa straordinaria rete, e visti i risultati positivi di entrò negli usi del paese.
Ora non è certo più come un tempo, di Chianci a Castro è rimasta solo una, la pesca sta diventando un hobby per molti e un lavoro per pochi, non stiamo qui di certo a biasimare questo, ma quello che si è voluto descrivere è il sapore di un tempo passato che nonostante tutto continua a vivere e se un giorno la Chianci dovesse scomparire insieme agli ultimi veri pescatori, questo è stato solo un tentativo per tenerla in vita per sempre.