Magazine Cultura
Titolo originale: Die kleine Gottin der Fruchtbarkeiit
Autore: Paul Mesa
Traduttore: V. Rancati - M. P. Romero
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 243
Data di pubblicazione: 12 Marzo 2013
ISBN: 9788820053475
Prezzo: 15.90 €
Sinossi:
Bianca ha ventisei anni, fa la cameriera in un albergo in Germania ed è così piccolina - è alta solo un metro e quarantanove - che la madre l'ha soprannominata Bica, che in portoghese vuol dire "caffè molto, molto ristretto". Come quello che preparava la sua mamma, Maria: lei veniva dal Portogallo e non solo custodiva la ricetta segreta della miscela più buona del mondo, ma sapeva anche scavare nell'animo degli uomini semplicemente osservando il modo in cui bevevano il loro caffè. Maria è morta da tredici giorni, eppure a Bica sembra ancora di sentire la sua voce. E in effetti lei, non esattamente entusiasta di essere defunta, è proprio lì, seduta sul suo divano rosso, intenta come sempre a dispensare alla sua bambina preziosi consigli sulla felicità. Bica ne ha proprio bisogno, perché è alla ricerca del Grande Amore (anche se il suo cuore continua imperterrito a battere solo per Galao, rozzo, prepotente e sposatissimo), ma soprattutto vuole un figlio a ogni costo, altrimenti la sua mamma non riuscirà ad andarsene. Così narra una leggenda portoghese: se i tuoi genitori muoiono senza che tu abbia dato loro un nipotino, non arriveranno mai in Paradiso. E per questo che Bica, quando riordina le stanze, buca tutti i preservativi che trova nei cassetti dei comodini: non si sa mai... Ma, pur contenta del "misterioso" ritorno della mamma, Bica è anche preoccupata: c'è infatti un segreto che Maria non deve scoprire, un segreto legato proprio alla sua morte...
Non so se lo sapete (nel qual caso lo scoprirete adesso) che, quasi ogni venerdì, la casa editrice Sperling & Kupfer organizza sulla sua pagina facebook un contest fotografico il cui premio sono i suoi libri. E' un'idea carina e simpatica e, oltre alla possibilità di vincere dei libri, offre anche l'opportunità di conoscere qualche sua pubblicazione.
Senza quel contest credo non sarei venuta a conoscenza dell'esistenza di questo romanzo e forse sarebbe stato decisamente meglio.
Comunque mi ispirava e non averlo vinto mi aveva intristita un po', così il sabato mentre passeggiavamo per Verona, abbiamo visto una Feltrinelli, siamo entrati, mio marito l'ha scorto su uno scaffale e me lo ha regalato.
A parte la copertina che non mi piace e il titolo originale che, non conoscendo il tedesco, non posso contestare, questo libro mi ispirava perché parla di caffè, bevanda che io adoro alla follia, al punto da esserne quasi drogata.
La protagonista, Bianca, è conosciuta da tutti come Bica che è il nome con cui a Lisbona indicano un caffè che è simile all'espresso ma ha un gusto più morbido rispetto ad esso per via della tostatura.
Noi la incontriamo che lavora come cameriera in un albergo tedesco, circa due settimane dopo la morte di sua mamma Maria, innamoratissima di uomo che lei chiama Galao (altro tipo di caffè portoghese) con cui ha avuto un'avventura durata il tempo di un amplesso e che è sposato con una donna che, qualche giorno dopo, si presenta in albergo accusando la proprietaria di gestire un bordello nel quale si aggirano, tra l'altro, dei pedofili.
Mentre rassetta le camere, Bianca cerca nei cassetti e tra le cose dei temporanei inquilini i loro preservativi e li buca con l'ausilio di una piccolissima siringa. Perché? Semplice: lei sperava a tutti i costi di rimanere incinta dopo l'avventura con Galao così che sua madre potesse riposare in pace ma, non essendoci riuscita, pensa di poter dare il riposo eterno alla genitrice improvvisandosi dea della fertilità e facendo in modo che altre donne diventino madre.
Lo stesso giorno del j'accuse, Bica torna in camera e trova il fantasma di Maria che si aggira per la camera senza ricordarsi di essere morta e si convince ancora di più che la colpa sia sua e del fatto che, essendo così piccola (è alta appena 1.49 cm), non possa portare in grambo un figlio.
Da qui parte tutta una storia insensata che vede Bica spiare Galao, la moglie di lui lanciare dal nulla accuse all'albergo (almeno così pare a noi lettori che ci troviamo quattro frasi buttate lì in mezzo al resto, senza spiegazione né approfondimento), Maria che non capisce come mai la figlia la tenga chiusa in camera. Insomma, un'accozzaglia di informazioni prese e buttate in un pentolone, girate alla veloce con un cucchiaio di legno e per nulla insaporite e legate tra loro da spiegazioni chiarificatrici e fili logici concatenati.
Se non si fosse ancora capito questo libro non mi è piaciuto assolutamente perché la storia è completamente insignificante e banale e non posso nemmeno dire che a non avermi convinta sia lo stile dell'autore e che la storia in se avrebbe del potenziale, perché non è così.
Non c'è senso in quello che viene raccontato, non c'è empatia con i protagonisti e coinvolgimento emotivo circa i fatti narrati, ci si ritrova spesso a chiedersi "ma questo cosa c'entra?", "e questo da dove salta fuori?", "questo cosa come va a finire?", "ma perché?!".
Insomma, libro e autore bocciati su tutta la linea.
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