La pietra leccese è una roccia calcarea depositatasi per millenni,tipica della regione salentina, nota soprattutto per la sua facilità di lavorazione.
Di colore giallo paglierino e durezza variabile col passare del tempo. Si presenta molto soffice appena estratta, mentre man mano che passano i giorni e rimane esposta all’aria, diviene sempre più dura e resistente.
La pietra leccese affiora naturalmente dal terreno e si estrae dal sottosuolo in enormi cave a cielo aperto, profonde fino a cinquanta metri e diffuse su tutto il territorio salentino, in particolare nei comuni di Lecce, Corigliano d’Otranto, Melpignano, Cursi e Maglie.
La natura stessa della pietra la rende molto sensibile all’azione meccanica degli agenti atmosferici, all’umidità di risalita del terreno, alla stagnazione di acqua e allo smog. Per rendere il
leccisu più resistente alle intemperie, i maestri scultori dell’epoca barocca usavano trattare la roccia con del latte. Il blocco di pietra leccese veniva spugnato o immerso interamente nel liquido; il lattosio, penetrando all’interno delle porosità, creava uno strato impermeabile che preservava la pietra fino a portarla, quasi inalterata, ai giorni nostri.
Ne esistono diverse varietà, distinguibili per colore, per glanunometria, per omogeneità e grado di compattezza. Particolari le varietà
Cucuzzara, “tosta” (dura), bianca, dolce,
saponara,
gagginara e
nera, quest’ultima estratta dal fondo, è la più pregiata, di colore tendente al grigio scuro. La plasmabilità e la relativa facilità di lavorazione di questa pietra ha fatto la fortuna dei numerosi artisti del Barocco.
< Facciata della Chiesa di Santa Croce (Lecce) in pietra leccese.
Utilizzata non solo per gli esterni, ma anche per il design d’interni, la sua lavorabilità permette la creazione di oggetti di grande pregio estetico.