Fantastica anteprima ieri sera nella mia piccola e deserta città del profondo Sud.
Mescolato ad un pubblico ristretto e selezionato ho potuto assistere in diretta alla registrazione di una sorta di promo della nuova serie, che sarà prodotta per una grande rete nazionale, de “La Piovra“, la fortunata serie fermatasi una decina di anni fa al 10.
Certo a prima vista gli ingredienti sembrano essere i soliti, la prevaricazione tentacolare ed asfissiante dell’organizzazione e i ripetuti e (sembra di capire) riusciti tentativi di informare di se tutti i settori della vita pubblica ed economico-sociale di una piccola cittadina del Sud.
Non so ancora come, non so ancora perchè nel promo si parte dalla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia da parte di un giornalista che debbo ritenere, da come parlava, non fosse del luogo, ma comunque ritengo dell’Isola.
Il giornalista, evidentemente nei panni del comico (almeno io così l’ho capita) ha inanellato una serie di sketch intervallati da esecuzioni di un coro (questo certamente locale) a dire il vero alquanto banali e che nelle intenzioni del comico sembra volessero essere una cronaca dialogata e chiarificatrice degli avvenimenti del 1860. Il comico forse per dare più colore alla cronaca ha ritenuto di inserire in quella che doveva essere una cronaca del giugno 1860 anche dei brani di “Vitti na crozza” e di “Ciuri Ciuri“.
A me è sembrata una grande stronzata (detto con franchezza) e mi sa che lo sceneggiatore è stato parecchio disattento, bastava poco infatti per sapere che “Ciuri Ciuri” è stata musicata da Francesco Paolo Frontini nel 1883 e che “Vitti na Crozza” anche a non voler credere che sia di Franco Li Causi e del 1950, tuttavia è alquanto difficile che si possa retrodatare la nascita fino al 1860.
Fra uno sketch e l’altro il coro eseguiva dei brani, (in fondo da come ho capito si stava fingendo di celebrare l’Unità d’Italia) il primo dei quali è stato “L’addio del volontario“, quello del Bosi del 1848.
Poi forse resisi conto che si trattava solo di una finzione (o per par condicio ?) il coro è passato alla esecuzione de l’”Inno dei Briganti“ e qui si che ci voleva coraggio, il coraggio di falsificare il testo il quale terminava con all’ultimo rigo:
“e na bestemmia pe sta libertà“
in un più “politically correct”:
“e ‘na preghiera pe sta libertà“
Come dargli torto ?
Sembra che il coro non sia abituato all’esecuzione di cose di tal genere (io mi sarei aspettato per dire l’Inno nazionale o che sò un “Va pensiero“) e quindi terminata l’esecuzione dei due pezzi più (si fa per dire) attinenti al tema, il regista ha pensato bene di fare eseguire al coro qualcosa di più congeniale, due belle preghiere. Prima è stato eseguito il “Signore delle cime” e poi è stato il turno dell’evergreen, il cavallo di battaglia del coro, l’indimenticabile “O vergine soave“.
Francamente il promo non mi ha entusiasmato e per la serie, visto i precedenti, non è che la veda bene.
Dice, su cosa basi queste conclusioni ?
Niente, impressioni, solo impressioni.