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La poesia del giorno #2

Creato il 15 novembre 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

La poesia del giorno #2

 

Nel Xanadu volle Kubla Khan
Che un immenso palazzo dei piaceri si erigesse
Dove Alph, il fiume sacro, scorre
Per caverne a cui l’uomo non può giungere
Verso un mare senza sole.
Così, dieci miglia di fertile terreno
Da muri e torri venne circondato:
E furono giardini luccicanti di ruscelli
Fioriti di alberi d’incenso,
E foreste, antiche come le colline,
A custodire calde macchie verdi.he un immenso palazzo dei piaceri si erigesse
Dove Alph, il fiume sacro, scorre
Per caverne a cui l’uomo non può giungere
Verso un mare senza sole.
Così, dieci miglia di fertile terreno
Da muri e torri venne circondato:
E furono giardini luccicanti di ruscelli
Fioriti di alberi d’incenso,
E foreste, antiche come le colline,
A custodire calde macchie verdi.
Oh! Ma quell’abisso profondo e arcano
Che il verde del colle fendeva attraverso un bosco di cedri!
Luogo selvaggio!
Come non mai in una luna calante un luogo
Fu pervaso da gemiti di donna al demone d’amore!
E dall’abisso ribollendo con tumulto incessante,
Come a scuotere la terra in continui singhiozzi,
A tratti urgeva un impetuoso fonte:
Tra gli scrosci violenti e disuguali,
Come grandine, o chicchi di grano
Sotto la sferza del battitore,
Rimbalzavano pietre.
E dentro quella danza di rocce, ora e sempre,
Il fiume sacro scaturiva a flutti.
Cinque miglia serpeggiando con tortuoso moto
Per boschi e valli scorreva il fiume sacro,
Poi le caverne vietate all’uomo raggiungeva
E in tumulto sprofondava in un oceano senza vita.
Fu in tal tumulto che da ancestrali voci
Kubla udì oscure profezie di guerra!
L’ombra fluttuava del palazzo dei piaceri
Tra le onde,
E lì si udiva un solo suono
Di caverne e fonte.
Era un miracolo di rara invenzione
Con caverne di ghiaccio un palazzo nel soleD’una fanciulla col dolcemele
Un tempo ebbi la visione:
Era abissina la fanciulla
E lo strumento suonava
Cantando del Monte Abora.
O, potessi fare in me rivivere
Il suo canto e l’armonia:
Così intensa sarebbe la delizia
Che sulla musica profonda e persistente
Costruirei nell’aria quel palazzo,
Quel palazzo nel sole! Quelle caverne di ghiaccio!
E chi l’udisse li vedrebbe là
E griderebbe: Guardate! Guardate!
Lo sguardo in fiamme e i capelli al vento!
Fategli intorno un triplice cerchio,
Chiudete gli occhi con sacro terrore,
Perché di rugiada si miele si è nutritoE ha bevuto il latte del paradiso.
(Samuel Taylor Coleridge – A vision of a dream)

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