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La politica indiana è infestata da cattivi presagi

Creato il 02 giugno 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

2 giugno, 2012 M.K. Bhadrakumar

La politica indiana è infestata da cattivi presagi

Martedì scorso, alle prime luci dell’alba, un treno passeggeri si è scontrato contro un treno merci, che era fermo per motivi ancora oscuri, uccidendo 25 passeggeri nel sonno, 16 dei quali carbonizzati a morte. All’alba dello stesso giorno, la compagnia aerea nazionale Air India ha iniziato il suo 15° giorno di sciopero con i piloti che si rifiutano di volare. La giornata ha assistito silenziosamente alla caduta a ritmo frenetico della rupia indiana verso il suo livello più basso nella storia, evento che ha indottoReuters a sollevare lo spettro di una crisi in stile greco per l’economia. Nel pomeriggio, un autobus che trasportava pellegrini indù provenienti dal santo santuario di Badrinath sull’Himalaya è precipitato nel fiume Gange, uccidendo almeno 26 persone. Martedì è stata certamente una giornata infelice – non certo un giorno per festeggiare.

Eppure, l’amministrazione dell’Alleanza Progressista Unita (United Progressive Alliance – UPA) guidata dal Dr. Manmohan Sigh è andata avanti con i propri piani per celebrare il terzo anniversario di governo. E’ stato un atto di sfida nei confronti dei cattivi presagi. Il Dr. Singh ha tenuto una sontuosa cena presso la sua residenza ufficiale. Ha anche letto un resoconto dei risultati positivi del governo, che includeva:

  1. Tasso di crescita dell’economia al 7%.
  2. Tasso di povertà in declino.
  3. Produzione alimentare record di cereali.
  4. Crediti agrari per 27,5 milioni di agricoltori.
  5. Regime per l’impiego rurale garantito che raggiunge una famiglia su cinque.
  6. Indicatori legati alla salute, quali il tasso di mortalità infantile, in costante declino.
  7. Quasi mezzo milione di nuove aule, 51000 scuole primarie aperte e 680000 nuovi insegnanti assunti negli ultimi due anni.
  8. Rapida crescita del mercato delle telecomunicazioni.
  9. Ulteriore nuova capacità di generazione elettrica da 20000MW, predisposta lo scorso anno.
  10. Test di lancio di missili balistici a raggio intermedio e di satelliti per ottenere le immagini di tutte le condizioni atmosferiche.

 
Il Dr. Singh ha aggiunto che esiste comunque per il governo “un’ampia agenda incompiuta”, prendendo atto umilmente della “rabbia dell’opinione pubblica contro la corruzione”. Ha ricordato le sfide per l’economia:

  1. Necessità di adottare dure misure nei confronti della “spesa e della mobilitazione delle risorse”.
  2. Necessità di una completa avvedutezza fiscale.
  3. Migliorare il clima degli investimenti.
  4. Esercitare pressioni sulla bilancia dei pagamenti.
  5. La questione dell’acquisizione dei terreni, di reinsediamento.
  6. Ambiente.
  7. Necessità di sviluppare migliori capacità d’immagazzinare i cereali.
  8. Ridurre al minimo lo spreco di cereali.

Il Dr. Singh sembrava schietto e appariva introspettivo. L’elenco dei successi è impressionate. Ma il Dr. Singh aveva un’aria stanca, dando l’apparenza di un pugile malconcio. Come è potuto succedere?

La corruzione e l’alta inflazione nell’economia sono diventate le due grandi questioni che hanno logorato il governo del Dr. Singh. In qualche modo, la narrazione è diventata che il Partito del Congresso al potere è l’incarnazione della corruzione, non contano le indignate proteste del partito indicanti che anche altri partiti hanno lo sporco sotto le loro unghie o che il malcostume e la corruzione hanno una radicata storia nell’economia politica dell’India. D’altro canto, nessuno sembra ascoltare il ragionamento del governo, il quale considera che l’alta inflazione nell’economia sia principalmente dovuta all’aumento dei prezzi delle materie prime così come del greggio a livello globale. In un certo qual modo, prevale l’impressione che questo sia un governo elitario.

Ci sono state critiche a tutto tondo nei confronti dell’azione del governo dopo 3 anni in carica, mentre sono in esecuzione delle difficoltose riforme economiche. Tuttavia, paradossalmente, è anche difficile dare interamente colpa alla dirigenza del Partito del Congresso o al Dr. Singh.

La triste verità è che non vi è alcuna certezza che le cose potrebbero essere migliori, anche nel caso di dimissioni da parte di questo governo oppure nell’eventualità di uno scioglimento obbligato del Partito del Congresso. Il principale partito d’opposizione, il Bharatiya Janata Party (BJP), si trova in una grande condizione di disordine ed è poco probabile che rinasca come una forza credibile capace di guidare il prossimo governo di coalizione. Il partito della destra indù manca di chiarezza ideologica e di coesione, i suoi capi sono diventati orgogliosi, litigiosi ed egoisti e molti sono coinvolti in scandali legati alla corruzione. È quasi diventata l’immagine speculare del Congresso, escluse le virtù positive del Congresso.

Il cuore della questione è che i partiti nazionali indiani inclini a una visione secolare sono in declino – non solo il partito centrista del Congresso, ma anche i partiti ideologici della Sinistra. Stanno lottando per conservare gli ideali della democrazia secolare indiana, che si basano su concetti occidentali. Ma stanno costantemente perdendo terreno di fronte alle politiche identitarie basate sulla coscienza di casta/classe/religione in ampie zone dell’India.

In sintesi, ciò che passa per i fallimenti dell’attuale governo guidato dal Congresso sono in larga misura anche i segni di una crisi che sta avvolgendo la democrazia indiana. Le elezioni generali del 2014 non possono far altro che portare al potere una coalizione di governo costruita attorno al Congresso o al BJP. Infatti, le cose potrebbero peggiorare nel caso in cui il Congresso si riducesse di dimensioni, con il paese che si troverebbe di fronte alla probabilità di una preponderante presenza di quelli che sono chiamati “partiti regionali”, cioè, i partiti politici che non hanno un rilievo nazionale, ma che sono essenzialmente i risultati delle politiche identitarie.

Non c’è nulla di abominevole di per sé, se i settori socialmente svantaggiati della popolazione consolidano la loro lotta per la giustizia e l’equità. L’identità politica ha rilevanza in India. Il progresso del paese è legato alla mobilità sociale. Gli Stati del sud lo hanno dimostrato nella loro avanzata verso lo sviluppo. Tuttavia, la robusta crescita della politica identitaria degli ultimi anni, soppiantando i partiti nazionali, costituisce una tendenza molto sconcertante.

Prima facie, potrebbe sembrare una nuova fase del federalismo indiano caratterizzato dallo spirito progressista della democratizzazione, ma in realtà le correnti sotterranee sono reazionarie. Quello che sta accadendo è che il Congresso e allo stesso modo i partiti della Sinistra si trovano in una condizione di paralisi, confusi dalla sfida per contrastare le politiche identitarie sorte dal risveglio delle caste e delle categorie sociali oppresse in grandi Stati come l’Uttar Pradesh e il Bihar, che costituiscono il fulcro della democrazia indiana. La Sinistra è stata completamente decimata in questi due Stati cruciali, mentre il Congresso si trova in una condizione d’inesorabile declino.

L’elemento più spiacevole è che i gruppi basati sulle politiche identitarie in ascesa ci hanno preso gusto nelle azioni di corruzione e nelle pratiche venali di esaltazione del potere. Inoltre, essi si trovano spesso nella condizione di sfidare il delicato equilibrio della struttura federale dell’India, ostentando con sicurezza la loro ritrovata influenza politica nel frammentato sistema politico. L’alta probabilità è che per il prossimo futuro, l’India potrebbe ritrovarsi alla deriva con governi centrali resi disfunzionali dai cosiddetti partiti regionali.

L’unica via d’uscita è un avvicinamento tra i partiti nazionali dalla mentalità secolare attraverso una messa in comune della loro forza, che potrebbe costituire lo zoccolo duro dominante qualsiasi governo di coalizione a livello nazionale, in grado di garantire stabilità politica e l’intenzione di governare. Un esperimento di questo tipo è stato tentato dall’ultimo governo (anch’esso guidato dal Dr. Singh), al potere durante il periodo 2003-2009. Curiosamente, l’esperimento è riuscito abbastanza bene per almeno quattro anni e non sarebbe alla fine terminato se non ci fosse stata l’inflessibilità del Dr. Singh nel portare avanti l’accordo sul nucleare con gli Stati Uniti nel 2008.

Ma sembra una pura illusione il fatto che si possa ripetere l’esperimento 2003-2008 – a meno che non esista la volontà di un profondo ripensamento da parte sia del Congresso sia della Sinistra, eventualità che sembra improbabile (almeno da come stanno le cose).

Un problema è dato dal fatto che la vicinanza ideologica tra la Sinistra e il Congresso è costantemente diminuita a causa della deriva dell’ala destra di quest’ultimo verso politiche economiche neo-liberiste. D’altra parte, il Congresso ha commesso un grave errore di giudizio nel favorire – anche se, apparentemente, non ci ha guadagnato nulla – la fine del trentennale dominio dei partiti della Sinistra nella loro roccaforte del Bengala Occidentale, presentandosi come alleato subordinato del partito regionale del Trinamool Congress.

Questo cupo scenario lascia alla Sinistra la possibilità di formare un “Terzo Fronte” di partiti regionali dalla mentalità secolare. L’idea non è fattibile, in quanto i partiti regionali sono ormai abituati alla loro forza contrattuale (individuale e collettiva) e non trovano alcun particolare vantaggio in un loro allineamento alla Sinistra. Il Partito del Congresso si trova di fronte allo stesso dilemma della Sinistra. Entrambi deridono le politiche identitarie, valutate come fonte di divisione e in linea di principio si oppongono ad esse. Ma sono anche disposti a soccombere alle tentazioni delle politiche dei “vote bank” (i blocchi fedeli degli elettori di una singola comunità) e sono disposti a placare i partiti regionali. Infatti, questa ambiguità non può che comportare dei temporani vantaggi, improvvisando un governo di maggioranza e impadronendosi del potere, in modo da impiegare il vasto sistema clientelare di cui si dispone.

Così, all’imbrunire, la tavola della grande cena del Dr. Singh ha visto la presenza di alcuni dei più potenti satrapi regionali dell’India, i quali potrebbero risultare utili al Partito del Congresso per l’elezione del nuovo presidente dell’India prevista per agosto e mettere in riga gli alleati recalcitranti come il Trinamool. Il senso opprimente è di déjà vu. I presagi non sono positivi.

(Traduzione dall’inglese di Francesco Brunello Zanitti)


 M.K. Bhadrakumar è un diplomatico indiano in pensione, editorialista di "Asia Times" e "The Hindu". Strategic Culture Foundation, 25 maggio 2012.


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