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La politica, sport criminale?

Da Gabriele Damiani
Nel corso del XX secolo la politica ha mostrato come non mai d’essere a volte la più pericolosa e criminale attività cui l’homo sapiens possa dedicarsi.Fu un secolo non privo di luci e di progressi in campo scientifico, tecnico e artistico. L’aereo, la radio, il cinema sonoro, i romanzi e i racconti di Ernest Hemingway, la penicillina, la televisione, l’energia atomica, l’elaboratore elettronico e, soprattutto, i bikini e la minigonna rappresentano conquiste oggettive e incontestabili della civiltà.In campo politico, però, si sono registrati dei regressi stupefacenti. Due superbe porcherie chiamate guerre mondiali e l’avvento dei totalitarismi gettano ombre e sfiducia sul consorzio umano. Siamo davvero degli esseri intelligenti o la follia omicida è una disfunzione congenita dalla quale non riusciremo mai a liberarci?Sono un inguaribile ottimista e credo che il mondo si trovi ancora nella sua infanzia. Deve crescere e quando sarà cresciuto l’attività politica diverrà pura e semplice buona amministrazione e non più, come invece sognava e predicava Niccolò Machiavelli, una squallida tecnica per conquistare e mantenere il potere.
I totalitarismi europei furono il contraccolpo della prima guerra mondiale, non vi è alcun dubbio. Quello cinese fu invece il risultato di una guerra civile durata vent’anni. Russia, Italia e Germania pagarono lo scotto per essersi avventurate nella grande carneficina. La Cina, se non veniva aggredita dal Giappone, avrebbe forse potuto scamparsela.Furono, i totalitarismi, figli delle male erbe dell’Ottocento: il nazionalismo, che partorì i regimi totalitari di destra, e il marxismo, dalle cui viscere uscirono i regimi totalitari di sinistra.Il nazionalismo in sé non è pernicioso. Inteso come senso della comunità, spirito di libertà dalle dominazioni straniere, autodeterminazione dei popoli, non presta il fianco a critiche. E infatti nessuno considera l’amor di patria un sentimento disdicevole. Ma se imbevuto di militarismo si tramuta con atroce intensità in nazionalismo bellicista, e sono dolori.Il germe totalitario è invece insito nel marxismo. Nei messali scritti da Carletto da Treviri la dittatura del proletariato era obbligatoriamente prevista per realizzare il paradiso in Terra.Mah, de gustibus...
Il totalitarismo ha bisogno di un piedistallo sul quale ergersi. Per il fascismo fu la nazione, per il nazismo fu la razza, per il comunismo fu la classe. Senza piedistallo non potrebbero esserci né dittatura né dittatori. Ciò perché il piedistallo altro non è che uno strumento propagandistico per conquistare il consenso delle masse.Una volta affermatosi, il regime totalitario inizia a praticare l’omicidio su scala industriale, sia all’interno dei confini nazionali, eliminando gli oppositori o provocando carestie, sia all’esterno, scatenando le guerre.Le guerre, se perdute, portano le dittature alla tomba. Così perirono fascismo e nazismo, trascinando con sé, purtroppo, milioni d’innocenti. Il regime sovietico si sfasciò in seguito ai tentativi di riforma compiuti da Mikhail Gorbaciov. Un comunismo dal volto umano, a quanto pare, non può esistere.Uno sviluppo del tutto diverso ha avuto il totalitarismo in Cina. Morto nel 1976 Mao Tse Tung, i suoi successori hanno buttato alle ortiche Carlo Marx e ripristinato le libertà economiche, proprietà privata dei mezzi di produzione inclusa. Hanno cioè liquidato il comunismo e smesso d’ammazzare a profusione la gente.Le innovazioni furono opera di Teng Hsiao Ping, uomo dalla spiccata mentalità pragmatica. Amava infatti ripetere: «Non ha importanza se i gatti sono bianchi o neri. L’importante è che acchiappino i topi». I risultati gli danno ragione. Da anni l’economia cinese cresce a ritmi impressionanti e il partito unico (comunista?) ha mantenuto il potere.Si prevede che lo manterrà a lungo. Cavallo che vince non si cambia. E certo per noi europei sarebbe paradossale scoprire che possano esistere dittature dal volto (quasi) umano.Ah, magari lo fosse anche l’Unione Europea, quasi umana.

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