Magazine Internet

La Polizia ci spia su Facebook, e quindi?

Da Lucaiacovone
La Polizia ci spia su Facebook, e quindi?"La polizia ci spia su Facebook" è il clamoroso esclusivo che l'Espresso pubblica on line in queste ore, la rete risponde: "e quindi?". La notizia è che la Polizia Postale italiana, la prima in Europa, qualche settimana fa è riuscita ad ottenere da Facebook il nulla osta per accedere indisturbata alle informazioni di migliaia di profili privati senza che questa attività sia in alcun modo controllata dalla magistratura.
Insieme alle inevitabili polemiche che questa notizia sta suscitando nella rete mi fanno riflettere i commenti  dei tanti che nell'iniziativa della Polizia Postale "non vedono nulla di male, anzi". Dalla pedopornografia al pishing sono tutti nobili gli obiettivi che si vuole combattere con questo accordo, questo è chiaro a tutti, ma quello che evidentemente sfugge a molti, e sorprende il sottoscritto, è il non riuscire, ancora una volta, a distinguere il pubblico dal privato on line.
Qualche post più sotto ragionavamo sulla superficialità agghiacciante con cui, nel commentare notizie di cronaca pubblicate su pagine pubbliche, si dia libero sfogo a pulsioni brutali, sadiche, dimenticando - forse - la pubblicità del luogo in cui si scrive.
Oggi il discorso si sposta sull'altra faccia della stessa medaglia: il privato on line non esiste, ognuno si prende la responsabilità di quello che dice, "io non ho nulla da nascondere, che la Polizia indaghi, frughi e chi ha da temera tema", si legge.
La mia domanda allora è: possibile che ancora non si riesca a riconoscere alle rete quella dignità che le Costituzioni di tutto il mondo riconoscono ai "luoghi" del domicilio, della corrispondenza, della comunicazione? Che gli internauti non riescano ancora a distinguere i luoghi di discussione pubblica dai luoghi della comunicazione che decido di riservare a pochi intimi, delle informazioni che volglio condividere con una o due persone solo? Possibile non si capisca che se conquista della democrazia è stata l'imposizione di un controllo da parte di un giudice terzo su ogni possibile compressione di questo diritto, così è stato non per creare ostacoli burocratici alla lotta al crimine, ma perchè la Polizia non è soggetto terzo, ma risponde ad un Governo ai cui fini politici può essere in tutti i tempi piegata, lo si capisce o no? dai commenti che leggo su facebook la risposta, ahimè, sembra negativa.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog