La polizia ucraina ha oggi caricato dei manifestanti che occupavano una piazza alle prime luci dell’alba, facendo di questo il giorno di proteste più sanguinoso tra quelli susseguitisi nell’ex Repubblica sovietica.
Almeno diciotto persone sono morte negli scontri con la polizia, che ora è stata rinominata come “forza di sicurezza”. I civili protestano per le più disparate ragioni, e molti si lasciano trascinare dall’impeto della folla, ma il nucleo centrale è europeista, e si oppone con forza al Presidente Viktor Yanukovich. Il dissenso cresce sin da novembre.
I morti si devono a raffiche di armi da fuoco sparate sulla folla, in scene che ricordano paesi molto lontani dalla “civilissima” Europa; il conto dei feriti, invece, è ancora incerto per via del grande numero.
Questa civilissima Europa chiede verbalmente che vi sia calma e dialogo, ma non interviene di netto nella questione; la polizia ucraina, d’altro canto, aveva ignorato i richiami dell’Unione, e, dato un ultimatum ai manifestanti, quando essi non hanno ottemperato al comando, è intervenuta con forza. Catherine Ashton, alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione, aveva cercato di convincere la leadership Ucraina alla ragionevolezza e a risolvere i problemi strutturali che, primi tra tutti, avevano dato origine alle proteste.
I protestanti hanno risposto con bombe molotov, pietre e perfino fuochi di artificio; la polizia, oltre alle armi da fuoco, ha impiegato lacrimogeni e flashbangs, vincendo rapidamente la resistenza e avanzando verso il centro della piazza, dove una folta folla ancora è presente: “questa è un’isola di libertà”, ha dichiarato uno dei leaders dell’opposizione, “la difenderemo, non ce ne andremo”.
L’economia ucraina, debolissima, è stata aiutata dalla Russia attraverso una lump sum di due miliardi di dollari. Questo, taluni dicono, è giunto in cambio della rinuncia da parte del governo ucraino ad un accordo commerciale di grande importanza con l’Unione Europea, previsto già da molti anni.
I diciotto morti giungono dopo la rassicurazione da parte del primo ministro Ucraino all’Europa che sarebbe stato fatto tutto il possibile per non usare armi da fuoco. “L’escalation di violenza è allarmante”, è stato il commento del ministro degli Esteri della più importante economia europea, la Germania. Egli ha inoltre proposto sanzioni contro l’Ucraina: una manovra forse giusta dal punto di vista umanitario, e forse un forte messaggio, ma che rischia di peggiorare ulteriormente la già gravissima situazione economica del paese, fomentando ancora di più il dramma che si sta consumando in questi giorni.