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La Polverini e quer pasticciaccio brutto di Via della Pisana
Creato il 23 settembre 2012 da VeritaedemocraziaQuali riflessioni suscita l'ultimo caso di politici colti con le mani nella marmellata, il 'disinvolto' utilizzo dei finanziamenti erogati dalla Regione Lazio – milioni di euro – al gruppo consiliare del PDL a causa del quale ne è stato posto sotto inchiesta l'ex capogruppo Fiorito detto “er Batman”? Anzitutto che nonostante ci abbiano raccontato che l'Italia era sull'orlo del baratro e che per salvarci era necessario adottare misure da economia di guerra, provocando la più grave recessione dal 1945 ad oggi e bombardando welfare e diritti sociali, la stragrande maggioranza del ceto politico ha continuato a gozzovigliare alle nostre spalle, utilizzando a fini privati i soldi del finanziamento pubblico ai partiti e continuando a percepire retribuzioni sproporzionate per lo svolgimento di cariche elettive, ad arricchirsi con la corruzione, a sperperare il denaro pubblico per favorire congiunti, amici, amanti, vecchi sodali attraverso consulenze, appalti e nomine nelle aziende pubbliche. Dimostrando con ciò non solo il proprio infimo livello morale ma anche scarsa intelligenza, incapaci di muoversi pur nell'illegalità con un minimo di prudenza, di pudore, di truffaldina furbizia. Questi soggetti – sono quelli che quando intervistati dalla Iene mostrano di non avere alcuna nozione di base della Costituzione, della storia, della geografia, delle questioni internazionali – si segnalano esclusivamente per la propria sguaiatezza, arroganza, ignoranza. Se le teorie lombrosiane – individuare i soggetti predisposti ai comportamenti devianti e criminali in base ai propri tratti somatici - non fossero inaccettabili per il loro insito razzismo troverebbero sorprendenti conferme nelle facce di numerosi 'protagonisti' politici di questi tempi: Belsito, Fiorito, Scilipoti. Andando indietro con la memoria solo negli ultimi anni ci troviamo di fronte ad un autentico stillicidio di inchieste giudiziarie per episodi di corruzione, di malversazione, di tradimento dello spirito di disciplina e onore che deve ispirare chi svolge funzioni pubbliche: dall'inchiesta sull'urbanistica contrattata a Firenze con coinvolgimento di Ligresti e dell'ex assessore piddino di Firenze Graziano Cioni a quella sulla sanità publiese, dallo scandalo della protezione civile (con annesso appartamento di Scajola pagato da qualcuno a sua insaputa) al caso Penati, Delbono, la P3, la P4 e Alfonso Papa, Milanese, Lusi il tesoriere della Margherita che ha tenuto per sè o trasferito ad altri gran parte dei finanziamenti destinati ad un partito morto e defunto, Belsito che faceva altrettanto insieme ai membri del 'cerchio magico' di Bossi con i finanziamenti alla Lega, Formigoni e la sanità lombarda.
Con gli intermezzi, e tralasciando molti altri casi, di Cuffaro e Lombardo costretti alle dimissioni da Presidenti della Regione Sicilia per inchieste legate alla mafia.
Ha solo in parte ragione Michele Serra quando afferma che i nostri politici sono espressione ed emanazione della società civile. Anzitutto ci sarebbe da discutere se della maggioranza della società civile o solo di una minoranza e sarebbe poi da verificare chi voterebbero gli elettori se potessero liberamente e consapevolmente scegliere qualora fossero attuati una serie di accorgimenti: l'anagrafe patrimoniale degli eletti, l'assoluta pubblicità degli atti e dei provvedimenti di spesa degli organi politici e della pubblica amministrazione, la divulgazione integrale dei modi di utilizzo dei finanziamenti pubblici ai partiti ed il loro controllo da parte di autorità indipendenti ed imparziali, l'ineleggibilità dei condannati e di chi si trova in una posizione di conflitto di interessi, la perdita del diritto di voto per gli evasori fiscali, i tangentisti, i criminali. E poi, a proposito di democrazia diretta, se si pensa che i componenti delle assemblee elettive, anche in ragione di insufficienti conoscenze e competenze, sono ormai ridotti a semplici burattini del voto che eseguono passivamente le direttive del partito di appartenenza su provvedimenti - predisposti dagli 'esperti, i tecnici delle pubbliche amministrazioni, dei partiti, delle lobbies - che non sono in alcun modo in grado di capire non si comprende quali timori possa suscitare il lasciare ai cittadini il potere di esprimere direttamente le proprie scelte. Se i tecnici al Governo fossero stati intellettualmente onesti avrebbero messo sul tavolo, collegandoli in modo indissolubile e potendo contare sul consenso maggioritario dei cittadini, i provvedimenti per il risanamento della finanza dello Stato insieme a quelli per la moralizzazione della vita pubblica: lotta alla corruzione, riduzione delle spese per la politica, contrasto vero all'evasione fiscale. Non solo il preteso salvataggio dell'Italia è stato caricato esclusivamente sulle spalle dei ceti popolari, con provvedimenti ingiusti e sbagliati, ma si sono lasciati completamente inalterati i privilegi delle 'caste'. Perché il governo Monti è stato il frutto di un patto scellerato: mano libera su ciò che andava a vantaggio dei poteri finanziari purché non torcesse nemmeno un capello ai ceti parassitari, a cominciare dai politici, di questo Paese. Così continuiamo ad avere più parlamentari e con i compensi più elevati di qualunque altro Paese al mondo, il Quirinale che costa più di Buckingham Palace, funzionari pubblici pagati più di Obama, appannaggi agli amministratori di aziende di proprietà dello Stato o degli enti locali e pensioni di manager, burocrati, politici a cifre fuori dalla realtà e dalla decenza. E mentre si fa un passo avanti (o si fa finta di fare un passo avanti) nella riduzione dei privilegi dei politici a livello nazionale si fanno due passi indietro a livello locale ed in particolare a livello regionale che oggi rappresenta il vero buco nero nel quale, a causa degli sprechi e degli sperperi, precipita lo Stato. Ora magari avrà pure qualche argomento valido chi sostiene che la lotta alla casta nasconde, almeno nelle intenzioni di qualcuno, il retropensiero di svalutare la Politica espressione della volontà popolare a vantaggio di ristrette oligarchie di 'illuminati' ma resta il fatto che non potrà mai esserci salvezza per l'Italia finché la cosa pubblica resterà ostaggio di bande di inetti e di corrotti, arroganti e voraci, pronti a vendersi al migliore offerente. E le cifre in ballo quando si parla dei 'costi' della politica (tra finanziamenti ai partiti e retribuzioni degli eletti), della corruzione, delle pensioni d'oro e delle retribuzioni fuori dalla norma a carico del contribuente non sono bazzecole ma decine e decine di miliardi di euro. Sperperi intollerabili tanto più quando, seguendo le logiche distorte dei mercati e i diktat europei, si raschia il fondo del barile delle spese sociali e mancano i soldi per gli investimenti produttivi. Qualche notazione merita infine Renata Polverini, la popolana pasionaria della destra, per la cui ascesa politica molto deve ringraziare il Partito Democratico che l'ha fatta conoscere al grande pubblico con il proprio programma principe di informazione politica, Ballarò, e che l'ha agevolata per la vittoria elettorale nel Lazio, così come rivelato da Concita De Gregorio (che ovviamente se fosse stata una persona con la schiena dritta questa cosa l'avrebbe detta quando era ancora alla direzione dell'Unità e non solo dopo che era stata rimossa da quell'incarico) ma di cui qualunque osservatore attento poteva accorgersi. La Polverini sa come pochi guardare ai propri interessi personali (specie quelli immobiliari) e probabilmente ben conosce l'umore profondo della 'ggente' proprio per la trascorsa esperienza di sindacalista, sia pure di un sindacato giallo, dunque credo comprenda perfettamente che gli abusi commessi – ostriche, champagne, festini in maschera, viaggi, bonifici diretti a conti privati - nell'utilizzo dei finanziamenti ai partiti rappresenta la cosa forse oggi più intollerabile per l'opinione pubblica, forse più, ahimè, della disoccupazione o delle morti sul lavoro. Abusi in grado di determinare il declino inesorabile di un esponente politico. La Polverini ha reagito col proprio stile – tutto chiacchiere e privilegi – alla prospettiva di veder compromessa la propria carriera politica: alzando la voce in Consiglio regionale e minacciando le dimissioni, evocando senza pudore ed eleganza la malattia che l'ha recentemente colpita ("I tumori che stanno qui dentro, come erano nella mia gola, vanno estirpati”) per riguadagnare credibilità. Anche se non fosse direttamente coinvolta nell'utilizzo fraudolento dei fondi pubblici e non si fosse resa conto di nulla (che è già di per sè una colpa, almeno nei Paesi civili), nonostante i festini a cui pure partecipava e in cui si faceva immortalare, resta però in capo alla Polverini una evidente responsabilità politica: perché quel Fiorito era il capo del gruppo più importante della sua maggioranza, perché quei finanziamenti ai gruppi compreso quello alla propria Lista Polverini, 30 milioni di euro in due anni, rappresentano una decisione politica della sua maggioranza e della sua Giunta che nel contempo smantellava il sistema sanitario del Lazio e aumentava le aliquote dell'Irpef regionale. E gravissime sono le responsabilità politiche anche degli altri gruppi consiliari, a partire da quello del PD, che hanno intascato nel silenzio i finanziamenti ad eccezione dei radicali che hanno fatto scoppiare lo scandalo. Cosa succederà ora? Probabilmente quello che succede sempre in questi casi, salvo sviluppi, al momento imprevedibili, dell'inchiesta giudiziaria: si nega tutto e perfino l'evidenza, si alza il solito polverone per nascondere i fatti e dando in pasto al popolo qualche provvedimento 'moralizzatore', si prende tempo contando sulla poca memoria dei cittadini e che i soliti cavilli giuridici, grazie alle leggi approvate proprio dai politici corrotti, inceppino il lavoro dei magistrati inquirenti, si aspetta che il prossimo scandalo ponga in secondo piano quello di oggi. E' possibile che la Polverini, con il conto in rosso, possa andare oltre la sceneggiata del discorso 'dei tumori' in Consiglio regionale e rinunci alla carica di Presidente regionale e ad almeno altri due anni di potere, di privilegi, di stipendio, di finanziamenti alla propria lista?
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