Tiberio Graziani, presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e direttore di “Geopolitica”, è stato recentemente intervistato dall’IRNA, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Iran, a proposito dell’intervento del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad al congresso dell’Organizzazione dei Paesi Islamici tenutosi alla Mecca il 14 e 15 agosto scorsi. L’intervento del direttore Graziani è stato, al pari del convegno OIC, dominato dal tema della crisi siriana.
Graziani ha notato come la crisi siriana manifesti una delle debolezze strutturali del Vicino e Medio Oriente, ossia la mancanza di unità strategica. La Turchia e gran parte dei paesi arabi da un lato, l’Iran dall’altro, si affrontano sul campo di battaglia siriano. La mancanza d’unità strategica rende la regione particolarmente vulnerabile alle influenze provenienti dall’esterno. In questa fase gli USA in particolare cercano di riaffermare, nel mezzo della
cosiddetta “Primavera Araba”, la propria egemonia sulla regione non esitando a destabilizzare la Siria dopo la Libia, e potenzialmente – tramite l’allargarsi della frattura tra sciiti e sunniti – l’intero mondo musulmano. L’azione si trova del resto in continuità coi precedenti interventi in Afghanistan e Iraq, cui si possono aggiungere quelli d’Israele in Libano e nella Striscia di Gaza. L’obiettivo immediato è neutralizzare la Siria per isolare l’Iran, ma in seguito anche la Turchia – ora alleata nella crisi siriana – dovrà essere contenuta, perché il risultato finale che Washington vuole ottenere è un equilibrio a sé favorevole nel Vicino e Medio Oriente.L’articolo originale (in lingua farsi) può essere letto cliccando qui.