Tra il 2001 e il 2010 a Sesto San Giovanni esisteva un patto occulto tra coop rosse , imprenditori e il potere politico. Questa cittadina è stata roccaforte per anni della Partito Comunista , per poi seguire il Ds prima e il Pd dopo. Penati è una figura importante di questo Pd : cinque anni presidente della provincia di Milano , poi il fallito tentativo di diventare governatore al posto di Formigoni.
Ma sull’operato di questa importante figura del Pd lombardo, e d’Italia, cala una pesante ombra. Penati , il suo ex capo di gabinetto, Vimercati , e l’assessore al Bilancio del Pd a Sesto Pasqualino ( dimessosi) , sono indagati dalla procura di Monza. Il sospetto è aver intascato tangenti.
Sembra siano stati versati 2 milioni di euro ai politici usando prima società-cartiere , poi dirottandoli su conti esteri. Pagati per interventi edilizi su terreni dell’Area ex Falck e del Gruppo Industriale Ercole Marelli e sulla gestione dei Servizi integrati Trasporti Alto Milanese. Soldi per spartire appalti pubblici (corruzione) e infine dirottati nelle casse del Pd (finanziamento illecito dei partiti).
Il ruolo di Penati era determinante, secondo i Pm, per sbloccare appalti e variare il piano regolatore di Sesto San Giovanni. Certo investimenti vitali per il futuro della città , come il recupero dell’area Falck. Ma anche denaro per agevolare una importante società di trasporti ( la Caronte S.r.l.). Influenza di Penati capace di gestire la sua giunta e quelle succedute dopo di lui.
In totale gli indagati sono 15 , tra questi anche altri politici e imprenditori locali che al momento non sarebbero ancora ufficialmente a conoscenza del loro coinvolgimento. Penati e il sindaco di Sesto San Giovani si sentono tranquilli, con sicura estraneità dell’ultimo.
Certo , ma come funzionava il “metodo Sesto” come lo chiama la Magistratura?
La Procura di Milano un anno fa indagava sulle società dell’immobiliarista Zunino e sulla gestione della società Santa Giulia. Un’imponente area nella zona sud est di MIlano, una volta sede della Montedison , con le ambizioni di trasformarsi in un appetibile quartiere residenziale. Un progetto fallito , la vecchia gestione è stata travolta dagli scandali ( prima di essere rilevata da una nuova cordata). Prima per la mancata bonifica dalla parte dell’imprenditore Giuseppe Grossi.
Fiumi di denaro , anche di finanziamenti pubblici , la cui destinazione non è ancora chiara. Nel 2009 la Procura mette le mani su una serie di società che emettono fatture a Zunino. Spulciando nei bilanci della “Immobiliare Casina Rubina S.r.l.” si accorgono che i conti non tornano. Zunino viene indagato per appropriazione indebita. Attraverso operazioni inesistenti avrebbe stornato dai bilanci due milioni e mezzo di euro, depositandoli su un conto svizzero sul quale è beneficiario lo steso Zunino.
Nelle mani della Procura sono finite altre società-cartiera. Capaci di far risultare operazioni in realtà inesistenti attraverso triangolazioni con l’estero , sottrarre denaro al fisco , fare sparire molto denaro. E per questo che nel 2010 si sono imbattuti sulla Caronte S.r.l. , nella gestione del suo direttore generale , Piero Di Caterina. Sarebbero state anche le sue parole , rese a verbale fino a pochi mesi fa , a svelare il sistema Sesto nei trasporti . Conferme ricevute anche dal primo proprietario dell’area Falck di Sesto, Giuseppe Pasini.
E’ lui che racconta le pressioni del Pd lombardo per ottenere varianti al Piano regolatore necessarie alla lottizzazione dell’area. Fiumi d’inchiostro che hanno riempito verbali. Sei mesi fa i colleghi di Milano hanno passato tutto ai colleghi monzesi.