Invocano il principio di libertà di scelta, i difensori del finanziamento pubblico alle scuole private (anche paritarie). Come si ci fosse qualcuno che vieta alle famiglie (specie quelle benestanti) di iscrivere i propri figli ad istituti privati (e cattolici). La realtà è diversa: scuola pubblica e scuola privata non sono in competizione e non possono essere messe in gara, che poi è una finta gara, visti i tagli alla scuola pubblica (e i soldi garantiti a quelle private). La scuola pubblica è garantita dalla Costituzione, è lo strumento con cui lo Stato democratico permette a tutti di raggiungere un livello di istruzione sufficiente, per essere buoni cittadini. Non solo, la Costituzione da la possibilità ai meritevoli di raggiungere TUTTI i livello superiori di istruzione, a prescindere dalle possibilità economiche. L'istruzione privata è permesse, senza però oneri per lo Stato. Questo dice la Costituzione, non applicata. Non applicata anche grazie alle leggi regionali, qui in Lombardia, ma non solo. Succede allora, nelle regioni e nei comuni (come nel mio, Inverigo), che in quattro anni il comune abbia elargito 600000 euro alle scuole paritarie private. Solo quest'anno si parla di circa 120000 euro: la maggioranza in comune giustifica questi finanziamenti affinché le strutture possano funzionare. Senza soldi pubblici, il privato non funziona. Nello stesso tempo, il comune non ha soldi per sistemare strade, per mettere in sicurezza le scuole (anche per il pericolo amianto) ed è costretto ad aumentare le tariffe (almeno quest'anno questo rischio è stato evitato) o dismettere il suo patrimonio pubblico (vedi vendita della palazzina ex Ballabio).
Non è libertà di scelta, ma assomiglia più ad una sorta di privatizzazione, contro il pubblico. Nelle paritarie, come nei livelli superiori dell'istruzione. E in tempi in cui l'ascensore sociale si è rotto, bloccando le possibilità di crescita a chi proviene dai ceti meno abbienti, è un bel problema.