Fortunio e la prima grammatica edita nella lingua italiana
La prima grammatica edita nella lingua italiana è la famosa “Regole grammaticali della volgar lingua”, del 1509, scritta da Fortunio.
Questa pubblicazione nasce da osservazioni delle glosse marginali su testi di Dante, Petrarca e Boccaccia. Sono analisi ed indicazioni di forme linguistiche canoniche diverse dalle soluzioni della koinè (la lingua parlata e quindi comune). Il “Regole” si divide in due libri, il primo tratta di grammatica, il secondo di ortografia. Nonostante questa divisione, il libro non appare per niente schematico.
Fortunio individua prima di tutto 4 parti del discorso: il nome (e gli aggettivi), il pronome (comprende anche l’ articolo), verbo e avverbio.
I verbi si dividono in 2 coniugazioni, basandosi sulle terminazioni della terza persona singolare; i modi e i tempi sono classificati secondo la vecchia classificazione latina.
L’ordito della grammatica è scarno, e ogni regola è tratta dalle esemplificazioni tratte dai grandi scrittori, soprattutto le “Tre Corone”. Stretto è il legame tra grammatica e filologia.
Il posto d’onore nell’analisi del Fortunio è riservato al Petrarca, mentre Dante viene definito come un “licenzioso trasgressore”.
Nel secondo libro vi è una riproduzione della scrittura della provincia toscana, dove vengono rifiutate tutte le iscrizioni latineggianti. In molti casi vi è ancora l’oscillazione grafica delle parole, e anche l’ oscillazione fonetica.