"La rinascita di un paese tirato su a iniezioni di epica guerriera può anche passare attraverso un appuntamento che di eroico ha ben poco come la sfilata di un Gay Pride", scriveva ieri su La Stampa Giuseppe Zaccaria, uno che di Balcani e di Serbia se ne intende, segnalando che domenica "a Belgrado si è segnato un passaggio storico e quel che non era neppure immaginabile è accaduto". Notazione giusta, perché la notizia che è venuta dalla capitale serba e che ben poche cronache hanno colto, almeno qui da noi, non erano gli scontri violenti provocati dalle bande organizzate di hooligans ultranazionalisti, ma il fatto che la marcia del Pride finalmente c'è stata. "Mozemo zajedno", recitava lo striscione che apriva il corteo, "Insieme possiamo".
Belgrado, Pride 2010 (Foto di Cecilia Ferrara)
E infatti i mille del Pride 2010 ce l'hanno fatta anche se la consapevolezza è quella che molto c'è ancora da fare e da lottare per poter esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale anche in Serbia. Per capirlo vi consiglio di leggere il pezzo "Gay pride a Belgrado, la prima volta" di Cecilia Ferrara, pubblicato ieri sul sito di Osservatorio Balcani e Caucaso, sul quale trovate anche una galleria di immagini scattate da Cecilia durante la marcia e gli incidenti.
Altra segnalazione è quella per Matteo Tacconi che sul suo blog, facendo qualche considerazione "a bocce ferme", ricorda che omofobia e machismo contaminano sia la Serbia, sia il resto del quadrante balcanico (basti ricordare ciò che accadde a Sarajevo in occasione del Gay Pride del 2008). "Questa ostilità nei confronti della diversità sessuale è dettata sì da tendenze intrinseche alle società balcaniche - scrive Tacconi - ma è in buona misura il frutto di quel processo, comune a molte “giovani patrie”, di costruzione dell’identità nazionale, fondato sull’opposizione a tutto ciò che è diverso. In altre parole, sul concetto di contro. Contro l’omosessualità, contro il cosmopolitismo, contro la tolleranza, contro il dialogo. Detto questo, un’altra precisazione: non tutta la società serba e non tutte le società balcaniche si fondano su questi valori. Di generalizzare non è affatto il caso. Ci sono anche diversi segmenti progressisti. Anche se, va detto, sono in minoranza. Ma si conquisteranno i loro spazi, nei tempi a venire. Questo è certo".
Come ha scritto Zaccaria, domenica a Belgrado quel che non era neppure immaginabile è accaduto.