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La Primavera e la Nascita di Venere

Creato il 04 novembre 2013 da Artesplorando @artesplorando

La Primavera e la Nascita di Venere

Sandro Botticelli, La Primavera

Iniziamo la settimana con due opere che rappresentano molto bene il concetto di lusso della corte di Lorenzo il Magnifico. Quadri da guardare con occhio distratto o con attenzione concertata, nello stesso modo e con la medesima soddisfazione. Quadri che contengono storie complesse decifrabili solo dai lettori accaniti di Ovidio. Soffia lo zefiro della primavera in un aranceto dove convivono frutti e fiori profumati. Non conosco arance primaverili, e forse non le conosceva neppure Botticelli al quale era invece ben noto il corbezzolo che si comporta nel medesimo modo degli agrumi versione limone. Il dipinto è comunque un'opera profumata, come lo sono le zagare.Venere è la figura centrale dei due dipinti, che furono eseguiti e appesi in coppia per il nipote del Magnifico, Lorenzo anche lui, ma figlio di Pierfrancesco, conservati prima nella casa di via Larga e poi nella villa di Castello, dove li vide anche il Vasari. Sono entrambi quadri che giocano sul concetto di fecondazione.

La Primavera e la Nascita di Venere

Particolare delle Grazie

Nella Primavera Zefiro feconda la ninfa Cloris che si riempie di fiori, da questo atto la ninfa rinasce e si trasforma in Flora, ovvero la stessa primavera rappresentata come una donna coperta da un abito fiorito e che sparge a terra dei fiori. Al centro del quadro si trova Venere, simbolo neoplatonico dell’amore più elevato, che osserva tutta la scena. Sulla sinistra Mercurio-Ermete caccia le nuvole; in mezzo danzano le Grazie compiendo con le mani alzate il gesto delle femministe recenti. Sul tutto svolazza Cupido, tanto è tutto affar suo. Siamo nel 1482.La Nascita di Venere è apparentemente successiva (1484), molto più influenzata dagli umanisti, che dicono al pittore che cosa deve dipingere dopo gli errori non interpretabili della prima opera. Piccola parentesi, il mito antico di Venere racconta questo: Urano, maniaco sessuale, continuava a giacere con e sulla moglie impedendo ai figli di uscire dal grembo. Cronos, il figlio primogenito, nato prima della psicopatologia del padre, decise di evirarlo, gettando l'organo amputato nel mare e alcune gocce di sperma fecondarono le onde. Dalla spuma bianca nacque Afrodite che divenne poi Venere. Storia alquanto macabra!

La Primavera e la Nascita di Venere

Sandro Botticelli, Nascita di Venere

 « Una donna non con uman volto
Da' Zefiri lascivi spinta a proda
Gir sopra un nicchio; e par che 'l ciel ne goda
Vera la schiuma e vero il mar diresti,
E vero il nicchio e ver soffiar di venti:
La dea negli occhi folgorar vedresti,
E 'l ciel ridergli a torno e gli elementi
L'Ore premer l'arena in bianche vesti,
L'aura incresparle e'crin distesi e lenti:
Non una, non diversa esser lor faccia,
Come pare che a sorelle ben confaccia »

(Poliziano, Le Stanze per la Giostra)
Sicuramente il testo di Poliziano è la fonte.

La Primavera e la Nascita di Venere

Particolare dell veste

Nel dipinto di Botticelli Venere emerge dalle ondine bianche su di una conchiglia. Il vento è cambiato, soffia pure dall'altro lato abbracciato a un personaggio femminile con cui simboleggia la fisicità dell'atto d'amore, che muove Venere col vento della passione. Forse la figura femminile è la ninfa Clori, forse il vento Aura o Bora. Dall'altro lato una figura femminile forse una delle Ore che presiede al mutare delle stagioni, in particolare la Primavera, porge alla dea un magnifico manto rosa ricamato di fiori (mirti, primule e rose) nel caso le dovesse venire freddo o pudore! Una veste piena di misteri che hanno dato molto da pensare agli iconologi, agli interpreti e agli ermeneutici. Una veste che nella piega tenuta dalla mano destra sembra evocare il sesso femminile e la fecondità ad esso legata.Il tutto dipinto con una tecnica retrò, alla tempera magra in un tempo in cui ormai spopolava l'olio fiammingo.

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