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La Promessa

Da Fishcanfly @marcodecave

Il sole lasciava cadere i raggi a picco sulle loro teste svuotate durante il viaggio dalla musica della radio o troppo impegnate a cavalcare altri sentieri dalla strada che stavano percorrendo. Lui aveva accostato la macchina.

“Facciamo una breve sosta.”

Si erano persi, e quel paesaggio non sembrava appartenere a nessuno dei loro ricordi. Quando ti perdi ogni cosa è nuova, troppo nuova per ispirare un’immediata fiducia.

Così lui si fermò nei pressi di uno stagno, vicino una radura di alberi. E lei gli si fece vicino.

“Sai dove siamo?”

“Non lo sapevo più da un pezzo, anche mentre guidavo.”

“Allora perché hai continuato a guidare?”

“Perché l’importante è andare, perché se ci fossimo fermati quante probabilità avremmo avuto di ritrovare la strada?”

“Non mi sembra che abbiamo ritrovato nessuna strada.” – disse lei imbronciata, sistemandosi con le mani la coda dei lunghi capelli rossicci.

“Lentiggine – l’apostrofò lui, la chiamava spesso in quel modo per via delle sue guancie puntinate di rosso – l’unico modo per ritrovare una strada è perdersi.”

“E se non la ritrovassimo? – disse lei – Se ci perdessimo per sempre?”

“Vuol dire che non arriveremo mai in tempo per prendere il tè con la regina di cuori.” – ed esplose in una sonora risata. “Alice nel paese delle meraviglie” era uno dei loro libri preferiti, tra quelli in comune. Lei era rimasta a guardarlo mentre rideva. Era sempre così bella e inattesa la sua risata. Tentò di resistere e di reprimere il sorriso, ma esplose anche lei in un buffo sogghigno.

“Dai, fai il serio. Come facciamo? Dove andremo adesso? Non c’è neanche un’anima alla quale chiedere indicazioni!”

Lui annuì. Effettivamente Lentiggine non aveva tutti i torti. Si guardò intorno. Oltre a quella surreale radura e a quello stagno, il resto era pura sabbia, dune e dune di sabbia tagliate in due dalla superstrada asfaltata, ed erano due ore che percorrevano quella strada e nessuna macchina dietro di loro li aveva superati, nessuna era venuta loro incontro nel verso opposto. Tutto gli parve irreale.

“Potremmo fermarci qui a vivere per sempre.”

“Certo, come Adamo ed Eva!” – rispose lei.

“Guarda il lato positivo: se ti stanchi puoi sempre mordere una mela. Per questo il paradiso è perfetto.”

“Smettila! Hai un po’ d’acqua? Ho sete!”

Lui sbuffò. “Vuoi che vada a prenderti l’acqua?”

“Fallo per me. E non tonare senza.”

“Ok, Lentiggine.” Lui uscì dalla radura d’alberi e si avviò in direzione della macchina. Lei lo attese a lungo, molto più a lungo di quanto avesse pensato di attenderlo. Lei anche uscì dalla radura e vide che non c’era nessuna macchina. Quel gran figlio di buona donna mi ha lasciata qui, come un cane – pensò. Era venuto il tramonto e si stava facendo notte. “Quel bastardo.”

Ma lui tornò, lei riconobbe il rumore della sua automobile.

“Dove sei stato eh?”

“A cercarti dell’acqua.” – disse lui, chiudendosi lo sportello alle spalle.

“Ma quella che avevamo portato con noi?”

“Era finita. Quindi sono tornato indietro fino a trovare un bar, ed ecco. Una promessa è una promessa.”

Lei bevve. Poi disse:

“Avrei potuto bere dallo stagno.”

“Sapevo che non l’avresti fatto.

“Avrei potuto pensare che mi avessi lasciata qui per sempre.”

“Ma non l’ho fatto.”

“Avrei potuto morire.”

“Caspita, questo non te l’avrei permesso.”

Si abbracciarono.

“Ho trovato una cartina. Ho capito dove siamo e ho capito dove dobbiamo andare.” – disse lui sventolando un foglio colorato davanti ai suoi occhi.

“Quindi si riparte?”

“Sì.”

Presero la macchina e si avviarono lungo la strada. Lei rimase a guardare a lungo il boschetto dello stagno allontanarsi nello specchietto laterale, finché non divenne un puntino invisibile, un ricordo.

La Promessa



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