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La promessa dei media sociali

Creato il 26 agosto 2010 da Leliosimi @leliosimi

Deanna Zandt, esperta di media e attivista sociale, sulla rivista progressista In These Time (sul quale Kurt Vonnegut ha pubblicato, dal 2003 al 2007, i suoi bellissimi ultimi editoriali), torna, con alcuni spunti interessanti, sull’argomento dell’utopia sociale della Rete in un articolo che è anche un’anticipazione del suo libro appena uscito negli Stati Uniti “Share This!” che porta significativamente il sottotitolo “How You Will Change the World with Social Networking” . Il web può davvero rappresentare uno strumento a servizio del cambiamento  oppure la Rete non fa altro che replicare, nella sostanza, le diseguaglianze delle strutture sociali tradizionali? Le donne, solo per fare un esempio – sottolinea la Zandt – pur essendo più della metà degli utenti attivi sui maggiori social media non sono rappresentate, nella stessa misura, nella cerchia degli esperti più influenti e accreditati del web,  nei media sociali o nei blog, e anche le minoranze etniche sembrano comunque essere messe ai margini delle opinioni che contano.

Insomma secondo la Zandt “La mancanza di una struttura istituzionale di Internet non deve essere confusa con l’uguaglianza”. Perché capita che: “quando rimuovi la struttura esplicita da un gruppo (i leader, le gerarchie, i processi) scopri che la struttura implicita è sostanzialmente basata su interessi personali, su pregiudizi e lobby di classe”.

Quindi prima Internet e poi il web e i social media rappresentano un’occasione persa per mettere in discussione vecchie gerarchie e costruire una società più giusta e libera? La loro promessa ‘ontologica’ di un web sociale e egualitario è tramontata? No, ci dice la Zandt, a patto di essere capaci quando interagiamo con gli altri di “tracciare una rotta” che sappia riconoscere i nostri pregiudizi accogliendo nella discussione anche le persone che non condividono i nostri punti stessi di vista. Sharing is daring, la condivisione è audace, scrive l’autrice con una frase che potrebbe essere la tagline del suo libro.

La tendenza ad aggregarsi intorno alle persone con idee affini alle nostre è comprensibile e umana, ma può rappresentare un pericolo quando si ha come obiettivo il cambiamento. Questo può significare non essere capaci di accogliere in ogni frangete tutte le diverse opinioni, anche quelle in opposizione alle nostre. Abbiamo bisogno invece di guardare con molta attenzione in direzione delle opinioni di chi è più coinvolto sulle questioni che stiamo discutendo e assicurarci che queste siano ascoltate. Coinvolgere ed ascoltare le persone che hanno background diversi dai nostri dà il via a un processo fondamentale per favorire il cambiamento, e ai social media dà la possibilità di mantenere molte delle loro promesse di rendere più diversi ed eterogenei i network dei quali facciamo parte.

La promessa dei media sociali


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