La prostituzione minorile aumenta, perchè?

Creato il 16 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Studentesse universitarie, minorenni e bambine si prostituiscono negli Stati Uniti, in Francia e nel Regno Unito.

Lo fanno volontariamente, per poter sostenere le rette universitarie, per pagare i debiti, per i piccole somme o uno smartphone. Due inchieste di Le Figaro e dell’Huffington Post denunciano migliaia di casi di ragazze e bambine disposte a mettersi in vendita come lavoratrici sessuali per somme di denaro o oggetti.

L’inchiesta de Le Figaro: prostituzione minorile nelle toilettes di scuole e università francesi

Lo scorso 10 aprile Le Figaro ha pubblicato una scioccante inchiesta da cui emergerebbe che tra i 6.000 e gli 8.000 minori si prostituiscono in Francia. Le associazioni denunciano che queste pratiche si starebbero moltiplicando sopratutto nei bagni di università e istituti superiori.
Sono decine le ragazze che hanno finito col crollare e raccontare tutto ai propri genitori e agli psicologi.
Julie, 14 anni, vive nei bei quartieri del centro della capitale e non è l’unica ad essersi prostituita:

«In quarta, ho praticato atti sessuali con un ragazzo nella mia classe nei gabinetti dell’università per 15 euro. Per me, non era molto grave, altre ragazze l’avevano già fatto. Oggi, mi vergogno tanto…»

Questo è anche il caso di Caroline, che vive nel 17 ° arrondissement di Parigi:

«L’anno scorso, ho fatto sesso orale e praticato la sodomia con due ragazzi per avere un telefono cellulare. Avevo 13 anni.»

Sulle colonne del quotidiano francese, le associazioni hanno alzato la voce, denunciando le notevoli dimensioni del fenomeno della prostituzione minorile francese. Dice lo psichiatria ed esperto del tema Martine Guyart: «Questo fenomeno si sta diffondendo». Nel suo ufficio parigino il Guyart riceve «dozzine di giovani occidentali di Parigi, che hanno scambiato il loro corpo per una piccola somma o un oggetto. La società deve rendersi conto che il fenomeno si sta diffondendo».

Armelle Le Bigot-Macaux, presidente dell’associazione Acpe, Azione contro la prostituzione minorile, lotta da anni per sensibilizzare la società e le istituzioni sul tema:

«Nei servizi delle università, via internet, da 6.000 a 8.000 bambini si prostituiscono in Francia. Alcuni per sopravvivere. Bisogna reagire. Sono anni che denunciamo la situazione, ma poche cose sono state fatte.»

Alla Bpm, Brigata di protezione dei minori di Parigi, il Commissario Vianney Dyèvre ridimensiona i numeri:

«Queste cifre sono esagerate e provengono esclusivamente da stime effettuate dalle associazioni. Ogni anno, trattiamo dai 20 ai 60 casi di prostituzione minorile a Parigi, mai di più. Il fenomeno esiste, ma non siamo in Thailandia. Soprattutto perché lo sfruttamento della prostituzione minorile è punito con 20 anni di carcere e una multa di 3 milioni di euro. Queste pene sono un deterrente abbastanza efficace per i criminali.»

Secondo le associazioni, questa differenza è dovuta al fatto che «le denunce depositate sono molto rare» e «perché è un fenomeno molto diversificato le cui forme variano continuamente», dichiara Adrienne O’Deye, sociologo e antropologo, co-autore del più recente rapporto sulla prostituzione minorile a Parigi consegnato al Ministero della Giustizia nel 2006. «Identificare il problema e avere dati precisi è quasi impossibile.»

Spiega Armelle Le Bigot-Macaux:

«La prostituzione occasionale nei servizi igienici è in aumento. Psichiatri con cui lavoriamo hanno preso parte a numerosi casi».

Cita anche il caso dei lover boys, quei ragazzi che «”mettono a disposizione” degli amici la loro ragazza in cambio di pochi euro, di oggetti, come ad esempio gli smartphone. Un vero e proprio caso di sfruttamento che non giunge mai alle orecchie della polizia».

Altri tipi di prostituzione minorile sono rivolti agli adulti: ragazze che si fingono maggiorenni e pubblicano annunci sui social network, giovani donne che vendono il loro corpo in cambio dell’affitto o di un pasto. Pratiche contro cui è molto difficile combattere.
Per le associazioni, si deve rompere il tabù della prostituzione minorile e affrontare seriamente l’argomento, cominciando dall’aumento di consapevolezza, lamenta il presidente del ACPE:

«I professionisti dell’istruzione e del sociale, come le associazioni, non sono affatto consapevoli di questo problema. Allora come ci si può aspettare che questi comportamenti devianti vengano rilevati?»  «Per questo motivo abbiamo realizzato un video shock, pubblicato su Internet».

Quanto ai giovani, spesso scoprono troppo tardi gli effetti negativi di questo commercio, che hanno sottovalutato. «Uno dei motivi di questa incoscienza è una “desantuarizzazione del corpo” tipica dell’adolescenza. Il corpo non è più qualcosa di molto intimo, estremamente prezioso. E questo è stato enfatizzato dal libero accesso alla pornografia.

«Ormai fare sesso orale per pochi euro non è ritenuto grave.»

Afferma lo psichiatra infantile Martine Guyart, che continua:

«Gli atti di questo genere sono in aumento. Inoltre, alcuni bambini non si rendono nemmeno conto che ciò che fanno è sbagliato e vietato».

L’opinione diffusa tra i professionisti del settore è che poco sia stato fatto finora: «Pochissimi studi, alcune misure concrete, nessuna campagna di prevenzione…migliaia di bambini si prostituiscono, e non facciamo niente».

Prostitute per pagarsi un’istruzione

Già nel 2011 l’Huffington Post aveva esaminato approfonditamente il caso di studentesse universitarie disposte a vendersi a cosiddetti sugar daddies, uomini molto più vecchi e benestanti, per saldare i debiti dei prestiti e sostenere le spese per rette universitarie e altre tasse. Vengono chiamate sugar babies non a caso: si danno appuntamento con i clienti per fare sesso, e in cambio ricevono denaro. Giovani donne scelgono la strada della prostituzione con lo specifico scopo di pagare per la loro educazione.

Tra quelle presentate nell’inchiesta dell’Huffington Post c’è Taylor, nome d’arte di una studentessa di 22 anni all’Hunter College di New York, con una «chioma di capelli color caramello ad incorniciare il volto», «cresciuta nera e povera nel quartiere di South Bronx» e in cerca di un «accordo tra i 1.000 e i 3.000$ al mese» sul sito specializzato SeekingArrangement.com per sostenere le spese universitarie
Non tutte le sugar baby sarebbero pronte a riconoscere una verità così scomoda, ma alcune ne sono consapevoli:

«Se questa non è quella che viene chiamata prostituzione, non so cosa sia.»

Ha detto una di loro. Barb Brents, professore di sociologia all’Università del Nevada, ha dichiarato ad Huffington Post:

«Queste giovani universitarie non vedono se stesse come lavoratrici del sesso, ma spesso neanche quelle che praticano vera e propria prostituzione si vedono in questo modo».

Quali soluzioni alla prostituzione minorile?

Il quotidiano online riporta che fuori dagli Stati Uniti, diversi studiosi nel Regno Unito hanno recentemente esaminato il cambiamento dei modelli di comportamento sessuale tra gli studenti universitari in relazione all’aumentare dei debiti. I dati che emergono fanno temere che con l’aumentare dei costi per il college, sempre più studenti ricorreranno a lavori sessuali.

Risulta quindi evidente che rendere l’istruzione più accessibile economicamente aiuterebbe a ridurre la portata del fenomeno, così come chiamarlo con il suo nome è il primo importante passo per rompere il tabù e rendere la società consapevole delle dimensioni del problema.

Tags:le figaro,prostituzione

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