Venerdì 10 aprile Madrid ha accolto la prima manifestazione al mondo dove a scendere in piazza non sono stati cittadini in carne e ossa ma… i loro ologrammi.
La motivazione della protesta è infatti l’approvazione definitiva della rinominata“Ley mordaza”, ovvero legge bavaglio, che è stata votata dalla maggioranza al Parlamento spagnolo, rappresentata dal Partido Popular, nonostante il dissenso di tutte le opposizioni.
La manifestazione si è svolta fra le 21.30 e le 22.30 davanti al Palazzo del Congresso di Madrid, ed è consistita in una sfilata in piazza di un vero e proprio corteo formato da rappresentazioni tridimensionali umane, realizzate combinando immagini elaborate in studio con riprese e registrazioni arrivate da volontari di tutto il mondo, che hanno prestato volto e voce alla causa.
Una parte di questi migliaia di manifestanti “virtuali”, ovvero quelli rappresentanti i portavoce dell’iniziativa, è stata poi destinata alle interviste per rispondere alle domande dei giornalisti.
L’organizzazione della protesta è stata gestita dalla piattaforma online nosomosdelito.net, letteralmente “non siamo un delitto”, dove sono visibili video e foto della protesta e attraverso cui i volontari hanno potuto iscriversi, documentarsi e dare il proprio contributo. Il web annuncia inoltre altre grandi manifestazioni previste entro il mese di luglio, quando la ley mordaza entrerà in vigore a tutti gli effetti.
Il principale portavoce della protesta, Carlos Escano, spiega che quest’ultima è pura ironia, in quanto alla luce delle nuove disposizioni introdotte dalla legge, la libertà di associazione e di espressione potrebbe trovarsi in serio pericolo, a tal punto che gli ologrammi diverranno l’unica forma di dissenso consentita ai cittadini, come spiegato nel video di presentazione dell’organizzazione www.hologramasporlalibertad.org
Cos’è la “Ley Mordaza”
Queste nuove misure individuate dai manifestanti come “legge bavaglio”, si trovano all’interno di un disegno di legge più ampio chiamato “ley de seguridad ciudadana” che, a detta del primo ministro Mariano Rajoy, dovrebbe assicurare maggiore sicurezza ai cittadini spagnoli e garantire manifestazioni libere da atti vandalici e volti a ledere cose e persone.
Dopo cinque mesi di dibattito sulla legge, sono state individuate e distinte trasgressioni lievi, gravi e gravissime, prevedendo multe da 100 a 600 000 euro.
Fra le infrazioni “molto gravi” vi sono quella di organizzare manifestazioni spontanee, senza via comunicazione e approvazione, di manifestare in luoghi considerati offrenti servizi per la comunità, nonché di organizzare attività ricreative o spettacoli qualora l’autorità locale competente dovesse ritenerle per qualsiasi motivo non sicure.
Fanno parte di quelle “gravi” invece, il rifiuto di dissolvere la manifestazione, resistenza alle autorità, di identificarsi alle forze dell’ordine e non collaborare con esse, riprendere o fotografare le stesse quando non vi sia un’autorizzazione esplicita, organizzare riunioni in zone di transito pubblico, protestare davanti alla Camera, al Senato, alle istituzioni governative autonome.
Per quanto riguarda le lievi, fra le altre vige il divieto di scalare edifici e sono previste sanzioni per la rimozione di transenne e recinzioni di sicurezza, così come per chi occupi una zona considerata di transito pubblico.
Il deputato del PP, Conrado Escobar, ha definito la legge necessaria, in quanto renderà le manifestazioni libere dai “violenti”.
Tuttavia, oltre ovviamente all’opposizione, si scagliano contro la legge bavaglio anche Amnesty international e Greenpeace, mentre la Human Rights Watch e addirittura le Nazioni Unite hanno definito la legge una “violazione del diritto alla libertà, espressione e associazione pacifica”, intimando alla maggioranza di ritirarla e trovare una soluzione.
Un’altra normativa all’interno della legge che sta facendo discutere tutto il paese, è quella inerente ai rimpatri immediati degli immigrati lungo le zone di confine con il Marocco, le città di Ceuta e Melilla. Questa disposizione, conosciuta come “devoluciòn caliente”, non sarebbe consentita ed è stata proibita fino ad oggi, in quanto un migrante arrivato in suolo spagnolo ha diritto a ricevere soccorso e una prima assistenza.
Il Governo, tuttavia, giustifica il provvedimento del rimpatrio immediato qualora avvenga lungo il cordone di controlli di frontiera, evidentemente non considerato propriamente ancora territorio spagnolo.
L’opposizione ritiene la legge incompatibile con i le normative e i trattati internazionali che anche la Spagna ha firmato, ma il ministro degli interni ha difeso la disposizione dichiarando, sarcasticamente, di accettare suggerimenti sul dove e come poter aiutare i migranti.
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Da dove arriva la legge
Il 23 dicembre 2011 il leader del Partito Popolare di centro-destra Mariano Rajoy diviene primo ministro, presentando un programma di riforme molto discusso, che ha raggiunto il culmine delle polemiche nel febbraio 2012, con l’approvazione della “reforma laboral”, ossia la riforma del lavoro. Quest’ultima, attraverso modifiche su modalità di licenziamento, indennizzi, flessibilità orarie dei lavoratori e contratti temporanei, ha scatenato reazioni di contrasto fra il maggior partito d’opposizione, il PSOE (Partito socialista) e i sindacati, che organizzarono uno sciopero generale nella giornata del 29 marzo, il sesto nella storia della democrazia spagnola.
Nel corso del biennio 2012-2013 si sono susseguite innumerevoli proteste pacifiche in tutto il paese, organizzate per lo più sul web da cittadini facenti parte del movimento de “los indignados”, gli indignati. Il Governo ha definito le proteste intorno al Parlamento un “tentativo di colpo di stato” e lo stesso Rajoy, in visita a New York nel settembre 2012 avrebbe affermato di ammirare quella “parte del popolo spagnolo che invece non è sceso in piazza”, ossia la maggioranza silenziosa che continua a lavorare dimostrandosi con maturità all’altezza della grave situazione.
Nel frattempo vengono stanziate nuove impopolari riforme, le manifestazioni continuano, e all’inizio del 2014 viene proposto un disegno di legge sulla sicurezza cittadina, la cosiddetta “ley de seguridad ciudadana”, duramente contestata dalla giurisdizione spagnola, che ritiene la legge incostituzionale in vari punti oltre che, alla luce di varie detenzioni ed episodi violenti, troppo permissiva nei confronti del potere autonomo delle forze dell’ordine sui manifestanti.
Tuttavia, il 10 luglio dello stesso anno la legge viene approvata dal Consiglio dei Ministri.
Nel dicembre 2014 viene coniato il termine “ley mordaza” e le proteste si organizzano meglio, dando vita alla piattaforma “no somos delito”, allo scopo di continuare a manifestare il pieno dissenso contro la legge bavaglio.
Oggi, forse casualmente o forse no, a poche ore dalle annunciate iniziative globali di disaccordo contro il TTIP (Trade Trasatlantic International Partnership), la Spagna si trova a doversi confrontare con la nuova legge sulla sicurezza cittadina accompagnata da una riforma del codice penale, vedendosi così costretta ad aguzzare ingegno e originalità per sperimentare nuove forme di protesta “alternativa”.
In un mondo contraddittorio, sempre più connesso, ma non per questo necessariamente sempre più libero, e dove la tecnologia da un lato ci unisce, mentre dall’altro ci aliena, sorge una domanda:
che siano i fantasmi la nuova forma di resistenza passiva?