La protesta raggiunge la Spagna, e l'Italia
Creato il 19 maggio 2011 da Jitsumu
Anche in Spagna da qualche giorno sta montando la protesta di migliaia di cittadini. Protesta che anche stavolta si organizza in rete. Il movimento che sta riempiendo le piazze si chiama 15-M, dal giorno della prima manifestazione convocata per il 15 maggio scorso attraverso Internet da Democracia Real Ya, un'organizzazione che raccoglie centinaia di associazioni e realtà spagnole. Dopo la giornata del 15 maggio, in cui oltre 130 mila persone sono scese in piazza in 60 città del paese per esigere “un’uscita sociale dalla crisi capitalista” e in cui più di 40mila persone hanno animato le strade di Madrid, i cittadini spagnoli, in particolare i giovani, sono tornati in piazza e da alcuni giorni occupano pacificamente la Puerta del Sol di Madrid, dove si sono accampati e organizzati per passare la notte. I media italiani stanno minimizzando molto la cosa, soprattutto perché il trinomio giovani-protesta-internet pare che venga passato sotto silenzio se la localizzazione geografica della notizia è troppo vicina. “Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri!”, “Questa crisi non la paghiamo!”, “Basta corruzione, passiamo all’azione!” e “Senza casa, senza lavoro, senza pensione, senza PAURA!”. Questi gli slogan del movimento. Voci univoche di un soggetto politico multiforme, il cui obiettivo comune sta nella critica e nell’opposizione al capitalismo e ai suoi effetti devastanti su individui e territori, così come nella denuncia della corruzione politica e nella difesa dei diritti sociali. Una protesta democratica e pacifica di migliaia di donne e uomini disoccupati, precari, lavoratori e studenti. Un movimento che vuole contrapporsi ai modelli corrotti della classe politica e finanziaria al potere: speculatrice, totalmente cieca rispetto ai bisogni reali della popolazione e alle istanze sociali di casa, lavoro, cultura, salute, educazione. Tutte le rivoluzioni cominciano perché una parte della società civile non si sente rappresentata e cerca, uscendo allo scoperto, di prendersi quei diritti che non ha mai avuto o, come in questo caso, che gli sono stati pian piano negati. La parte della società che oggi protesta è anche il futuro della società. Il futuro del mondo. Protesta perché non vede davanti a se la speranza, la fiducia, non vede neanche la possibilità di una speranza e di una fiducia. Ieri sera ad “Exit” un giovane sostenitore del candidato sindaco di Milano Giuliano Pisapia, intervenendo in collegamento, parlava della precarietà dell’esistenza cui sono ridotti gli under 40 in Italia. Il respiro del suo intervento era ampio e Vittorio Feltri, presente in trasmissione, con veemenza gli ha giustamente replicato che parlare di argomenti come la precarietà e la disoccupazione giovanile non ha niente a che vedere con un sindaco che, come sostiene il direttore di Libero, deve occuparsi di sostituire le lampadine nelle strade. Non ci si vuole rendere conto che, anche a causa dell’estrema politicizzazione del voto amministrativo cercata e voluta da Berlusconi, il voto dei milanesi è per forza di cose divenuto innanzitutto un voto politico, un segnale del fatto che anche in Italia c’e’ questa società civile che sente il desiderio e la volontà di rimboccarsi le maniche e affrontare il futuro inquietante che vede dinnanzi a sè. Anche in Italia c’e’ la volontà tra i cittadini di cambiare finalmente le cose. È stata proprio l’estrema politicizzazione della campagna elettorale voluta da Berlusconi a innescare nel voto di Milano e del resto d’Italia una indicazione politica precisa. La chiusura ad una politica che non ha in considerazione i bisogni reali e sociali della gente, che è corrotta e autoreferenziale. E non si può pretendere che si parli di temi nazionali o locali secondo convenienza.
By Jitsu Mu
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