In un tempo di crisi che pare non conoscere sosta, si vanno susseguendo una lunghissima serie di termini che sembrano essere uno più cupo e scuro dell'altro: spread, stagnazione, recessione, deflazione, disoccupazione. Solo per citarne alcuni.
Ciascuna di queste parole viene vissuta, ( pur)troppo spesso da chi la ascolta, come risorse economiche ( presenti e future) che, dal proprio portafogli, vengono traslate in un buco nero che sembra non lasciare spazio alcuno a possibilità di ripresa alcuna.
Al netto di queste perdite, però, viene troppo spesso ( anche volutamente) evasa una domanda chiave da porsi, nell'affrontare una tematica tanto complessa come quella caratteristica di questo momento storico: il perpetuarsi di questo stallo è riconducibile per quanta parte a colpe anche nostre?
Immaginando di osservarci con la giusta dose di autocritica, possiamo dirci veramente esenti da alcun difetto e/o difetto per l'attuale momento socio-economico? Non è questione di fare speculazione su percentuali per trovare chi abbia concorso maggiormente al concretizzarsi di questa infinita serie di peggioramenti, bensì pare il momento di agire con sane consapevolezze per capire quel poco che ( come cittadini) sia possibile fare per migliorare lo status quo. La realtà moderna è completamente svincolata dalle nostre volontà?
Quanta influenza possiamo avere nei confronti del mondo esterno, andando ad incidere anche inconsapevolmente su dinamiche ( solo apparentemente?) molto più grandi ed incontrollabili di noi? E' da queste prime domande che è possibile partire con adeguate ma pe( n)santi riflessioni, similmente a quanto richiamato nell'opera " La psicoeconomia di Charlie Brown - Strategie per una società più felice", scritto da Matteo Motterlini e pubblicato da Rizzoli Editore. Il filone tanto comunicativo quanto costruttivo per il presente libro si costruisce mediante la presa di consapevolezza di quali siano le ormai inevitabili condizioni attuali, a seguito di un quasi-decennio che ha ormai sconvolto economie e radicalizzato disparità sociali:
"[...] Nessuno vorrebbe essere stressato, inefficiente e con i conti in rosso.
Ma spesso lo siamo: come individui e come Paese. Lo dimostrano la recente crisi e la persistente difficoltà dei Governi a farci 'fare la cosa giusta': inquinare meno, pagare le tasse, andare alle urne, bere con moderazione...
Perché siamo così difficili da governare? Perché si parte dal presupposto che siamo esseri economicamente razionali. Peccato non sia così, come rivelano numerosi esperimenti sul campo e le immagini del cervello in azione. [...]"
Esistono e/o possono essere costruiti meccanismi particolari per provare a controllare/scoprire/regolare/ [...] i comportamenti umani in tempo di crisi e/o di crescita? Quanto siamo consapevoli delle informazioni che quotidianamente diamo " in pasto" alla realtà esterna, magari senza neppure accorgercene?
"[...] se non siamo razionali, dovremmo prenderne atto. Noi come singoli, ma soprattutto la politica e le istituzioni: economia, finanza e policy making.
Abbiamo bisogno di ricondurre al mondo reale i modelli economici dei manuali su cui abbiamo costruito le fondamenta di un sistema di vita, laoro e commercio che sta collassando. Solo così potremo trovare nuovi strumenti per risolvere i problemi anzichè complicarli.
I nostri Governi hanno perso abbastanza tempo con le ideologie e i luoghi comuni sugli italiani.
Se smettessero di presumere che sanno cosa stanno facendo, e cominciassero a verificare l'efficacia di quello che presumono, potremo tutti iniziare a usare la nostra irrazionalità per il nostro bene. E' quella che si va definendo come la teoria [...] del nudge, la 'spinta gentile' per migliorare le nostre decisioni, il comportamento sociale e la convivenza. [...] Le crisi economiche sono 'crisi' in un senso più ampio di quello finanziario.
Ma per lo stesso motivo i meccanismi che muovono le nostre decisioni in questo campo sono strumenti potentissimi per intervenire su problemi molto più vasti dell'andamento degli indici di Borsa, del PIL e del debito pubblico: problemi che da sempre si pongono i Governi e i popoli. [...]"
Emerge quindi sempre più necessaria l'impellenza di riferirsi in maniera preponderante allo studio delle dinamiche che interessano davvero le persone, studiando veramente a fondo il 'mondo reale' ed eliminando qualsivoglia forma di slogan e/o verità dimensionata ad hoc per eludere spiegazioni complicate e/o scomode. Non è più il tempo di vendere fumo come se fosse soluzione ad un problema di incendio, dunque.
Serve fare un salto di qualità, indagando a fondo attraverso le dinamiche che ( pro)muovono i popoli. I popoli e le persone, quotidianamente.
Nell'opera di 'modellazione' della società da analizzare, buona parte dello sforzo di sintesi può essere affidata ai Peanuts, quell'immensa opera che C.M.Schulz ha consegnato al mondo intero in eredità alla fine di una vita straordinaria.
Vita che, per lui in prima persona, ha avuto termine con quella del fumettista: fu lui infatti a morire poco dopo aver dichiarato definitivamente conclusa una fra le esperienze di fumetto filosofico dall'impatto più profondo e devastante che mai potessero essere scritte da mente umana e, per questo, inevitabilmente limitata. E' proprio nello studio di quelle che Umberto Eco definì personcine che trova coronamento l'analisi intrapresa nel presente testo. Dietro a molte delle vignette e alla loro apparente semplicità, infatti, si nascondono concetti che come dardi infuocati riescono a fare breccia nella consapevolezza del lettore contemporaneamente aperto e critico.
Fu lo stesso Eco, infatti, a descrivere Charlie Brown & Co. come prodotto di una mano che era riuscita a mettere su carta le tensioni e le nevrosi di una popolazione intera durante una lunghissima fase storica:
"[...] Schulz scrive e disegna in un' America che ha conosciuto Freud e riconosce le proprie nevrosi [...]. Ma ti dice com' è l' alba, non com' è il presidente.' Non è la contestazione a entrare dentro Charlie Brown, ma il contrario: 'L' America della contestazione esce da Charlie Brown.' [...]"
(Fonte: " Eco celebra i Peanuts - sono meglio di Salinger", La Repubblica - 25/3/2010)
E' proprio attraverso i molti esempi a disposizione che l'autore trova un filo logico per far capire quanto sia possibile progettare ( o resettare, dipende dai punti di vista e di vita) una società tremendamente devastata come quella italiana ( ma non solo).
La scelta più importante da compiere è ( e deve essere, le vie di fuga sono sempre più residuali) quella di abbinare contesti apparentemente lontanissimi fra di loro, ricercando nuove forme per materializzare rinnovate convergenze con cui ( ri)definire nuove regole.
Se il mondo è complicato e franoso/franato, ad ogni crisi deve corrispondere un'opportunità di cambiamento o quantomeno di consapevolezza:
"[...] Siamo personaggi da fumetto e non casi da manuale? Non c'è niente di male.
Anzi, [...] è un presupposto che apre a strategie utili e ad applicazioni sorprendenti. La psicoeconomia di Charlie Brown non è uno schema filosofico, né tantomeno una coperta di Linus, afferrata per confortare lo specialista in un mondo che tanto non funziona e mai funzionerà.
E' la proposta di un approccio concreto per cambiare in meglio i comportamenti che influenzano il benessere di tutti. [...]"
E psico-economia sia, dunque. Con l'aiuto di coloro che ancora oggi cercano ( tramite Lucy) di vendere Psychiatric help alla modica cifra di 5 cents.
Al netto di punti di vista, è dall'intersezione di discipline solo apparentemente lontane fra loro che è possibile ricavare soluzioni o quantomeno strumenti innovativi per ' progettare' tutto ( o parte) il ( o del) mondo circostante. Leggendo e/o scoprendo che, magari, non siamo poi così insondabili/ingovernabili/non strumentalizzabili/ [...] come potrebbe apparire a prima vista. O anche dopo un esame approfondito. Le consapevolezze da maturare, alla fine della lettura e della scoperta, dovrebbero essere articolabili su due piani differenti; il primo riguarda, inevitabilmente, quelli che hanno oneri ed onori nel potersi definire come ' classe dirigente'.
Senza strumentalizzazioni, slogan e/o mistificazioni:
"[...] una proposta praticabile in tre semplici passi.
Il primo è creare un ambiente di scelta più ecologico e salutare: bollette e contratti più trasparenti, termostati più intelligenti, mense scolastiche più sane, informazioni più accessibili. E' la rivoluzione del nudge [...]. Il secondo riguarda la politica, che dovrebbe abbandonare i provvedimenti dettati dall'improvvisazione e dall'ideologia per basarsi sull'evidenza dei dati.
Il terzo dipende da noi, perché le 'regole di Charlie Brown' valgono per tutti nelle decisioni di ogni giorno. [...]"
Il terzo passo coincide anche con il secondo piano di analisi e definizione del reale, a cui l'uomo deve attenersi nella maniera più stretta possibile. A patto, però, di concorrere verso la necessità di mettersi in discussione. Anche pesantemente.
"[...] Con la leggerezza delle loro strisce, i Peanuts mostrano che non è possibile affrontare seriamente le questioni della vita se non si è disposti a giocare. Lo stesso vale per l'ecnomia: se vuole sensatamente avere a che fare con noi, deve mettersi in goco sperimentando con la psicologia almeno quanto con la matematica. Non sono solo i tristi calcoli tecnici su inflazione, tassi d'interesse, debito pubblico e disoccupazione che chiediamo alla nuova scienza economica. Ma un metodo analitico per spiegare i fenomeni che ci circondano, a partire [...] dai meccanismi cognitivi che si celano dietro i comportamenti che osserviamo. Per descrivere non il mondo che vorremmo, ma il mondo come è. Molti di noi infatti vorrebbero cambiarlo, ma per riuscirci bisogna prima comprenderlo. [...]"
Senza comprensione non può esserci cambiamento, di nessun tipo possibile. E positivo.