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La psicoterapia sistemico-relazionale e il Milan Approach

Da Psychomer
by Matteo Radavelli on giugno 13, 2011

La psicoterapia sistemico-relazionale è principalmente utilizzata nei servizi di salute pubblica, nella psichiatria, nella neuropsichiatria infantile, nel trattamento delle tossicodipendenze, in ambito di divorzio e separazione ed ultimamente anche nell’affrontare i problemi scolastici. Può essere applicata  a livello familiare, di coppia e individuale.

Uno dei concetti cardine di questo approccio è quello di “paziente designato“, questo sta ad indicare il portatore del sintomo, che tramite ad esso manifesta la disfunzione famigliare. E’ la famiglia stessa ad individuarlo. Proviamo a pensare ad esempio a qui bambini o ragazzi che, posti al’interno di un conflitto familiare importante, come la separazione o il divorzio, accusano un blocco evolutivo.

LE BASI TEORICHE

I principali punti di partenza della terapia sistemico-relazionale sono da ricondurre alle ricerche sulla cominicazione (anni ’70) condotte dalla scuola di Palo Alto. Uno dei suoi principali esponenti, Watzlawick, teorizza infatti che “ogni sintomo è una forma di comunicazione”, sollevandolo dalla connotazione negativa spesso attribuitagli.

In linea con questo anche Baetson sostine che “il sintomo è una risposta sana ad un contesto di comunicazione insano”, da cui dopo svilupperà il concetto di “doppio legame”.

Perchè il temine “sistemica”?

Perchè si rifà alla teoria dei sistemi, nella quale viene descritto che il tutto è più alla somma delle semplici parti. Questo valore aggiunto è dovuto all’organizzazione interna del sistema stesso, la cui integrazione permette un funzionamento più elevato. E’ da qui che l’attenzione non va più rivolta ai singoli elementi costituenti il sistema, ma alle relazioni che intercorrono tra essi.

Il passo successivo dello sviluppo della teoria avviene con la cibernetica: la scienza delle analogie e dei processi riguardanti la comunicazione ed il controllo nell’animale e nella macchia.

La prima cibernetica (morfostatica): Il sistema tende all’omeostasi (equilibrio) ed a regolare i suoi stati di disordine. Il sintomo è quindi prodotto in modo da mettere in atto un comportmento che non muti l’equilibrio del sistema.

La seconda cibernetica (morfodinamica): parla di feedback positivo; qualsiasi stimolo in grado di generare cambiamento e perdita di equilibrio.

La cibernetica si secondo ordine: parte dalle teorizzazioni di Maturana e Varela, secondo i quali i sistemi biologici sono autopoietici (si autorganizzano ed autoalimentano). Il concetto fondamentale, da cui è poi nato il costruttivismo è: più un sistema è complesso e più sarà sensibile agli eventi interni ad esso rispetto a quelli esterni.

In quest’ottica la realtà è una costruzione e pertanto quando abbiamo a che fare con un sistema non è importante quanto lo conosciamo, ma come lo osserviamo e partecipiamo attivamente (da osservatori) alla sua costruzione.

IL MILAN APPROACH

Tra i principlai esponenti di questo approccio, chiaramente milanese, troviamo Selvini-Palazzoli, Boscolo, Cecchin e Prata.

Questo approccio, si basa sulla cosidetta “connotazione positiva“, cioè sulla valutazione positiva del comportamento sintomatico solitamente visto dai terapeuti con accezione negativa. Questo permette di mettere in atto ciò che viene chiamato “paradosso pragmatico“, ossia l’effetto positivo generato dall’approvare i comportamenti che la famiglia mette in atto.

Secondo gli autori quindi, all’interno della pratica psicoterapeutica deve essere presente la neutralità (non schierarsi a favore di un singolo), la circolarità (in modo da generare feedback positivi) e l’ipotizzazione (usata per cercare di spiegare il significato dei comportamenti, ma ben diversa dall’interpretazione “classica”).

Con gli anni gli autori hanno preso strade diverse. Quella che personalemente mi affasciana di più è stata intrapresa da Boscolo e Cecchin. I due si concentrarono sull’osservazione dei sistemi terapeutici, cioè l’interazione dei terapeuti con la famiglia.

Questo li portò ad individuare il linguaggio non  solo come un mezzo per comunicare, ma come qualcosa utilizzabile per costruire la realtà. Boscolo si concentrò sull’importanza delle emozioni e degli affetti nella generazione del cambiamento, sia dal lato del paziente che da quello del terapeuta; mentre Cecchin sulla sostituzione del concetto di neutralità con quelli di curiosità, creatività ed irriverenza.

Per un più approfondito studio del milan approach posto di seguito i link delle scuole di psicoterapia istituite dai diversi autori.

- Boscolo, Cecchin

- Selvini-Palazzoli

- Ugazio


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