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La pubblicità dal volto umano

Creato il 06 giugno 2011 da Giorgiofontana

La pubblicità dal volto umanoChe la pubblicità offline stia pagando un troppo lungo periodo di scarse idee e di saturante noia verso di essa da parte dei suoi bersagli è un fatto conclamato e non aggiungo nulla su questo.
Che qualcosa stia muovendosi in alternativa è anch’esso un fatto oggettivo. Il luogo dove la pubblicità ha un trend positivo è Internet.
Nel web ci sono sostanzialmente due vecchi sistemi ad uso del messaggio pubblicitaria.
Il più obsoleto è il banner, la cui utilità è sempre di più messa in discussione e sempre meno appetibile e performante specialmente dopo l’utilizzo in massa di pop-up che obbligano il navigatore a consumare un annuncio.
Le sue varie declinazioni sono sostanzialmente  sempre quelle che utilizzano lo spazio ed il tempo della navigazione per proporre un messaggio mai cercato dall’utente. Per cui può essere uno spot all’interno di un video piuttosto che un ‘link impertinente’, nel senso che non ha quasi mai nulla di pertinente con l’argomento ed il testo.
L’altro sistema, che in verità è ancora molto efficacie, è quello della sponsorizzazione dei risultati di ricerca nelle pagine di Google.
Quest’ultimo si avvicina molto ad una personalizzazione ed alla filosofia del servizio all’utente, in quanto spesso aggiunge suggerimenti ai risultati, mentre gli utenti sanno che queste sono proposte commerciali finalizzate alla soddisfazione di un esigenza puntuale e il loro click è sempre consapevole.
L’efficacia di una conversione positiva nella landing page, in questo senso, è ragionevolmente interessante.
Le forme pubblicitarie legate alle tecniche SEM sono quelle più utilizzate per la vendita diretta di prodotti tramite commercio elettronico o la sottoscrizione di servizi tramite moduli d’ordine o richieste di informazioni commerciali. In questo senso la pubblicità promuove un’azione sfruttando l’interattività del mezzo.
Quando invece si deve parlare di brand awareness e brand equity il discorso cambia e diventa molto più social.
In questo caso le dinamiche devono essere il meno invasive e le più raffinate possibili.
Allora i social media cominciano a definire le proprie caratteristiche come grandi potenzialità per l’advertising.
Sempre meglio si definiscono i modelli di business di grandi player come Facebook, Twitter e di potenziali grandi performer come Foursquare.
Facebook promuove Facebook Sponsored Stories mentre Twitter le sue promoted Tweets, Promoted Accounts e Promoted Trends.

I loro modelli non sono quelli di contenitori di adv tradizionale ed obsoleta ma di carrier del brand e dell’emozione sociale del marchio, il rito dell’appartenenza, del gruppo tribale, dell’ammiccamento interpersonale, in altri termini di un Promotainement futuribile o advertainement.
I segnali tangibili ci sono tutti, giocare con il marchio piace ed è cool, permette di autodefinirsi come quando si passeggia nella mainstreet con le griffe addosso, qualsiasi essa sia.
Testimoniare una passione è molto più piacevole che non subire un popup ed è estremamente virale perchè ciascuno nella sua esposizione autentica è la migliore pubblicità per un prodotto o marchio.
Nei social network  diventa una pubblicità dal volto umano, gentile e accettabile, come se fosse la mamma, lo zio o la sorella maggiore che redigono la lista della spesa senza se e senza ma, veri banner monolitici e rassicuranti.


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