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La Puglia allo specchio – Nel momento del bisogno

Creato il 24 agosto 2013 da Sulromanzo
Autore: Leonardo PalmisanoSab, 24/08/2013 - 11:30

Bari, usuraForse, un mattino, andando per il cuore di Carrassi, può capitare, com’è capitato a me, di aspettare un uomo su una panchina della Chiesa Russa. Un quarantacinquenne alto, curato, mocassini di camoscio blu, un pantalone a sigaretta, una camicia aperta e un foulard. Il prototipo del gentleman o del gigolò: dorato, non abbronzato, con la chiave di una Audi che rotea come un rosario tra le dita. Chi direbbe che questo è uno strozzato? Uno strozzato dal vizio? L’ho trovato incespicando nelle grinze degli habitué delle belle serate in discoteca nel Salento.

– Sto lavorando sull’usura nel quartiere, ho detto a un mio amico, e lui, che ”conosce”, mi ha passato questo contatto, assieme ad altri.
Lo chiamerò Gianni, per convenienza.

– Sai, comincia, io faccio una vita dispendiosa. Non voglio farmi mancare niente. Col lavoro che faccio.
– Che lavoro fai?
– Impiegato in una ditta di elettrodomestici, ma la ditta non è proprio legale, non so se mi spiego.
– E c’hai un’auto grossa.
Sorride: – C’ho anche una moto e un attico.
– E come fai, con queste spese?
Gianni inspira e sorride. Negli occhi un luccichio di vergogna, forse il senso di colpa.

– Mi arrangio, ma non faccio un secondo lavoro. Solo che ogni tanto gioco a carte con degli amici del quartiere… Quelli che mo stanno in guerra, vicini a quelli [i Caracciolese e i Diomede, NdR].
Un’abitudine barese, questa del gioco delle carte, che ritrovo sempre più spesso tra questi uomini che sperano nell’astuzia del grande colpo, superata ormai l’età per far soldi soltanto con l’ingegno.

– Ma non sempre vinci.
– Ma quando vinco…
– E quando perdi?
Questa volta, il sospiro è più profondo. Un colombo si è venuto a posare vicino ai nostri piedi. Gianni lo caccia via con una battito di mani.

– Chiedo dei soldi a delle persone. Lo faccio da un po’ di anni.
– Persone? Banche?
– No, le banche no!, esclama, Quelle non mi prestano più niente. Non hai idea… quante volte mi hanno protestato.
E non ho difficoltà a crederci.

– Io vado qua vicino, in via Isonzo, conosco delle persone che mi portano da uno che presta soldi. Loro sanno che prima o poi li restituirò.

– Tanti soldi?
– Non tanti.

Lo sapevo. Gianni è uno di quei consumatori incalliti che non si adegua alla crisi e al suo status effettivo. È uno che vive nettamente al di sopra delle sue possibilità perché in overdose di aspettative.

– Adesso mi godo i week end. Me ne vado giù, a Gallipoli, con gli amici. Fittiamo una villa e passiamo la notte a ballare. Quello che viene viene.
Allibisco perché fino ad ora mi era capitato di incontrare dei consumatori di droga, indebitati, o dei padri di famiglia strozzati per fare la spesa, ma mai un frequentatore di locali.

– Fammi capire, tu ti indebiti per andare a ballare?
Annuisce.
– Non prendo molti soldi. Seicento euro a fine settimana.
– Che per un mese fa quasi tremila euro, replico.
– Ma facciamo a turno. Io sono l’unico che non ha molti soldi. I miei amici alzano cinquemila euro al mese, obietta.
– E come fanno, di questi tempi?
– C’hanno dei negozi, e uno vende il pesce.
Esercenti, categorie da sempre assurte agli onori delle cronache per fatti di evasione o di usura.

– Allora, tu chiedi mille euro al mese?
– Più o meno duemila, poi il mese dopo…
Qui Gianni si ferma. Deve avere una matassa irrisolta di pensieri nella testa, e un grumo di desolazione nel cuore. Il sole, di sbieco, filtra tra le foglie acuminate dei pini del giardino. Se non fossimo frastornati dal caos di Corso Sicilia, potremmo dire di essere in una pineta vicino al mare del Salento. Come tutti gli strozzati che sto incontrando, arriva un momento che cominciano a fare il conto di quanto devono restituire. Gianni mi confessa che in un anno ha preso ventimila euro che sono diventati quarantacinquemila. Non sa quando, né come potrà restituirli.

– Dovrò aspettare che muoiano i miei, e già so che dovrò vendere la loro casa.
– Ma perché?, protesto.
– Perché io vivo così. Mi è sempre piaciuto vivere così. Non so che altro fare. La vita è questo, no?
Vorrei obiettare che la vita è altro, nettamente altro, ma mi limito a fare spallucce, mentre lui continua.

– Andiamo a Gallipoli e lì troviamo delle ragazze. A noi piace. Siamo tutti single. E chi si sposa più? Sei scemo, se ti sposi. Il matrimonio, i figli… Una spesa!
– Anche i vostri week end sono una spesa.
– Ma è a fin di bene.
Di nuovo, ancora una volta di fronte a un ribaltamento del peso delle cose. Questo è quello che trovo in giro per strozzati di questo genere.

– Poi andiamo al mare, ma il pomeriggio, perché la mattina si dorme. Siamo sfatti.
– Lo immagino!, esclamo.
Mi confessa che lui non ha difficoltà a firmare carte per lo strozzino, perché quello conosce la situazione patrimoniale dei genitori. Sono una garanzia.

– Ma questo strozzino…
– Non so a chi appartiene. Qualcuno dice a Savinuccio, ma io non posso chiedere. Mi tengono per i coglioni.
Lo capisco, in fondo lui è un cliente di quella grande cassaforte che è il sistema usuraio barese.

– Il prossimo week end?, gli domando.
– Pensiamo di andare sull’Adriatico o a Ginosa Marina. Ci piace.
– E prenderai dei soldi?
– Li ho già presi, se è per questo. Ma solo per stare sicuro.
Se non fossimo nel 2013, direi di essere ripiombato in una situazione anni Ottanta. E direi che Gianni è come quel mio amico che alle medie alla Parini voleva una Ferrari e ora fortunatamente fa il muratore, e almeno onestamente lavora.

– E droga, ne prendete?
Qui Gianni si ferma, mi guarda e sorride. Non dice altro. Anche lui, come troppi, nel sistema delle Tre D: Denaro, Donne e Droga. Prima di salutarci, gli domando chi lo ha messo in contatto con lo strozzino.
– Il titolare del mio negozio… È un amico.

E già, perché gli amici, quelli veri, sono sempre presenti nel momento del bisogno.

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