In questi giorni mi chiedevo cosa e come è cambiato il mio approccio alla pratica in questo periodo e qual è in questo momento l’obiettivo della mia ricerca. Dopo un aver passato un po’ di tempo a praticare solo per il gusto di farlo l’approccio alla pratica è cambiato, riempiendosi di sfumature via via più ricche e arricchenti.
Il mio modo di fare Budo è mutato dall’iniziale pratica fine a se stessa… giungendo a una vera e propria ricerca del sé, in un momento di profonda introspezione in cui ogni taisabaki o ogni fendente di spada ha un preciso significato. Ogni gesto, ogni movimento ha una precisa connotazione che va al di là del gesto in sé ma che si inserisce in un organico ecosistema di azioni e riflessioni, tendendo alla ricerca di un miglioramento del proprio essere.
Miglioramento che, essendo continuo, non avrà mai fine.
Quando penso di essere arrivato alla conclusione o a un punto fermo, ecco che qualcosa – una domanda o un’osservazione dei miei kohai/sensei/compagni – mi costringe a spostare in là l’asticella e a dover inseguire ancora una volta la meta. Eppure un obiettivo me lo sono posto. Un obiettivo da raggiungere nel tempo che sarà necessario. Obiettivo che sto cercando di raggiungere sia in aikido che nell’ikebana e soprattutto nello iaido.
Proprio qui si esprime il massimo della mia ricerca attuale: la semplicità d’animo e la purezza di spirito. Lo iaido è l’arte dell’estrazione del katana. In un duello tra samurai condizione necessaria per vincere era estrarre per primo la spada. Ma non era sufficente. Bisognava anche colpire al primo colpo con precisione millimetrica. Ma per farlo oltre a estrema competenza tecnica era necessario avere una mente serena, limpida e scevra da qualsiasi limitazione o blocco mentale. La cosiddetta “no mente” descritta in maniera eccelsa nel film “L’ultimo samurai”: è proprio lo svuotare la mente l’obiettivo del mio percorso di pratica. Lasciare il corpo libero di agire per ciò che ha imparato, in automatico senza doverci pensare, con la semplicità con cui muoviamo un braccio per alzare un bicchiere.
La mente è un prezioso alleato ma al contempo se non sappiamo gestirla e incanalarla nei suoi giusti spazo diventa un limite. La morale, le nostre paure, le regole imposte, convinzioni personali più o meno veritiere, apparenze più o meno vere da mantenere… tutte sovrastrutture inutili che ci appesantiscono e impediscono di elaborare con rapidità le situazioni e trovare velocemente soluzioni efficaci e di esprimere noi stessi al meglio. Ci impediscono di esprimere al massimo il nostro talento, la nostra vera natura, il nostro vero io in quanto lo seppelliamo sotto una catasta di pensieri e logiche bloccanti. Io voglio essere al contrario: pura fiamma che semplicemente brucia e nulla più. La fiamma non ha limitazioni non ha inutili orpelli ad appesantirla. Semplicemente brucia e si trasforma in un indomabile incendio. Voglio che la mia anima bruci di pura fiamma fino ad estinguersi al massimo delle sue potenzialità.
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