La sceneggiatura ideata da Luttazzi descrive una figura che appartiene ormai all’immaginario comune e tristemente nota anche nella vita reale: l’arricchito per destino senza reali meriti, che per i propri bisogni non esista a calpestare qualsiasi cosa e persona. Il libro, pur presentando un’istantanea veritiera dell’Italia odierna e introducendo un protagonista decisamente ben caratterizzato, > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="229" width="240" alt="La Quarta Necessità: genesi e formazione del mostro italiano >> LoSpazioBianco" class="alignleft wp-image-50597" />funziona a singhiozzo. La trama il più delle volte sembra un lungo susseguirsi di sketch slegati tra di loro e senza un reale filo conduttore.
Pur essendo un fan del mondo del fumetto (è stato il primo traduttore di Daniel Clowes), Luttazzi tradisce tutta la sua inesperienza con questo mezzo, non dando mai una reale coesione alla narrazione. Oltretutto, anche scendendo a patti con la comicità senza sconti dell’autore, condita da bestemmie, riferimenti e ipotesi su scandali politici reali e di un gran numero di scene di sesso esplicito (il volume è venduto sigillato, ma stranamente non è per soli adulti), raramente si riesce a ridere di gusto. Da sottolineare la scelta dello scrittore di mostrare innumerevoli scene di penetrazioni anali, quasi a voler dimostrare che “il sistema” senta il bisogno (la necessità?) di mettercelo “in quel posto” come simbolo di prevaricazione.
Ottima, invece, la prova grafica di Massimo Giacon che, dopo due anni di duro lavoro, è riuscito a realizzare a un grande affresco corale animato da figure grottesche ma dolorosamente vere. Il suo tratto sembra diventato più pulito, più leggibile e sintetico rispetto alle precedenti prove, con una riuscita interpretazione dell’odioso protagonista. Bella anche la colorazione che vira dai toni seppiati delle prime pagine a quelli accesi e vivi della seconda parte.
Giacon e Luttazzi sembrano voler rendere omaggio alla commedia italiana degli anni ’60/’70, quella caustica e aggressiva di Alberto Sordi, Tognazzi e Gassman. Le figure de “La Quarta Necessità” ricordano quelle di film come “Il Medico Della Mutua”, “I Mostri” e tutto quel filone che raccontava, facendo sorridere amaramente, i difetti del popolo italiano. Non a caso una delle illustrazioni più belle è una doppia pagina che ritrae Walter Farolfi a una festa, dove tra gli invitati possiamo riconoscere i sopracitati attori e altri vip dell’epoca.
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In definitiva, “La Quarta Necessità” risulta una prova non completamente riuscita.
Se dal lato grafico siamo su ottimi livelli, non possiamo dire altrettanto del lato narrativo che, pur dando una visione sagace di parte della società italiana, non riesce a essere totalmente incisivo come vorrebbe.
Abbiamo parlato di:
La Quarta Necessità
Daniele Luttazzi, Massimo Giacon
Rizzoli Lizard, 2011
128pagine, brossurato, colori – € 17,00
ISBN: 9788817053471
Intervista a Massimo Giacon
Massimo Giacon nasce a Padova nel 1961. Dal 1980 si divide tra le attività di fumettista, illustratore, designer, artista e musicista. Ha collaborato con le principali riviste di fumetto degli anni ’80, da Frigidaire ad Alter, da Il Mago a Nova Express. Tra i suoi ultimi lavoro ricordiamo Boy Rocket, scritto da Mimì Colucci (Black Velvet). Oltre al fumetto si è dedicato all’architettura, al design, alla grafica; ha disegnato arazzi, tappeti, ceramiche, oggetti per la cucina, giocattoli. A tutto questo accompagna la sua attività musicale, prima da solita e attualmente nella band Massimo Giacon & the Blass (Fabio Bozzetto e Diego Zucchi). Lo spirito satirico di Luttazzi e il tuo stile grottesco ed esuberante sembravano destinati a ritrovarsi: ma come il destino vi ha messo sullo stesso binario? e tutte queste cose si perderanno come lacrime nella pioggia e bla bla bla…. L’apporto di Luttazzi si è sentito anche a livello di sceneggiatura e impostazione della tavola, o la parte prettamente “fumettistica” è tutta farina del tuo sacco? Il personaggio principale, Walter Farolfi, è antipatico, ipocrita e patetico. Risulta irritante già dalle prime pagine. Su cosa e chi vi siete basati per riuscire a dare un impronta così decisa al tuo personaggio? Una parte del fumetto, quella ambientata negli anni 60′, non ha potuto fare a meno di ricordarmi la commedia italiana che caratterizzava quel periodo: I Mostri, Il Medico della Mutua, una filmografia che sapeva cogliere il lato triste e grottesco dell’italiano medio. Un vostro omaggio a quei tempi? > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="290" width="200" alt="La Quarta Necessità: genesi e formazione del mostro italiano >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-50605" />Ho notato un notevole pulizia del tratto e della tavola rispetto ad alcuni tuoi precedenti lavori. E’ un cambiamento definitivo del tuo stile o un passaggio transitorio? Sei d’accordo con il messaggio che il volume passa e sulla rappresentazione del “mostro” italiano? Il volume si conclude con la frase “Al suo funerale andarono tutti“. Siamo ridotti veramente così male? Riferimenti: Etichette associate: Puoi leggere anche: Condividi: Potrebbero interessarti anche :
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A dire la verità io e Daniele ci conoscevamo da molto tempo, complice l’amico in comune Igort, e anche Daniele Brolli. Ci conoscevamo da molto prima di tutti gli scandali. Daniele è un grande appassionato di fumetti, e non dimenticare che è stato il primo traduttore di Clowes. Dovevamo anche iniziare una collaborazione costante per la sua ultima trasmissione, Decameron, ma la trasmissione è stata bloccata da La7 prima che il mio intervento andasse in onda; si trattava di una “Cow Crucis” commentata da Daniele, con una mucca che andava al macello rispettando passo per passo le “stazioni” della Via Crucis. Inoltre, insieme allo studio di animazione Alienatio (Fabio Bozzetto e Diego Zucchi), avevamo realizzato una demo per un intervento animato per il secondo ciclo di trasmissioni (mai andato in onda), che si chiamava SfigaToons, e che potete vedere qui:
Daniele ha scritto una sceneggiatura molto dettagliata, in cui ho infilato un po’ di idee grafiche che sono state discusse pagina per pagina insieme; in questo è stato
All’inizio Daniele si era basato su una persona che conosceva la sua famiglia, per cui lui l’aveva conosciuto in età già adulta, ma poi ha lavorato di fantasia e ha costruito una storia in cui si è immaginato tutta la parte dell’infanzia e dell’adolescenza.
Sicuramente. Siamo dei grandi estimatori di quel periodo inarrivabile. In Italia non siamo stati più capaci di descrivere la contemporaneità con quella freschezza e con quello spirito, che era davvero in grado di cogliere appieno la realtà di quell’Italia lì, e allo stesso tempo di essere commerciale e comprensibile da tutti.
Questo non lo so. Mi rendo conto che questo lavoro, dal punto di vista grafico, è un punto di arrivo; questo non vuol dire che si tratti di un punto di non ritorno. Posso sempre migliorare nel futuro (o peggiorare). A ogni modo sono stato molto attento nel cercare di mantenere un flusso costante, senza cambiare troppo tra inizio e fine, cosa non facile considerando che questo lavoro ha richiesto quasi 2 anni di fatica (facendo nel frattempo moltissime cose contemporaneamente, ma con una dedizione costante, cercando di portare avanti questo progetto un pezzettino al giorno).
Sicuramente fino al momento in cui è uscito il libro la situazione era questa, forse anche peggiore. Adesso non è migliorata, è semplicemente mutata, se poi sia mutata in un ceppo malarico ancora più pericoloso lo possono dire solo i prossimi mesi.
www.massimogiacon.com
fuzzibugsi.blogspot.it
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