Magazine Ecologia e Ambiente

La questione Demografica e la questione Energetica

Creato il 16 aprile 2012 da Estropico
La questione Demografica e la questione Energetica Siamo arrivati alla soglia dei 7 miliardi di individui già da molti mesi. Il pianeta Terra si va sovra-affollando. Ricercatori del settore come il prof. David Pimentel della Cornell University hanno stimato che la capacità a lungo termine del pianeta di ospitare il genere umano preveda un limite di carico di due (2) miliardi di persone, più o meno la popolazione che vi era nel 1950. Siamo già a sette, quindi abbiamo sforato il limite del 350%. La FAO ci segnala che un miliardo di persone nei paesi poveri soffre la fame o e sottonutrita. La crisi economica che impera nel mondo è dovuta anche al fatto che ci sono più bocche da sfamare. E' stata la mancanza di generi di prima necessità ad aver fatto scoppiare le rivoluzioni in Nord-Africa e buttato giù governi che erano in piedi da quarant'anni. Ora come ora il cibo basta ancora, beninteso, ma in molti paesi centrafricani e sudafricani i governi locali corrotti spendono le loro risorse in armamenti anziché in modernizzazione dello stato.
E in questo marasma alcuni stati in USA e in Europa fanno campagne per contrastare la "carenza di nascite" e mentre il mondo è alla fame essi mettono al bando quelle tecnologie, come gli OGM, che invece garantirebbero una produzione agricola migliorata, massiva e priva di qualsiasi effetto negativo sulla salute, contrariamente a quanto decantato dai vetero-ambientalisti che peraltro non mostrano mai alcuna prova scientifica a sostegno delle loro tesi. Al contrario né esistono invece molte di prove che attestano che il OGM possono produrre cibo di ottima qualità. D'altronde anche le cosiddette "coltivazioni tradizionali" non sono affatto "tradizionali" ma frutto di ingegneria genetica per innesti durata millenni. Tutto ciò deriva da una cultura di ripudio della scienza che sta producendo danni incalcolabili.
C'è chi come il futurologo Mikio Kaku il quale afferma che una diffusione di massa della cultura e del razionalismo scientifico nei prossimi decenni libererà ed emanciperà le donne analfabete dei paesi poveri riducendo drasticamente la loro spaventosa tendenza alla filiazione. Esse si emanciperanno entrando nel mondo del lavoro, un lavoro non più fisico ma concettuale, e di qui assumeranno la tendenza tipica delle donne europee e americane ad una procreazione responsabile. Non sono del tutto d'accordo: anche se è vero che tale positiva tendenza è in atto la sua permeabilità nei tessuti sociali dei paesi del terzo mondo e soprattutto di quelli islamici risulterà molto lenta per via della interazione negativa degli ideali religiosi e conservatori. Prima che essa prenda piede sul serio nel contempo la popolazione locale sarà aumentata a livelli non gestibili. Le stime dicono che già nel 2050 saremo tre miliardi in più e toccheremo quota 10 miliardi. Ma questo, come spiega Ramez Naam è dovuto solo in minima parte all'allungamento della vita media: è dovuto soprattutto ad un elevato tasso di natalità.
L'aumento della lunghezza della vita media, secondo una recente indagine del FMI (Fondo Monetario Internazionale) potrebbe portare alla crisi i sistemi dei welfare state dei paesi sviluppati. Vorrei citare a tale scopo il nostro apprezzatissimo Edoardo Boncinelli dal suo libro "Verso L'Immortalità":
«La più grave minaccia che pesa sull'umanità del secolo appena iniziato è l'insostenibilità dell'incremento demografico, rischio da tempo noto e segnalato in varie sedi, con apocalittiche previsioni. Se non rallenteranno drasticamente gli attuali tassi di natalità dei paesi emergenti, a poco o nulla serviranno il miglioramento delle tecniche agricole, l'industrializzazione su scala globale, l'equa distribuzione della ricchezza: le risorse non saranno mai sufficienti e i miasmi dell'inquinamento soffocheranno il mondo. A meno che, ma i dati mostrano il contrario, non accada anche ai popoli ora così prolifici quanto si è verificato ultimamente nella vecchia Europa, dove vi è stata una notevole contrazione delle nascite (adesso peraltro in via di ripresa), compensata tuttavia dall'allungamento della vita media.
Di fatto, la tendenza all'espansione è una proprietà fondamentale della vita. Abbiamo visto in precedenza come la vita sia un fenomeno esplosivo, teso a riempire prepotentemente ogni possibile spazio utilizzabile: questa è stata la sua arma vincente nei confronti dell'azione disgregatrice del caso. Grazie alla sua virulenza e adattabilità, la vita si è affermata sul pianeta Terra e ne ha cambiato radicalmente l'aspetto e perfino l'atmosfera. Per miliardi di anni, l'equilibrio è stato comunque assicurato dalla ferrea legge della selezione naturale: sopravvivono solo i più adatti, e compatibilmente con le risorse disponibili. La specie cui apparteniamo, grazie all'eccezionale sviluppo delle strutture cerebrali, si è posta in una posizione di privilegio, imponendo nuove regole nell'antico gioco: ha sterminato sistematicamente i propri predatori, ha protetto e allevato le proprie prede, ha convertito ai propri scopi gran parte della superficie del pianeta, incrementandone la produttività con l'irrigazione, la concimazione e la selezione delle specie vegetali coltivate. Con il crescere delle conoscenze mediche e del livello di benessere ha inoltre drasticamente ridotto la mortalità, aumentando considerevolmente l'aspettativa di vita. Il naturale dettame del crescete e moltipllcatevi è stato interpretato da Homo sapiens nel modo più efficace e totalizzante.
Oggi le risorse naturali sono vicine al limite, anche per l'atavica spinta ad accaparrarsene oltre lo stretto necessario, ma il fenomeno espansivo non si ferma. D'altra parte, la più forte delle pulsioni naturali, in tutte le specie viventi, è quella di avere una numerosa discendenza. Questa è la proprietà premiata dal vaglio della selezione naturale e questa possiedono i genomi che meglio superano la prova. Sarà duro convincere le popolazioni del contrario, soprattutto quelle più povere e disperate (povere e disperate anche per questo), per le quali la procreazione è l'unico modo di dare uno scopo alla propria travagliata esistenza. E per chi invece sta bene, il poter avere dei figli sui quali riversare il benessere conquistato e i sogni mancati, rimane uno dei più gratificanti aspetti della vita. Da parte loro, infine, ideologie nazionalistiche e integralismi religiosi tendono ancora a incoraggiare la prolificità, come hanno sempre fatto in passato, nell'intento di veder ingrossare le fila dei loro adepti e, quindi, aumentare forza e rappresentatività dei loro movimenti.»
L'uomo ha dunque a che fare con una mente arcaica, quella che fa capo all'istinto, che opera sinergicamente con la più recente mente razionale, quella che fa capo all'intelletto. Ma questa sinergia è positiva solo dal punto di vista ontogenetico, dal punto di vista filogenetico non lo è. Quindi da un punto di vista della specie potremmo andare incontro ad una lenta agonia pur pensando di agire per il meglio.
Cosa dire poi della questione energetica? La sovrappopolazione non comporta solo carenza alimentare e di spazi funzionali. Nel 1970 gli Stati Uniti dovevano importare solo il 35% del petrolio dall'estero. Con l'incremento della richiesta energetica dall'industria e dal civile oggi tale quota è salita al 75%. Paesi dallo sviluppo demografico e industriale incontrollato come la Cina e l'India richiedono oggi sempre più risorse. La "fame" di energia di questi paesi è del +3.3% all'anno. Di questo passo nel 2030 la richiesta passerà al +50% di quella attuale: è una richiesta che produrrà un esaurimento repentino dei combustibili fossili e un inquinamento ambientale conseguente. Eppure oggi si parla del bando al nucleare e non si investe su nuove tecnologie per migliorare la (scarsa) resa delle fonti rinnovabili. Precisando che non parliamo del nucleare delle vecchie centrali (che invece andrebbero chiuse tutte) ma di quelle di terza e quarta generazione la cui affidabilità è comprovata.
Da quanto detto appare chiaro che siamo su un treno in corsa che accelera sempre più e tale corsa non è più gestibile dagli apparati governativi fossilizzati e conservatori dei governi attuali. Una buona soluzione sarebbe quella di poter rivedere il modo in cui l'uomo si rapporta col mondo. Ovvero non basando più la sua vita sul rapporto primitivo e istintuale con esso ma prendendo in mano la gestione dell'iter evolutivo, direttamente.  In particolare non posso non citare quel bellissimo documento del 1957 di Julian Huxley nel quale egli ci dice:
«Fino ad ora, la vita umana è stata, generalmente, come descritta da Hobbes: "crudele, brutale e corta". La stragrande maggioranza degli esseri umani (se non sono morti nell'infanzia) sono infelici, per un motivo o per l'altro: povertà, malattia, sfruttamento, crudeltà, oppressione. Hanno tentato di alleggerire tale fardello con ideali e speranze. Il problema è che le speranze sono state generalmente ingiustificate e che gli ideali si sono generalmente dimostrati inadatti alla realtà circostante.
Solo un'energica esplorazione scientifica delle possibilità e delle tecniche necessarie alla loro realizzazione renderà razionali le nostre speranze e adatti alla realtà circostante i nostri ideali, dimostrando cosa sia effettivamente realizzabile. Già possiamo dirci convinti dell'esistenza di queste lande inesplorate e del fatto che limiti e frustrazioni odierne potrebbero essere superati. Siamo giustificati nella convinzione che la vita umana, così come la conosciamo, altro non è che un disgraziato compromesso, fondato sull'ignoranza, che potrebbe essere superato e rimpiazzato da una condizione basata su conoscenza e intendimento, così come il nostro moderno controllo della natura fisica, basato sulla scienza, ha rimpiazzato i primitivi esperimenti dei nostri antenati, radicati come essi erano nella superstizione e nella segretezza dei loro praticanti.
Per realizzare tutto ciò, dobbiamo studiare le possibilità di creare un ambiente sociale più favorevole, così come abbiamo fatto in larga misura con il nostro ambiente fisico. Dovremo partire da nuove premesse, per esempio, che la bellezza (qualcosa da apprezzare e di cui essere fieri) è indispensabile e quindi che le città brutte o deprimenti sono immorali; che la qualità della gente, non la quantità, è ciò su cui  dobbiamo puntare e quindi che una politica concordata è necessaria ad evitare che la presente crescita demografica risulti nella distruzione delle nostre speranze per un mondo migliore.»
Se si fosse dato retta a questo brillante scienziato già dagli anni '50, oggi non vivremmo crisi economiche o energetiche e la vendita di psicofarmaci nei paesi sviluppati non avrebbe raggiunto livelli esponenziali (+400% negli ultimi dieci anni). Julian Huxley afferma con chiarezza che la qualità, non la quantità delle persone è la scelta migliore. Gli stati affetti da iperprolificità dovrebbero pensare a realizzare un sistema di controllo delle nascite e a diffondere la cultura razionalista tra la popolazione. Questo nel mondo è stato applicato solo dalla Cina. Certamente la prima "sperimentazione", risalente al 1973 e facente uso di mezzi coercitivi ha prodotto una quantità di danni quasi pari ai benefici di una ridotta natalità. Ma con la prima riforma del 1982 e poi con quella del 2002 si è passati a dei semplici, innocui ed efficaci sistemi disincentivanti, ovvero a un necessario iter di tassazione commisurato alla prolificità di coppia. Sta di fatto che la Cina è oggi l'unico tra i paesi emergenti che sta realizzando un iter di sviluppo sufficientemente controllato e positivo, differentemente da paesi come l'India in cui larga parte della popolazione è ormai ridotta in povertà e sottonutrita.
La cultura razionalista e scientifica, in luogo di quella fondata sulle ideologie religiose, porterebbe inoltre ad una accelerazione del progresso scientifico, alla realizzazione di nuove biotecnologie che potrebbero contrastare l'inquinamento ambientale e alla ricerca di nuove fonti energetiche. Ma soprattutto, al miglioramento della qualità della vita, intesa sia come durata che come soddisfazione per il nostro "esser-ci" nel mondo. Un'altra via di fuga resta la colonizzazione dello spazio ma per la stessa l'umanità non sta facendo nulla o quasi. Certo i costi sono cospicui e le difficoltà anche come segnalato dallo scrivente in questo articolo, ma qui siamo al punto che non si fanno nemmeno i progetti e questo è profondamente sbagliato. Basterebbe deviare il 5% delle spese militari mondiali alla colonizzazione dello spazio per veder realizzati molti progetti tra soli 20 anni.
Bisogna, per concludere, rendersi conto che madre natura non ci ha dato l'intelletto solo per caso. Questa facoltà va usata per pianificare una vita migliore per noi e per la nostra discendenza e per farlo l'ideale dell'estropianesimo positivista risulta la strada migliore da intraprendere, al contrario della cultura conservatrice del ripudio della scienza che oggi permea il mondo.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :