La lupara bianca attende Renzie che in fondo è uno smargiasso, un fanfarone, quello che si vede quando apre bocca, ma va avvertito, è un essere umano anche lui. Il Sistema assume i suoi uomini a progetto, se ci riescono, bene, altrimenti vengono fatti scomparire nel nulla. Come per la mafia. Lupara bianca.
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Il 26 di maggio, dopo le elezioni perse, partirà la caccia a Renzie.
Lasciamo da parte, in questa sede, le considerazioni sull’opportunità di un paragone tanto estremo come quello tra le elezioni europee e gli omicidi mafiosi: per il target di minus habens a cui si rivolge Grillo il rimando è assolutamente lecito, o perlomeno – immagino – “ironico”. Penso però a un altro articolo letto in queste ore. È un’intervista apparsa sulla rivista MicroMega e si intitola “Questione morale: l’ex responsabile giustizia del Pci: «Il M5S è l’erede di Berlinguer»”. La tesi lisergica esposta nel pezzo è proprio questa. In nome del fortunato principio tutto-ciò-che-non-è-Berlusconi-va-bene (ora allargato a Renzi), i letterati della testata, per bocca di un ex funzionario comunista rispolverato per l’occasione, postulano le affinità elettive tra la diversità berlingueriana e quella fatta propria da Beppe Grillo.
Barbara Spinelli, capolista della formazione politica italiana per Alexis Tsipras, ieri sul Manifesto ricalcava questa tesi: «Spero che la lista per Tsipras abbia la forza e l’indipendenza di giudizio per aprire un dialogo con i 5 stelle e decidere su punti specifici politiche concordate. Ci sono molte cose in comune». Stiamo parlando, nell’ordine, degli autodefinitesi portabandiera della superiorità morale della sinistra nostrana e di una delle più decorate militanti intellettuali antifasciste. Che, per l’occasione, incensano un movimento che non ha mai nascosto di essere fedele a un padre padrone «populista», autoritario e «oltre Hitler». Un comico che non disdegna (anzi, ne regala a decine ogni giorno) scritti come quello di cui sopra, nemmeno con riletture di Primo Levi, che non sa esprimersi che con insulti, che non ha idea di ciò che propone ma sa benissimo come urlarlo, che «la Dia, la polizia e i carabinieri sono tutti con noi» e che in buona sostanza dà voce ai più bassi istinti di rabbia cieca e vuota del paese.
Non sarà il massimo, direte voi, però non si chiama Berlusconi né Renzi. Curioso, perché dalle stesse colonne di queste stesse pubblicazioni talvolta è sufficiente un alito di vento per gridare, con la dovuta eco, alla «svolta autoritaria».