di Angelo Brasi. L’euro è entrato da oltre dieci anni ma fino agli inizi del 2011 non si parlava affatto di spread. Poi il mondo della finanza si è accorto che il debito sovrano dei vari paesi aveva differenti gradi di solvibilità per cui alcuni stati, come ad esempio la Grecia, la Spagna, l’Italia e tutte nazioni con debiti pubblici di notevole entità ovvero con bilanci non in ordine, per poter collocare titoli poliennali, sono ora costretti ad offrire tassi notevolmente superiori a quelli che correlativamente offre la Germania. In questa situazione si verifica che gli imprenditori dei citati stati mediterranei debbano andare a pagare prestiti a tassi più elevati di quelli degli omologhi tedeschi, con buona pace della libera concorrenza. Per risolvere il problema si sono prospettate varie soluzioni fra le quali, recentemente quella di costituire degli “scudi” protettivi con interventi, alla bisogna, della Bce. A tutt’oggi, però, ancora emergono varie perplessità ai fini di una effettiva operatività di tali meccanismi.
E’ stata pure prospettata l’ipotesi di escludere uno o più stati dalla moneta unica: sarebbe proprio una tragedia, finanziaria, economica e politica con pericolose conseguenze sul piano sociale, dapprima sulle nazioni interessate ed a seguire anche sulle altre. Alcuni hanno ipotizzato di
annullare l’euro tornando alle antiche monete. Ma
sarebbe una iattura quasi analoga alla precedente.
Una soluzione accettabile sarebbe quella dell’emissione di eurobond per equiparare tutti i debiti sovrani. In alternativa la Germania ed altri paesi del nord Europa potrebbero uscire dalla moneta unica e fondare un sorta di “supereuro” con un valore, ovviamente superiore all’euro. Questa rivalutazione servirebbe a calmierare i mercati ed almeno faciliterebbe l’export ed il turismo dei paesi mediterranei. Certamente si avrebbe un lieve aumento del costo del denaro in questi ultimi paesi ma ciò consentirebbe alle banche di avere un maggior margine di guadagno. Nella situazione in cui siamo, le banche, specialmente quelle italiane, stringono i cordoni della borsa in quanto gli utili sono insoddisfacenti. La riprova si ha con
il fatto che i vari meccanismi di cui tanto si parla per rendere più solide le banche, non vengono quasi mai applicati. Basilea3, ai cui lavori, il sottoscritto ha partecipato il 25 e 26 giugno di quest’anno al Palazzo dei Congressi a
Roma Eur, non riesce a decollare e vengono continuamente rinviate le norme di applicazione. In Italia c’è poi un problema aggiuntivo che peraltro è stato sollevato, recentemente dall’attuale capo del governo: in Europa (la Francia) e nel mondo (il Giappone) ci sono paesi con un debito pubblico ancor più elevato del nostro. Il nostro debito è però per il 40% circa in mani straniere (principalmente Cina) e questa situazione non ci consente di frenare o perlomeno filtrare l’abnorme ingresso di merci che entrano nel nostro paese in modo più o meno
clandestino. A ciò si deve aggiungere che a fronte di
migliaia di lavoratori stranieri che, ovviamente effettuano rimesse di denaro verso le loro nazioni originarie, oltre la metà delle citate rimesse sono a favore della Cina. Per favorire un progressivo riappropriamento del nostro debito sovrano si potrebbe, ad esempio, diminuire le commissioni per i compratori di titoli di stato in Italia e correlativamente aumentare le stesse per gli stranieri. Per quanto riguarda invece i problemi interni all’Italia, il primo in assoluto è ”
la questione morale”. L’esigenza di una moralizzazione della politica è diventata una faccenda addirittura impellente. La situazione che si è verificata nella Regione Lazio fa capire che è indispensabile far cambiare totalmente la mentalità delle persone alle quali abbiamo concesso il nostro mandato. Si è arrivati, infatti, non solo ad una inaccettabile forma di disonestà ma anche ad una protervia inaudita. Questo atteggiamento per loro sfortuna, e per fortuna di tutti glia altri, rende gli amministratori disonesti praticamente ciechi e quindi vulnerabili. Abbiamo potuto scoprire così aumenti di stipendi ingiustificati o rimborsi spese completamente inventati.
La disonestà ha preso il sopravvento in tutti i tessuti della cosa pubblica e così abbiamo assistito a varie parentopoli nei comuni, nelle municipalizzate, negli ospedali, nelle università ecc. L’esigenza di moralità è strettamente correlata all’esigenza di marcati risparmi nell’ambito della pubblica amministrazione. Infatti appare
indispensabile diminuire drasticamente gli stipendi dei nostri politici. E’ altresì utile effettuare anche dei controlli dettagliati sulle spese riguardanti consulenze di vario genere. E’ recente la notizia che una società incaricata dai comuni italiani per riscuotere tasse di vario genere, non versava ai comuni stessi le somme incassate. Peraltro queste società private hanno quasi sempre ottenuto tali appalti in quanto di proprietà di congiunti di personaggi politici per cui la truffa appare ancora più odiosa. Sarebbe opportuno pertanto che l’ente pubblico tornasse a riscuotere le tasse direttamente senza delegare queste operazioni a terzi.
Sarebbe opportuno annullare province e forse, nel tempo, pure le regioni. Approvare
una seria riforma della giustizia e soprattutto evitare che la maggior parte dei processi si concluda, come accade ora, con la prescrizione. Sarebbe utilissimo ripristinare la penalizzazione del reato di falso in bilancio. Sarebbe utile inserire la tracciabilità con scontrini fiscali detraibili dalle tasse. Sarebbe altresì doveroso occuparsi del lavoro ma in modo concreto e non solo con le parole vane. Combattere import illegali dall’oriente, promuovere le nostre eccellenze (vini, alimentari, apparecchiature tecniche ecc). Bisognerebbe poi ridurre i costi della politica: ci sono dirigenti pubblici che prendono stipendi stratosferici. Occorrerebbe infine una maggior oculatezza nella redazione dei bilanci pubblici. Specialmente in quelli previsionali bisogna essere estremamente precisi sui capitolati per cui ad ogni previsione di spesa deve necessariamente essere indicata la correlativa posta di entrata. Questo anche per evitare che in campagna elettorale ci si sbizzarrisca, specialmente negli ultimi giorni che precedono le elezioni, a
promettere regali ai contribuenti, promesse che poi rimane difficile poter mantenere!