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La quiete al centro dell’ammasso

Creato il 19 settembre 2013 da Media Inaf
Il centro dell'ammasso della Chioma, in luce visibile con gli eccessi di radiazione X sovrapposti in rosso (JJ Sanders/Sloan Digital Sky Survey)

Il centro dell’ammasso della Chioma, in luce visibile con gli eccessi di radiazione X sovrapposti in rosso. I due bracci in basso a sinistra sono fatti di gas strappato al gruppo di galassie NGC 4911 durante la fusione con l’ammasso principale (JJ Sanders/Sloan Digital Sky Survey)

Gli ammassi di galassie sono le più grandi strutture dell’Universo tenute assieme dalla gravità. Le fusioni tra ammassi, e tra sottogruppi di galassie all’interno degli ammassi, sono in assoluto gli eventi di maggiore energia nella parte di cosmo dove viviamo noi, il cosiddetto Universo locale. Tuttavia, le loro regioni centrali possono rivelarsi sorprendentemente tranquille, permettendo l’esistenza di gigantesche strutture di plasma incandescente che si mantengono invariate anche per diverse centinaia di milioni di anni.

Lo rivela uno studio appena pubblicato su Science, compiuto osservando l’ammasso della Chioma, o Abell 1656 uno dei più studiati tra quelli nei nostri dintorni cosmici (si trova a circa 350 milioni di anni luce da noi). Studiando la sua emissione in raggi X con il satellite Chandra della NASA, Jeremy Sanders dell’Università di Cambridge e i suoi colleghi hanno scoperto diverse “strisce” di forte emissione in raggi X, che hanno ribattezzato “bracci” per come si dipanano dal centro dell’ammasso verso la sua periferia.

I più brillanti tra questi bracci si estendono verso un sottogruppo di galassie, chiamato NGC 4911, che con tutta evidenza deve avere attraversato l’ammasso della Chioma fondendosi con esso. I bracci di emissione X sarebbero proprio dovuti al plasma strappato da NGC 4911 durante la fusione, avvenuta probabilmente circa 300 milioni di anni fa. Quello che ha sorpreso i ricercatori è stato però notare come quei bracci siano non solo ben visibili, ma molto ben conservati: sono estremamente uniformi e lineari, segno che per tutto il periodo trascorso dalla fusione con il sottogruppo NGC4911 sono rimasti al riparo dalle perturbazioni che invece, secondo le teoria prevalente, dovrebbero percorrere il plasma ad alta energia che si trova all’interno dell’ammasso.

La spiegazione più probabile è che lo stesso movimento di materiale all’interno dell’ammasso crei dei campi magnetici che impediscono a forti perturbazioni e trasferimenti di energia di propagarsi nei pressi del nucleo dell’ammasso, rendendolo inaspettatamente tranquillo.

Fonte: Media INAF | Scritto da Nicola Nosengo


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