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La ragazza che saltava nel tempo

Creato il 12 novembre 2013 da Jeanjacques
La ragazza che saltava nel tempo
Ed ecco che nonostante i miei venti e passa anni d'età mi guardo ancora i cartoni animati. Che poi piano, non sono cartoni animati, sono anime, perché i giapponesi non fanno cartoni per bambini ma fanno arte... ok, uscite da jappominkia a parte [cosa che purtroppo sono stato fra i quattordici e e i quindici anni d'età], quello dei film d'animazione è un piacere che insieme ai fumetti e i libri di Harry Potter non mi toglierò mai. Che ci volete fare, sarà la sindrome di Peter Pan, ma io non ce la faccio a non vedere i cartoni animati [giapponesi e non] come arte, e in quanto tali li rispetto appieno. Quindi anche se con minore intensità di quando andavo alle superiori, ecco che continuo a seguire le serie anime, tanto da recensirle sul sito VGNetwork, e in parte posso dire che la mia passione è diventata una sorta di lavoro. Quindi come approcciarmi dinanzi a quello che sembra essere l'astro nascente dell'animazione giapponese? Scopriamolo prendendo in analisi la sua prima opera, o almeno, la prima opera personale...
Veniamo catapultati nella vita di Makoto Konno, allegra studentessa delle superiori. Durante quella che è destinata a diventare la sua peggior giornata scolastica trova nell'aula di scienze uno strano dispositivo a noce che, come scoprirà più tardi (evitando un incidente mortale) le permetterà di viaggiare nel tempo. La ragazza inizierà subito a usare questo nuovo potere a sua vantaggio, però...

Mamoru Hosoda non è di certo un novellino nel mondo dell'animazione. Suoi sono infatti un paio di film di One piece, insieme ad alcuni episodi dei Digimon e di Magica Doremì, più varie collaborazioni che segnano una carriera davvero florida. Questo segna il suo esordio autoriale, il momento in cui smette di succhiare cazzi dalle grandi industrie per dedicarsi a progetti personali e dalla qualità artistica un ciccinino elevata. E non me ne vogliano i fan di One Piece, però... Comunque sia, com'è questo anime targato studio Madhouse [quelli di Ikki Tousen, Alexander, Boogiepop phantom]? Bello. Solo bello? Per certi versi sì. La storia (tratta dal romanzo di Yasutaka Tsutsui) è molto lineare e più che sui viaggi nel tempo, si concentra maggiormente sull'evoluzione psicologica della protagonista. Il che non è un male, ma forse un maggiore approfondimento sulla cosa mi avrebbe fatto piacere. Resta poi il fatto che la simpatica pulzella in questione non è insopportabile come potrebbe esserlo qualsiasi protagonista del shojo manga di turno, ma ha anche un carattere vagamente a maschiaccio che di certo non guasta. Purtroppo però la sua personalità e il suo percorso di maturazione non offrono proprio nulla di nuovo che altri non abbiano già saputo presentarci in pompa magna. Ci si sofferma prima su una rapida ma efficace presentazione della sua vita, dove facciamo vedere come si dipana il suo tempo fra la scuola e il resto, per poi farla catapultare nel pieno dell'azione (se così vogliamo dire) comportata dai viaggi temporali. Qui c'è un bel mix di generi, che varia quindi dalla fantascienza fino alla commedia romantica scolastica, ben amalgamati in un solo insieme e che riesce a soddisfare ogni tipologia di pubblico nella migliore delle maniere. Ci sono però anche degli sviluppi abbastanza meh, come quello che riguarda il secchione bullizzato dai compagni di classe, che sembra quasi messa lì alla cazzo e che all'ultimo si inserisce nel percorso di maturazione della giovine per poi non rientrarvi più. E' un particolare irrilevante e sto cercando il proverbiale pelo nell'uovo, è vero, però è un particolare che mi ha dato un attimo da pensare. Cosa che però posso dire non mi sia proprio piaciuta è il finale, con questo colpo di sorpresa che spunta fuori dal nulla e che nel precedente minutaggio non ha lasciato nessun indizio nel suo proseguire. Spunta lì e basta, inaspettato proprio perché non ci sono elementi che possono far risalire al tutto, ma è quell'inaspettato che non mi garba mai più di tanto perché non ti permette di smerdare le tue convinzioni - un po' come gli indizi disseminati nei thriller, pur avendo una loro coerenza, ti portano a pensare che l'assassino sia tizio quando invece è caio. Ma tuttavia l'intera pellicola è permeata di una sana leggerezza, sia nel modo di porsi che in quello di prendersi, che non fa pesare mai i propri difetti, provando che un minimo di auto ironia aiuta sempre. Non male le animazioni, anche se in un paio di sequenze si nota un certo risparmio, anche perché questo non è quel genere di film che richieda un grosso budget o delle sequenze particolarmente spettacolari.

Il risultato è un film per tutti che non annoia e si lascia vedere con l'animo leggero. La prova che il Giappone in questo settore ha sempre molto da offrire!


Voto: 


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