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La ragnatela dei mercati
I mercati possono essere rappresentati come una grande ragnatela . A tesserla sono quelli che vengono definiti i “giganti della finanza”: banche, i grandi fondi e le agenzie di rating. I big non solo muovono da soli e per conto di terzi masse enormi di denaro, ma con i loro report influenzano gli altri. Secondo le stime di qualche anno fa di Mc Kinsey, i giganti della finanza hanno in gestione nel mondo qualcosa come 25mila miliardi di dollari. 18mila miliardi in fondi comuni, 16mila miliardi in assicurazioni, 5mila miliardi in fondi sovrani. Denari non equamente distribuiti ma concentrati nelle mani di pochi che ne controllano la quota maggiore. Ci sono poi le grandi banche che fanno girare la fetta maggiore dei mercati finanziari: i primi 5 istituti americani detengono per esempio 310mila miliardi di dollari derivati.
L’infografica mostra la ragnatela dei mercati e i maggiori investitori che la tessono:
Le banche, le cosiddette “too big to fail”, non solo hanno attivi totali giganteschi ma svolgono anche attività intrecciate facendo girare somme enormi di denaro. Mckinsey posiziona Barclays e JP Morgan tra i primi 10 più grandi investitori del mondo. Contemporaneamente le stesse banche gestiscono i soldi propri, investendoli sul mercato. Inoltre, svolgono anche il servizio di broker, intermediando per conto di clienti le compravendite di azioni, bond o derivati. Questo non permette loro di determinare i prezzi direttamente, ma di influire sullo spread.
Infine, svolgono attività di prestito di titoli.
Tra i grandi fondi BlackRock è il maggiore: oltre ad avere in gestione 3.513 miliardi di dollari, il colosso vende a 200 investitori in tutto il mondo il suo software di gestione dei rischi. Indirettamente questo software potrebbe influenzare 9.500 miliardi di dollari.
I grandi fondi e le banche pubblicano studi sugli Stati, report che essendo prodotti dai big della finanza producono effetti tangibili.Le agenzie di rating, o i signori delle pagelle, non investono e non muovono denaro ma con i loro giudizi influenzano le decisioni di milioni di investitori. Perché avviene: tanti fondi sono vincolati, nei loro investimenti, dai rating. Annachiara Marcandilli, managing director di Cambridge Associates, racconta:”Molti fondi hanno nei documenti costitutivi l’imperativo di tenere titoli valutati Tripla A. Quando Standard & Poor’s ha declassato gli Stati Uniti, tanti hanno dovuto adeguare gli statuti per non essere costretti a vendere T-Bond”.
Tutti questi soggetti sono in gran parte intrecciati da legami azionari l’uno all’altro.Fonte: Il Sole 24 Ore
Dott. Fabio Troglia
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