La Rai chiude dopo nove edizioni L’Isola dei famosi. “Mi dispiace, è un programma con una storia televisiva importante, lo scorso anno era stato rivisitato e rinnovato. Che dire? Spero ci ripensino ma dubito” ha dichiarato Ilaria Dallatana, amministratore delegato di Magnolia, che produceva il reality show per Raidue. Nicola Savino, che ha condotto l’ultima edizione, si consolerà conducendo in prima serata su Rai2 il programma Un minuto per vincere, già trasmesso nella fascia preserale di Rai1 con la conduzione di Max Giusti per quattro puntate a settembre 2011. La collocazione de L’Isola dei famosi potrebbe essere presa a primavera dal nuovo talent show The Voice. Il direttore dell’Intrattenimento Rai Giancarlo Leone ha affermato che “Su The Voice stiamo lavorando da tempo nella speranza di proporlo già in primavera. Con Magnolia abbiamo altri progetti e sono certo che ricreeremo nel pubblico l’abitudine a certi programmi d’intrattenimento, sebbene con linguaggi diversi rispetto all’Isola”.
Il politologo Massimiliano Panarari, nell’articolo intitolato La sobrietà cancella “L’isola” che non mancherà alla tv sul quotidiano La Stampa, ha commentato così la cancellazione del reality: “Parafrasando l’astronauta Neil Armstrong, si potrebbe dire un piccolo passo per la Rai, un grande balzo per il servizio pubblico. La decisione dei vertici Rai di non prevedere, per la prossima primavera, una nuova (ennesima) edizione del programma «L’Isola dei famosi», infatti, ha anch’essa, a suo modo, qualcosa di storico, quanto meno rispetto all’ultima (lunga) stagione di quella che un tempo si chiamava tv di Stato. E che con questa scelta della nuova governance – piena espressione della «filosofia» del governo tecnico – si riappropria, seppure all’insegna di questi nostri tempi profondamente cambiati, un po’ di quel significato originario. A ben guardare, poi, non si tratta neppure di un gesto così piccolo, perché il reality godeva di uno share significativo, conquistato mediante un mix di basic istinct, morbosità, e gusto sadico per la sofferenza (o supposta tale) del vip di turno, in un crescendo (tipico) di spettacolarizzazione trash, che avrebbe trovato perfetta collocazione in un qualche network commerciale. Da dove, giustappunto, i reality, galline dalle uovo d’ora dal punto di vista delle inserzioni pubblicitarie, avevano intrapreso la loro inarrestabile marcia trionfale, contribuendo all’edificazione, in era berlusconiana, di quella che possiamo chiamare un’egemonia sottoculturale, e dando vita a uno Zeitgeist così pervasivo da essere riuscito a tracimare abbondantemente anche nella televisione pagata col canone dei cittadini. La decisione editoriale di levare dalla programmazione la «trasmissione caraibica» ha, quindi, il sapore forte di un encomiabile ritorno all’antico e allo spirito di servizio pubblico a cui deve ispirarsi la radiotelevisione alimentata dalle risorse di tutti noi. Può avere influito in questa deliberazione – aspetto che costituisce una componente importante del mandato che hanno ricevuto – la mission di riduzione dei costi che anima il duo Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi (compito, per inciso, quanto mai utile e urgente visto il tremendo spettacolo offerto da vari esponenti del ceto politico). Ma non è difficile pensare che la Rai dei manager (con la presidente che viene da quella Banca d’Italia che rappresenta una delle istituzioni più autorevoli e rispettate del nostro affaticatissimo Paese) abbia l’intenzione di fare del rigore la cifra del proprio stile di comando, ma anche quella a cui ispirare le scelte editoriali. Insomma, conti e contenuti all’insegna di una maggiore, indispensabile, sobrietà. E questo primo gesto, simbolico, ma anche assai fattivo, merita il plauso di chi pensa che la televisione debba e possa sbarrare il passo alla società del cafonal”.