Non si placa la polemica sulla parole usate da Alda D'Eusanio nella puntata di martedì della 'Vita in diretta' di Rai1 per parlare della storia di Max Tresoldi, un ragazzo risvegliatosi dal coma con gravi disabilità. La giornalista, invitata al programma nella veste di opinionista, dal momento che ha vissutta essa stessa un'esperienza di coma, aveva definito una 'non vita' quella di chi è così gravemente disabile.
Le sue parole hanno suscitato la reazione indignata del quotidiano cattolico 'L'Avvenire' che già ieri aveva decato un ampio articolo di condanna alla vicenda e che oggi riporta sia delle lettere di telespettatori turbati dalle parole della D'Eusanio che la notizia della scuse della Rai e un'intervista al conduttore Franco Di Mare che definisce «un insulto gravissimo» quello uscito dalla bocca della giornalista.
Il quotidiano dà notizia inoltre di una lettera ricevuta dal capo dell'Ufficio Stampa di Viale Mazzini, Fabrizio Casinelli, in cui «la Rai si dissocia dalle dichiarazioni e dai commenti che la giornalista Alda D'Eusanio» ed «esprime solidarietà e comprensione alla famiglia, apprezzandone i valori e i sacrifici fatti per consentire al giovane Max di continuare a vivere nella convinzione che la vita è bella così come e» e che merita di essere vissuta pienamente».
Della vicenda, informa la lettera, si sono interessati anche i vertici aziendali: «La presidente e il direttore generale hanno rinnovato l'invito ai direttori di reti e testate a prestare la massima attenzione sui temi che coinvolgono le coscienze e a usare comunque sempre il linguaggio del servizio pubblico» Inoltre «la Presidente ha telefonato alla mamma di Max Tresoldi per ribadire la solidarietà di tutta l'azienda e sua personale». Oggi arriveranno anche le scuse in diretta nel programma pomeridiano di Rai1, che ospiterà anche la mamma di Max.
«La Rai - commenta nella rubirica delle lettere il direttore di 'Avvenire, Marco Tarquinio - ha deciso di riparare, cari amici. E lo farà già oggi (così, potremo dire che nel giro di tre giorni abbiamo visto il brutto e il bello della diretta...). Ne danno testimonianza i gesti fatti e annunciati e le prime parole dette dalla presidente Anna Maria Tarantola, la lettera che mi ha indirizzato ieri il responsabile delle relazioni coi media di Viale Mazzini Fabrizio Casinelli e l'intervista al conduttore de «La vita in diretta» Franco Di Mare. E questo pomeriggio il messaggio arriverà anche dagli schermi accesi nelle case degli italiani. Ne sono contento, per il carissimo Max Tresoldi e per la sua famiglia, per la stessa Rai e per tutti coloro che guardando la tv e dai canali del servizio pubblico radiotelevisivo si aspettano proposte e voci sempre degne. Quella di Alda D'Eusanio non lo è stata affatto. Mi auguro che anche lei sappia a sua volta trovare il modo per riparare. Se conoscesse e avesse incontrato Max, sua madre e suo padre - come anch'io ho fatto - non si sarebbe azzardata a dire quel che ha detto. Ma l'ignoranza delle vite difficili e preziose e delle vicende coinvolgenti e ammirevoli di cui, comunque, si parla non è mai una scusa. Stavolta meno che mai» conclude il direttore.
«Non volevo parlare di Max Tresoldi e della sua famiglia. Ognuno è libero di scegliere. Io parlavo di ciò che penso dopo essere stata io stessa in coma. Sono davvero dispiaciuta. Non è assolutamente vero tutto quello che dicono: io non ho attaccato nessuno e insultato nessuno». Alda D'Eusanio parla così all'Adnkronos delle polemiche scaturite dalle parole da lei usate martedì nel programma 'La vita in diretta' per descrivere la condizione del giovane Max Tresoldi, risvegliatosi dal coma con gravi disabilità.
«Ero stata invitata al programma per parlare della vicenda delle baby prostitute. Poi mi hanno chiesto di restare sapendo che ho avuto l'esperienza del coma da cui mi sono risvegliata. E ho detto quello che penso per la mia vita, senza ipocrisie. E quello che pensano in tanti ma non hanno il coraggio di dire. Cioè che è importante capire come si torna. Io, per esempio, avendo scoperto che si può eleggere un tutore a tutela della propria libertà di cura, dopo quell'esperienza ho nominato un medico, lasciando disposizioni contro l'accanimento terapeutico nel caso che mi capiti qualcosa che mi riduca a vivere come un vegetale. Ma questa opinione riguarda me e solo me. Per me è importante poter vivere una vita dignitosa. Nessun altro. Perchè ognuno può decidere di vivere come gli pare», sottolinea la giornalista che si dice turbata da come 'Avvenire' ha trattato la vicenda.
«Se un giornale cattolico usa quella violenza, vuol dire che Papa Francesco ha molto da lavorare. Mi hanno dipinto come una strega. Se vogliono un capro espiatorio, facciano pure. Su di me hanno sempre scaricato le colpe di tutto il mondo. Invito la Rai a studiare bene come sono andate le cose. È come se 'Avvenirè mi avesse ucciso. Ma io non ho paura della morte, ho più paura della vita e della cattiveria delle persone», conclude.