Il V canto dell’Inferno di Dante è uno dei più popolari della Commedia di Dante in quanto riguarda una delle più celebri coppie di innamorati della storia della letteratura: Paolo e Francesca, gli adulteri assassinata causa propria passione. Siccome le varie forme d’arte sono interconnesse tra loro, la vicenda dei due amanti è stata trattata non solo dalla letteratura, ma anche dalle arti figurative e persino dal cinema. Analizzando i dipinti più celebri al riguardo, è evidente come sia cambiata la concezione dei due personaggi e dell’adulterio nel corso della storia.
Contrariamente da quanto si possa pensare, conosciamo la storia dei due innamorati grazie a Boccaccio, Dante invece tralasciò il racconto della triste vicenda in quanto riteneva che il lettore implicito la conosceva già: infatti l’assassinio dei due giovani ebbe una grande risonanza all’epoca e tutti gli uomini del Medioevo la conoscevano. Per rendere più credibile il racconto, Boccaccio afferma di averlo appreso da alcuni testimoni, ma Dante non fa alcun riferimento né a Boccaccio né alle fonti del racconto.
Boccaccio racconta che Francesca era un’adolescente, ceduta in sposa a Gianciotto Malatesta dal padre Guido Da Polenta per ragioni politiche. Come ogni donna di buona famiglia, Francesca era colta: sapeva leggere, scrivere, parlava più lingue, aveva dimestichezza con la filosofia, l’arte e la musica. Nel Medioevo le donne erano più colte degli uomini in quanto avevano più tempo a disposizione da dedicare alla cultura.
Il giorno delle nozze, Francesca scorse dalla finestra Paolo nel corteo che stava accompagnando lo sposo presso la dimora della ragazza il giorno delle nozze e si convinse che si trattava effettivamente del proprio promesso sposo. Siccome Paolo era uno splendido giovane, la fanciulla si rallegrò della propria fortuna e le nozze si svolsero serenamente, purtroppo però si trattava di un inganno: anche se all’altare si era presentato Paolo, il vero sposo di Francesca era Gianciotto, il fratello di Paolo, un uomo brutto storpio. L’adulterio di Francesca non poteva essere dunque considerato un vero e proprio tradimento in quanto la giovane era stata tradita a sua volta in precedenza e, pronunciando il fatidico sì, aveva ritenuto di stare sposando l’uomo sbagliato.
Abbandonata dalla famiglia d’origine e non amando il proprio marito, Francesca riversò le proprie esigenze affettive su Paolo. La passione tra i due si accese durante la lettura di un libro riguardante Lancillotto e Ginevra, protagonisti di un adulterio ai danni di re Artù. Gianciotto colse in flagrante la coppia e si vendicò trafiggendoli con un solo colpo di spada.
Data la natura del loro peccato Paolo e Francesca vengono perseguitati nel girone dei lussuriosi, ma rispetto agli altri dannati sono dei privilegiati: volano con leggerezza anziché essere sballottati dalle raffiche di vento, hanno il permesso di restare insieme mentre le altre anime sono separate dai propri amanti, sono i soli dannati ad essere trasportati da Amore (ed è bene ricordare che tra amore divino ed amore terreno per Dante non esiste differenza). Dante paragona Paolo e Francesca a delle colombe, probabilmente le stesse raffigurate nel mausoleo di Galla Placidia.
Colombe del mausoleo di Galla Placidia
Spesso nella Commedia Dante si rivolge ai Dannati con arroganza in quanto, essendo dei peccatori, non meritano di essere trattati con cortesia e le ingiustizie di Dante sono giustificate dal fatto che incrementano le pene infernali meritate dalle anime; con Francesca il poeta invece mostra estremo rispetto e si rivolge a lei persino con una captatio benevolentiae, forse in quanto Francesca non era in grado di opporsi all’amore che provava per Paolo e pertanto il suo peccato merita una sorta di giustificazione. Francesca interloquisce con Dante assumendo un ruolo dominante rispetto al suo amato, mentre Paolo assume un ruolo secondario; nonostante tale differenza tra i due adulteri, Dante si riferisce ai due ricordando sempre che formano una coppia.
Il fascino di questa storia straordinaria ha incantato pittori di ogni epoca, al cui operato è stata dedicata una pagina che raccoglie tutti i dipinti e le statue più importanti relativi a Paolo e Francesca. Il link è il seguente: http://www.danteeilcinema.com/sito/?page_id=5208 . Non potendo soffermarci su ciascuna opera, analizzeremo solamente quelle più importanti.
La prima opera figurativa relativa a Paolo e Francesca si trova nel Codice Gradenigo (XIV secolo), conservato nella Biblioteca Gambalunghiana di Rimini. Paolo e Francesca, in alto a destra, fluttuano con i genitali in vista, simboli del loro peccato (solitamente sono coperti dalla ben nota foglia di fico). Francesca e Dante, siccome svolgono un ruolo portante nella conversazione in qualità di narratori, hanno il dito indice alzato. La fanciulla viene rappresentata come una donna forte e indipendente, che prende parola per raccontare la propria storia.
Codice Gradenigo, XIV secolo, Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca, particolare, Biblioteca Gambalunghiana, Rimini
Nel 1400 Priamo della Quercia rappresenta tre diversi momenti nella stessa icona: la richiesta di Dante e Virgilio di parlare con le anime, il dialogo tra Virgilio e Francesca (con la mano tesa, simbolo del fatto che il personaggio sta raccontando una storia) e lo svenimento di Dante. Come in molti altri dipinti, Dante e Virgilio sono raffigurati in rosso e blu. Il Codice Italico invece rappresenta le Paolo e Francesca in alto a destra e Virgilio e Dante in basso a sinistra.
Priamo della Quercia, 1400 ca. – 1467, Illustrazione del canto V, 1444 – 1452, Yates Thompson MS 36, British Museum, Londra, UK
Codice Italico 1027, Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca, particolare. Biblioteca Nazionale, Parigi
Dalla metà del XV secolo gli amanti sono in piedi anziché sospesi in aria, in modo tale che la funzione di narratrice di Francesca prevalga su quella di dannata. Nell’opera di Cristoforo Landino del 1491 Francesca viene rappresentata mentre viene trasportata dal vento, ma al tempo stesso è anche narratrice. In alcune rappresentazioni Francesca abbraccia Paolo e tale gesto viene compiuto anche da Virgilio e Dante. In una tavola invece vengono rappresentati tre momenti della storia dei due amanti: il bacio, l’assassinio e la dannazione.
Dopo 200 anni Dante e la Commedia vengono oscurati dai valori della Controriforma e dal tentativo della Chiesa di ricostruire la propria immagine incrinata dalla riforma luterana. Fortunatamente nel XVIII secolo Dante ritorna tra le letture più amate dagli intellettuali.
Nel 1750 Giuseppe Cades interpreta l’immagine di Paolo e Francesca secondo gusti dell’epoca: la fanciulla incarna prevalentemente il ruolo di amante e viene rappresentata come una damina dal seno prosperoso e abiti settecenteschi. Paolo si avvicina all’amata baciandola; con tale immagine nasce una rappresentazione di Francesca legata all’atto del bacio.
Giuseppe Cades, 1750 – 1799, Paolo e Francesca da Rimini, 1795 ca., Matita su carta
Un disegnatore di tombe realizza un disegno abbozzato. Non siamo in grado di ipotizzare come sarebbe stato il progetto ultimato, ma le linee schizzate dall’artista sono molto suggestive. E’ tuttavia evidente per alcune figure in secondo piano che l’artista vuole raccontare non la storia d’amore o la dannazione dei due amanti, ma la tragedia del loro assassinio. Il romanticismo è alle porte, sta iniziando a prevalere il gusto tragico per le storie d’amore senza lieto fine.
Nel 1803 Michele Sangiorgi rappresenta il bacio tra Paolo e Francesca e la scena in cui Gianciotto sta per uccidere i due amanti. Conformemente al gusto orientaleggiante del’epoca, Francesca indossa i panni di una splendida odalisca dal seno nudo.
Michele Sangiorgi, Paolo e Francesca da Rimini sorpresi da Gianciotto, 1803 – 04
Sino a questo periodo Paolo e Francesca si trovavano in posizione privilegiata ed erano in piena luce, mentre Gianciotto tramava nell’ombra in attesa di compire, ma Joseph Anton Koch introduce una novità: Gianciotto si trova al fianco dei due amanti che si baciano ed è illuminato quanto loro, assumendo una posizione di rilievo all’interno del dipinto.
Con il trascorrere degli anni aumenta il gusto per l’angoscia esistenziale, la tragedia e la passione distruttiva, ma con il positivismo si aggiungono elementi nuovi. Il melodramma ottocentesco all’insegna della tragedia e del connubio tra eros e thanatos trova nella Vicenda di Paolo e Francesca un ottimo spunto. Il V canto di Dante offre inoltre l’occasione di trattare il tema del peccato femminile: Francesca, in quanto adultera, può essere accostata alla cortigiana d’alto borgo Violetta de La Traviata. La colpa della donna adultera viene tuttavia percepita diversamente da quella dell’uomo, si pensi infatti alla Norma del Bellini, che viene giudicata colpevole per aver avuto dei figli da un soldato. Anche D’Annunzio pone l’uomo e la donna su due piani diversi: la donna che si abbandona alla lussuria è una peccatrice e pertanto deve essere punita, l’uomo invece ha solo assecondato la propria natura di “stallone”, tollerata dalla società anche qualora non rispetti i vincoli sociali e affettivi.
Vitale Sala non è un pittore eccezionale ma nel 1823 introduce un elemento fondamentale, vale a dire il fatto che Francesca sostiene Paolo, che si copre il volto in segno di disperazione. Francesca assume un ruolo dominante nella coppia non solo in qualità di narratrice, ma anche perché consola Paolo. Negli anni ’20 il ruolo dominante di Francesca riscuoterà uno straordinario successo.
E’ inoltre interessante l’opera di William Blake (1824-1827) in quanto lo stormo di lussuriosi viene raffigurato in primo piano e i due amanti sono in secondo piano.
Delorme ripropone nel 1825 una versione dominante di Francesca: la giovane sostiene Paolo, così come Virgilio offre un appoggio a Dante, sopraffatto dall’emozione.
Dieci anni dopo, Ary Scheffer raffigura una Francesca in piena luce che si attacca disperata a Paolo, che si copre il volto con un panno in segno di disperazione (lui più di lei prova il senso del peccato per l’atto commesso). Entrambi gli amanti sono disperati, Dante e Virgilio non possono che osservare commossi il loro dolore nella penombra e in secondo piano. La rappresentazione dei due amanti abbracciati verrà ripresa più avanti da molti altri artisti, spesso aggiungendo la ferita dovuta alla spada di Gianciotto.
Nel 1830-1840 Boulanger realizza il solo dipinto in cui Paolo e Francesca vengono trafitti con un solo colpo dalla spada di Gianciotto. Dyce nel 1845 rappresenta Francesca nei panni di lettrice mentre Paolo la Bacia; Munro realizzerà un opera statuaria analoga. Rappresentare la fanciulla come colei che guida l’attività che coinvolge i due amanti prima del bacio è un altro segno del ruolo dominante assunto da Francesca.
Nel 1855 Rossetti elimina nuovamente la figura di Gianciotto, i due amanti sono rappresentati durante il bacio e successivamente nel corso della dannazione, mentre Virgilio e Dante sono al centro.
Nel 1870 Cabanel ritrae i due amanti accasciati dopo l’uccisione. Le maniche della giovanee la calzamaglia di Paolo sono blu il vestito di Francesca è oro e le vesti di Paolo sono rosse. Si tratta della rappresentazione della morte. Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 la morte diventa un tema dominante e Francesca diventa ll’emblema dell’anima dannata. Non è infatti un caso se Watts rappresenta Paolo con il volto incappucciato come la morte.
Nel 1906 Stassen ribalta la situazione iniziale che prevedeva una Francesca dominante, infatti la fanciulla si aggrappa a Paolo che la abbraccia. Siamo nel periodo dell’Art Decò e le femmine dominanti stanno diventando fuori moda.
In questi anni stanno assumendo un ruolo predominante nella cultura popolare il teatro e il cinema. D’Annunzio scrive nel 1901 una Francesca da Rimini per Eleonora Duse, anche se la bella e talentuosa attrice non era ancora diventata la sua amante. Il cartellone pubblicitario dello spettacolo non può essere considerato un’opera d’arte, ma si tratta comunque di una rappresentazione pittorica molto interessante, infatti in esso troviamo Paolo e Francesca travolti dalla passione. Per enfatizzare l’aspetto tragico e peccaminoso della vicenda, il sottotitolo era il seguente: “Storia di sangue e di lussuria”. La Duse riceve un’ottima critica, mentre Gabriele non venne particolarmente apprezzato dal pubblico. Viene scritta un’opera su Francesca da Rimini anche per Sarah Bernar, che rivaleggiava con la Duse calcando i palcoscenici di Parigi. E’ proprio grazie a queste opere che il romanticismo sbarca negli Usa, dove il pubblico reclama la propria Francesca.
Nel 1906 viene prodotto il primo film italiano al riguardo, ma ne abbiamo perso ogni traccia. Nel 1908 compare sul grande schermo un film che riscuote un successo tale che l’anno seguente viene realizzata una riedizione. L’industria cinematografica viene promossa proprio dalla Duse, il suo successo a teatro nei panni di Francesca induce i cineasti a produrre film al riguardo.