Più pragmatica di sicuro: «Siamo qui per aiutare la ribellione contro Assad. Noi diamo alle gente tre cose necessarie, sicurezza, cibo e assistenza medica. Abbiamo distribuito 800 tonnellate di farina nelle zone liberate, abbiamo anche messo in funzione dei centri di dialisi per i malati», ricorda.
E distingue la propria esistenza da quella dell'Isis (Islamic State of Iraq and Levant), gruppo parallelo - anche per radici e riferimenti ideologici - ma che è ancora legato a pratiche più old style (e per questo in contrasto con la "policy" di al Nusra): esecuzioni e decapitazioni in pubblico, occupazione delle chiese, dichiarazioni sulla guerra contro Assad come "prima tappa di una più ampia campagna di conquista islamica".
La consapevolezza che qualcosa in Siria stia cambiando, c'è anche nelle parole di al Golani: «Il sentimento generale è ora molto più favorevole all’islam, il paese è cambiato da com’era prima della rivoluzione».
È la prima volta che al Golani concede interviste in pubblico - sebbene a volto coperto. Al Golani, per quello che si conosce, è un personaggio misterioso, ossessionato dal controllo della propria sicurezza (Allouni ha raccontato che le regole a cui ha dovuto sottostare per condurre l'intervista, sono state più severe di quelle con Bin Laden: e l'intervista la fece nell'ottobre del 2001, un mese dopo le Torri Gemelle). Al Golani sarebbe un intimo collaboratore del giordano a capo di al Qaeda, al Zarqawi.
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