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La realtà vale più di mille parole

Da Femminileplurale

Molti sono convinti che sia la teoria a cambiare la prassi, convinti del potere assoluto del pensiero, la sua assoluta predominanza rispetto alla realtà di cui sarebbe l’autentico artefice. Su questa idea si regge la convinzione che basti agire sul pensiero, difendere determinate idee, demolirne altre per avere un’autentica presa sulla realtà. La critica teorica sarebbe già sufficiente come strumento di resistenza. Ma forse non è così. Le cose, forse, contano più delle parole. La realtà concreta conta più dei pensieri che vorrebbero descriverla. La prassi vale più della teoria. Ed è la prima a determinare in buona parte la seconda. Ecco che più che spendere le energie a dimostrare l’incoerenza di alcune idee, di cambiare forzatamente il linguaggio, occorrerebbe concentrarsi sui rapporti reali. Cosa senza dubbio più difficile e faticosa. E’ più facile criticare che non costruire qualcosa di reale e nuovo. Nuovi modi di comportarsi piuttosto che nuovi modi di pensare. Questi verranno di conseguenza.

La realtà vale più di mille parole

‘Delusion dwellers’, Laurie Lipton

«Ora se è giusto ricordare che il genere, la nazione, l’etnia o la razza sono costruzioni sociali, è ingenuo, quindi pericoloso, credere e lasciar credere che basti ‘decostruire’ questi artefatti sociali in una celebrazione puramente performativa della ‘resistenza’ per distruggerli: in tal modo in effetti si finisce con l’ignorare che, se la categorizzazione secondo il sesso, la razza o la nazione è un’ ‘invenzione’  razzista, sessista, nazionalista, essa è inscritta nell’oggettività delle istituzioni, cioè delle cose e dei corpi. Ora, come già segnalava Max Weber, nulla è più pericoloso per un movimento, operaio o di altro genere, “degli obiettivi che traggono origine dal misconoscimento dei rapporti reali“. E si può in ogni caso dubitare della realtà di una resistenza che fa astrazione dall’esistenza della ‘realtà’». P. Bourdieu, Meditazioni pascaliane, p. 115.


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