Salve a tutti! Questo mese la recensione è dedicata a una scrittrice riscoperta dopo anni che non la leggevo e a un libro pubblicato lo scorso anno il cui titolo pare essere intonato al periodo: parliamo di Mare al mattino di Margaret Mazzantini.
Titolo: Mare al mattino
Autore: Margaret Mazzantini
Anno: 2011
Editore: Einaudi
Pagine: 97 (formato eBook)
Farid non ha mai visto il mare, non c'è mai entrato dentro.
Lo ha immaginato tante volte. Punteggiato di stelle come il mantello di un pascià. Azzurro come il muro azzurro della città morta.
Ha cercato le conchiglie fossili sepolte milioni di anni fa, quando il mare entrava nel deserto. Ha rincorso i pesci lucertola che nuotano sotto la sabbia. Ha visto il lago salato e quello amaro e i dromedari color argento avanzare come logore navi di pirati. Abita in una delle ultime oasi del Sahara.
Mare al mattino è il mio ritorno alla scrittura di Margaret Mazzantini. Dopo anni mi sono riaccostata a lei, alle sue parole, sperando di ritrovare quelle emozioni che mi avevano scosso durante la lettura di Non ti muovere e che poi non avevo più intravisto. Qui di emozioni ce ne sono parecchie. Molto diverse, distanti da ci che ricordavo, ma ugualmente incisive e ricche. Capaci ancora una volta di farmi vibrare dentro. E lasciarmi quello strascico di sensazioni in cui amo crogiolarmi a fine lettura…
Mare al mattino racconta due storie parallele Quella di Farid e sua madre Jamila, in fuga dalla loro terra dopo la caduta del rais, e quella di Vito e sua madre Angelina, una tripolina ovvero una degli italiani che vivevano in Libia e che negli anni’70, dopo il colpo di Stato di Gheddafi, sono stati costretti ad abbandonare case, averi, amici, la loro vita per tornare in una patria quanto mai ignota. Entrambe le coppie sono vittime di una Storia che vede le coste dell’Africa, il continente tutto, vessato e martoriato, protagonista di alcune pagine vergognose e inenarrabili della Storia dell’uomo. Vittime di un Presente che è diretta conseguenza, un OGGI che quanto mai induce a riflessioni amare e che ci porta a provare un enorme senso di impotenza di fronte a tali avvenimenti.
Eppure la Mazzantini lascia stare la politica mentre la Storia è uno sfondo straordinario e ci racconta quello che sa fare meglio, le persone e ciò che si nasconde le loro animo. Farid è quasi un miraggio nel deserto, con la sua vita fatta di cose semplici, con una gazzella come migliore amica, simbolo di quella vita libera e spensierata che conduce con sua madre Jamila, che sembra quasi una sorella per quanto appare giovane, che canta per lui nelle notti e veglia sui suoi sogni, e il padre Omar che sistema le antenne delle donne benestanti che spasimano per vedere le soap opera, perché della realtà meglio non sapere nulla ma continuare a sognare di essere in altri posti e vivere altre vite…
L’esistenza di Vito è invece un riflesso nel mare, un insieme di odori marini, rumori d’onde e ricordi misti tra sabbia e acqua, appartenenti alla sua famiglia e che fanno parte della sua eredità, la quale gli permette di osservare il mondo e gli eventi che sconvolgono il mediterraneo in quel 2011 di rivolte e profughi in fuga da una prospettiva particolare e insolita. La sua trasformazione da ragazzo a adulto passa attraverso la storia dei nonni Santa e Antonio, due dei coloni italiani in Libia che negli anni ‘30 hanno costruito case, edifici, campi coltivati e vite intere su quella sabbia, e la storia della mamma Angelina, a undici anni strappata da quella che considerava la sua casa e che convive con un male d’Africa che non va via…
Le due storie si intrecceranno e formeranno un lungo cordone che si stende sul mare, da una riva all’altra, fatto di migrazioni, amicizie interrotte, vite strappate dalle proprie radici, ferite provocate da guerre e rivolte, che a pagarle sono sempre i poveri, come dice nonno Antonio al nipote, di famiglie divise, di figli dispersi, di amori stroncati…
Mare al mattino è una storia che racconta mille storie. Le storie di coloro che solcarono i mari in cerca di una pace e di una serenità a lungo negata ma anche di coloro che fecero del mare la culla del loro dolore per essere stati esiliati dalle loro stesse vite, costretti a ricominciare in luoghi sconosciuti e quasi sempre ostili. Una culla che spesso si tramuta in tomba e il mare diventa un cimitero di vite e memorie, trasformandosi da speranza a nemico, da salvezza a condanna.
Margaret Mazzantini ci racconta tutto questo con il suo stile scarno, conciso, senza fronzoli e dritto al cuore delle cose. E tuttavia non manca di poesia, come quando parla della gazzella di Farid o del mare amato/odiato di Vito o, ancora, di Alì e Angelina e della loro tenera amicizia…
Un libro che ti trasporta lontano quello della Mazzantini. Che ti regala momenti ricchi di emozione e che, a lettura terminata, lascia spazio a riflessioni nelle quali mai mi sarei inoltrata, ignara di ciò che le parole “migrazione” e “mare” possono evocare e portare con sé…ignorando la Storia che in esse si cela…
Una bella riconciliazione tra me e la Mazzantini. E un libro che consiglio a chi come me pensa che siamo tutti viaggiatori su questa Terra e in questa vita e il nostro esistere non è altro che un passaggio da una sponda all’altra, una continua migrazione che ci rende tutti uguali e nessuno escluso.
VOTO:
Frasi:
> La gente privata di se stessa perde i confini, messa al muro può confessare un omicidio che non ha commesso.
> Devi trovare un luogo dentro di te, intorno a te. Un luogo che ti corrisponda almeno in parte.
> Una volta sua madre glielo ha detto. Sotto il piede di ogni civiltà occidentale c'è una piaga, una colpa collettiva."
> …la storia è un millepiedi e ogni piede tira da una parte diversa, e in mezzo c'è il corpo nostro.
> C'è qualcosa nel luogo dove si nasce. Non tutti lo sanno. Solo chi è strappato a forza lo sa. Un cordone sepolto nella sabbia. Un dolore che tira sotto e ti fa odiare i tuoi passi successivi.
> Pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto. Nel punto dove si era interrotta. Si trattava di unire due lembi di terrra, due lembi di tempo. In mezzo c’era il mare. Si metteva i fichi aperti sugli occhi per ricordarsi quel sapore di dolce e di grumi. Vedeva rosso attraverso quei semi. Cercava il cuore del suo mondo lasciato.
Colonna Sonora: Mar adentro OST