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Mi è venuto alla mente questo brano quando ho letto i risultati di un recente sondaggio Gallup: «Religiosity Highest in World's Poorest Nations», "la religiosità è più alta nelle Nazioni più povere del mondo". Nel 2009 hanno chiesto alle persone di 114 Paesi se la religione fosse importante nella vita quotidiana, e hanno poi messo a confronto questi risultati con il reddito pro-capite annuo di quei Paesi. Il risultato è una forte correlazione tra religiosità è povertà: mediamente, più un Paese è povero più i suoi abitanti si dicono religiosi (e viceversa).
I Paesi più religiosi sono: Bangladesh, Niger, Yemen, Indonesia, Malawi e Sri Lanka (tutti oltre il 99%); quelli meno religiosi: Estonia (16%), Svezia (17%), Danimarca (19%), Giappone e Hong Kong (24%).
Il New York Times ha pubblicato un'interessante diagramma riassuntivo. In ascissa c'è il reddito annuo pro-capite (dunque i più poveri a sinistra e i più ricchi a destra), in ordinata la percentuale di intervistati per i quali la religione è un aspetto importante nella vita quotidiana (in alto i più religiosi, in basso i meno religiosi); la dimensione del simbolo è collegata alla dimensione della popolazione di quel Paese, mentre il colore è relativo alla religione dominante.
Interessanti eccezioni sono i Paesi del blocco ex-sovietico, che hanno basso reddito e bassa religiosità, e Stati Uniti, Italia e Grecia, ad alto reddito e alta religiosità; in particolare l'Italia, col 72% di persone "religiose" è il Paese ricco più religioso, dato che nessun paese con una religiosità maggiore raggiunge i 25.000 dollari annui di reddito pro-capite.
Una possibile spiegazione di questa correlazione è che nei Paesi più poveri la religione sia utile a sopportare la lotta per la sopravvivenza quotidiana: un altro sondaggio Gallup («Religion Provides Emotional Boost To World's Poor») ha dimostrato che per le persone che vivono con meno di duemila dollari l'anno l'essere religiosi aiuta a mantenere un atteggiamento positivo, mentre quando il reddito supera i venticinquemila dollari annui l'influenza della religione è irrilevante o addirittura è negativa.
Insomma, pare che la religiosità di una persona sia collegata (mediamente) al vantaggio morale che la religione dà a quella persona.
Post ispirato da «A correlation between religiosity and poverty», dal blog Why Evolution Is True di Jerry Coyne.
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