La bottiglia
La Renana è un tipo particolare di bottiglia. Ma prima di parlarvene scopriamo un po di storia di un oggetto apparentemente normale. La sua forma particolare deriva da necessita ben precise, che rispondono alle caratteristiche del vino in esse contenute. Ma andiamo per gradi partendo dall'interessante storia del vetro e della bottiglia.
La bottiglia, quel contenitore per liquidi che ormai tutti conosciamo e riteniamo molto semplice, ha in realtà una sua storia, con una genesi e un'evoluzione continua nel tempo fino ai nostri giorni. Nel mondo moderno è considerato un oggetto comune e anche, nella maggioranza dei casi e degli usi, di basso valore commerciale. Ma questa è una caratteristica solo dell'era post industriale, dove produrre in serie gli articoli più svariati è divenuto poco costoso grazie all'industria e ai macchinari, coadiuvato oggi dall'informatica e dalla robotica. Fino al settecento invece, la produzione e l'evoluzione della bottiglia era ben diversa, e sia la sua forma, che tipo di lavorazioni attuali, dovevano ancora essere sviluppate appieno. Possedere delle bottiglie non era ne facile, ne conveniente per la maggior parte della popolazione, e questo articolo soffriva della concorrenza di prodotti più facili da produrre ed economicamente più vantaggiosi. La lavorazione del vetro infatti fu un mestiere non praticato come quello delle terracotte per vari motivi di cui parleremo nel breve resoconto storico seguente.
Prima però parliamo del materiale principale con cui si producono le bottiglie: il vetro.
Il vetro
Il vetro è generalmente un qualsiasi materiale in forma liquida che, attraverso un raffreddamento molto veloce, si solidifica senza avere il tempo di subire la cristallizzazione. Teoricamente potrebbero quindi essere utilizzati tutti i materiali solidi ma in realtà si scelgono quei materiali che hanno dei tempi di cristallizzazione molto lenti, in modo da avere il tempo di modellare la forma desiderata e solo questi sono adatti alla fabbricazione di manufatti in vetro. La scelta del materiale inoltre dipenderà dal tipo di impiego, con l'utilizzo di materiali più costosi per specifici bisogni sia fisici che estetici. Il materiale impiegato per vetri ad alta resistenza termica, sarà necessariamente diverso da quello impiegato per bottiglie che debbano contenere liquidi comuni come l'acqua, o il materiale impiegato per la fabbricazione di bottiglie di pregio ed ornamentali, come il cristallo, richiederà una spesa necessariamente maggiore con incidenza sul prezzo del prodotto, che comunque verrebbe creato non per motivi di largo consumo.
I materiali impiegati sono comunque generalmente cinque: l'ossido di silicio, l'anidrite borica, l'anidrite arsenica, l'anidrite fosforica e il diossido di germanio.
L'ossido di silicio è l'elemento più comune ed utilizzato nell'edilizia e nel settore specifico di nostro interesse: la fabbricazione di bottiglie e bicchieri, ed è detto anche vetro siliceo. È molto comune ed è reperibile ad esempio nell'ossidiana, comunemente solidificata dal magma vulcanico.
Sembra che il vetro sia stato utilizzato per la prima volta dall'uomo intorno al III millennio avanti Cristo nell'antica Fenica, l'attuale Libano, con pochissime lavorazioni molto grezze e imprecise, che sono migliorate poi nel I secolo avanti Cristo per l'invenzione della tecnica del soffiaggio. Nel II millennio avanti Cristo il suo uso era più comune nell'antico Egitto, dove veniva impiegato per la fabbricazione di stoviglie, monili e piccoli oggetti ornamentali o religiosi. Dopo l'invenzione del soffiaggio, il suo uso si indirizzo nell'Impero Romano per la creazione di bicchieri e bottiglie, e piu tardi nella cultura bizantina, per la realizzazione dei mosaici. Il suo impiego rimase limitato per molto tempo soprattutto per la colorazione verde che lo contraddistingueva, dovuta alla presenza di molte impurità tra cui il ferro. Fu intorno all'anno 1000 che dal nord Europa iniziò a svilupparsi una nuova arte del vetro, quando dalla cenere del legno le popolazioni iniziarono ad utilizzare la potassia per sostituire la soda finora usata nella fabbricazione del vetro. Questa pratica consenti la produzione delle lastre di vetro, che iniziarono ad adornare le cattedrali dell'epoca nell'Europa settentrionale. Dalla Germania la pratica si diffuse in tutta Europa, fino a raggiungere Venezia e Murano, dove iniziò la grande tradizione vetraia degli artisti veneti. Nel XII secolo si iniziarono le prime sperimentazioni di colorazione del vetro tramite le impurità dei metalli, i cosiddetti vetri drogati, mentre 150 anni circa più tardi, dai maestri vetrai di Murano, arrivarono i primi specchi di vetro. Un secolo dopo, sempre a Murano, ecco apparire i primi manufatti in cristallo, grazie all'aggiunta del manganese e della soda. Da allora fu un costante e sempre più veloce miglioramento delle tecniche di produzione che oggi hanno raggiunto livelli eccezionali, con la produzione di vetri per tutte le esigenze, capaci di resistere anche alle condizioni più estreme dello spazio con l'impiego sui satelliti e le navette spaziali, tanto che ormai, anche se l'idea di base rimane quella dell'arte vetraia, i nomi sono decisamente cambiati.
La bottiglia
I reperti archeologici oggi a disposizione indicano che le prime bottiglie vennero prodotte nella Siria del I secolo avanti Cristo, quando l'invenzione della tecnica della soffiatura permise la realizzazione di contenitori per liquidi meno grezzi, con una lavorazione più semplice rispetto alla precedente tecnica dello stampo che consentiva forme più approssimative.
Iniziarono così ad essere prodotte le prime bottiglie che tuttavia rimasero delegate a un ruolo secondario, per lo più destinate ad una ristretta cerchia elitaria, a causa della forte concorrenza di altri materiali molto più semplici da lavorare e meno costosi, come la terracotta. La produzione di bottiglie infatti richiedeva l'impiego di minerali più rari, e quindi costosi, delle semplici argille. Le tecniche erano più complicate di quelle del vasellame e i forni di cottura esigevano temperature molto più alte rispetto a quelli per le terrecotte, con notevole dispendio di energia e denaro. Le anfore erano molto più economiche rispetto alle bottiglie e potevano contenere molto più liquido, particolare rilevante nei rari trasporti dell'epoca.
Così la bottiglia dovette attendere il XV secolo e l'esplosione dei traffici commerciali, prima di iniziare il lungo viaggio che l'avrebbe portata oggi ad essere uno degli oggetti più comuni nelle case di tutto il mondo. Grazie soprattutto all'opera dei maestri vetrai di Murano, le tecniche divennero sempre più sofisticate ma al tempo spesso economiche, e pian piano, dal XVII secolo in poi, rimpiazzarono del tutto i recipienti derivanti dalla lavorazione delle argille e i vini iniziarono a essere commercializzati solo in vetro. Con l'evoluzione delle tecniche fu possibile ottenere vetri specifici per il vino, in particolare la caratteristica colorazione verde che lo protegge dalla luce, fino ad arrivare nel XIX secolo, alle moderne tecniche di colatura e stampaggio a pressione, che hanno reso, grazie alla rivoluzione industriale, la bottiglia un prodotto di basso costo e largo consumo.
Oggi così si possono produrre non solo generalmente bottiglie, ma bottiglie di diverse forme che si adattano perfettamente alle esigenze del vino, in modo da conservarlo al meglio a seconda delle necessita. Un classico esempio sono le bottiglie per lo spumante, più spesse e con un fondo particolare per resistere alle pressioni interne della spumantizzazione, ma anche la differenza tra vini bianchi e rossi, o novelli e invecchiati, si rispecchia nella forma della bottiglia.
La bottiglia renana
La bottiglia renana fu iniziata alla produzione in Germania, precisamente nella valle del Reno da cui prende il nome. La sua forma lunga, senza spalla e senza il particolare fondo a protuberanza (quello della bottiglia per lo champagne), sono studiate appositamente per vini bianchi in cui tartaro e sali siano assenti, e non possano quindi precipitare. Il fondo quindi, non necessita di particolari forme per accogliere queste precipitazioni cristalline, e può essere realizzato nella forma piatta evitando così inutili spechi di materiale. Anche il colore piuttosto chiaro fa risparmiare l'impiego di molti coloranti, in quanto non c'è una eccessiva necessita di produzione dalla luce vista l'assenza di tartaro e sali, che altrimenti, grazie all'energia luminosa termodinamica, tenderebbero a precipitare.
La bottiglia renana è detta anche alsaziana, dalla regione francese al confine con la Germania, dove vengono prodotti gli ottimi bianchi alsaziani che rispondono proprio a queste caratteristiche.
Questi vini, tra i migliori bianchi del mondo, sono infatti prodotti con uve di Pinot, bianco o grigio, con Sylvaner, Riesling, Gewurztraminer o Traminer, tutte uve che, una volta trasformate in vino, non soffrono delle precipitazioni di cristalli comuni invece alla maggior parte dei rossi e in alcuni bianchi.
Il consumatore spesso non considera adeguatamente la forma della bottiglia che sta consumando e quindi non la ritiene fondamentale. Ma avrà certamente notato che i diversi tipi di vino vengono sempre imbottigliati negli stessi tipi di bottiglia a loro dedicati.
Queste considerazioni, se appaiono superficiali per il cliente, non lo sono affatto per l'industria e l'ambiente. Come abbiamo visto infatti, la bottiglia renana è studiata nella sua forma per rispondere a caratteristiche precise. Non avendo problemi ne di pressione, come nel caso dello spumante, ne di precipitazioni di sali, tartaro e quindi depositi, il fondo piatto e il vetro non eccessivamente spesso consentono innanzitutto una lavorazione più semplice e veloce, con notevole risparmio di energia, se moltiplicato per i milioni di bottiglie prodotte. In secondo luogo, un minore impiego di materiale, e quindi un risparmio in termini di costi, sia aziendali, e quindi di riflesso sul costo finale del prodotto al consumatore, sia ambientali.
Va infatti sempre ricordato, soprattutto oggi, con i cambiamenti climatici alle porte, che ogni processo di fabbricazione ha un suo costo ambientale, e anche solo risparmiare una piccola percentuale per ogni bottiglia, equivale a salvaguardare l'ambiente e la nostra stessa salute. Quindi anche il risparmio energetico dovuto a lavorazioni più semplici, rappresenta dei guadagni in termini di risorse nella produzione di energia elettrica.