Sul solito sito BBD, oggi ho letto un pezzo che, nelle intenzioni dell’autore, avrebbe voluto risultare ironico [QUI]. Rielaborando con fiacca fantasia il recente discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica Napolitano al Kursaal di Merano (in occasione del conferimento della massima onorificenza del Land), il suddetto autore tesseva un plaidoyer onirico redatto a favore del dissolvimento dello Stato nazionale (ovviamente l’Italia) e dunque dell’avvento di un Libero Stato Sudtirolese da inserire nel contesto di un’Europa finalmente mondata non solo dai nazionalismi, ma dalla stessa presenza delle nazioni. Ho letto più volte l’articolo in questione cercando un riferimento almeno vagamente comparabile al Presidente austriaco Fischer (anche lui presente a Merano e anche lui insignito della medesima onorificenza), ma non l’ho trovato. Evidentemente (e in questo senso risultava davvero gustosissima l’ironia tentata, anche se stavolta in senso involontario) certe nazioni sono più obsolete di altre, o per meglio dire: ad alcune nazioni è garantita una sussistenza maggiore, mentre le altre possono tranquillamente finire nella pattumiera della storia. In effetti il pezzo mi ha fatto ridere. Poi però mi sono ricordato che questo autore non è – o non vorrebbe essere – il paladino di un secessionismo etnicheggiante che ben conosciamo. No. Qui abbiamo o dovremmo avere a che fare con uno che fa professione, nientemeno, di “post-etnicismo”. Un “post-etnicismo” alquanto sghembo, come si può capire. Che poi è anche l’unico “post-etnicismo” possibile, se chi lo propone non ha ancora capito che nessuna logica secessionista può superare il principio nazionalista o micro-nazionalista che lo attraversa da parte a parte.