L'altare e la finestra a forma di croce
nella cappella del XIII secolo di Myra
La città, importantissimo luogo di pellegrinaggio durante l'impero bizantino, dopo 800 anni scomparve, sepolta dal fango del fiume Myros. Tutto ciò che rimaneva, un tempo, era la chiesa di San Nicola, parti di un anfiteatro romano e le tombe scavate nelle colline rocciose.
Ora, però, Myra sta per riapparire. Gli archeologi hanno individuato l'antica città, per la prima volta, nel 2009, grazie a moderne e sofisticate apparecchiature che, scrutando attraverso il terreno, sono riuscite ad individuare le forme di mura e di edifici. In questo periodo stanno scavando una piccola, splendida, cappella del XIII secolo, in ottimo stato di conservazione. Nella parete est dell'edificio è stata scavata una croce, all'interno è stato individuato un affresco di un'insolita vivacità per la Turchia. Proprio l'integrità di questa cappella bizantina fa ben sperare per l'integrità della città di Myra.
Abitata fin dal IV secolo a.C. Myra era una delle città più potenti della Licia, con una cultura che affondava le radici nell'Età del Bronzo. Fu invasa dai Persiani ed ellenizzata dai Greci. Passò, infine, ai Romani. Gli Arabi attaccarono la città nel VII e nel IX secolo. Nell'XI secolo i Turchi selgiuchidi presero la città e le ossa di quello che si pensava essere stato S. Nicola furono rubate e portate a Bari da mercanti che dicevano essere stati inviati dal papa.