Magazine Cultura

La retorica teatrale o dell’attore perorante.

Creato il 28 aprile 2015 da Marvigar4

cb

Partendo dalle prime esperienze di sistemazione dell’arte del parlare (retor techne) dei filosofi greci, si può giungere a ripercorrere una storia e ad individuare le linee generali che portano l’artista attore ad utilizzare la parola per ottenere il suo scopo: convincere il pubblico che, nonostante la finzione, lui stia tentando di dar vita o di resuscitare un testo letterario scritto per essere divulgato oralmente.

L’arte retorica, nata in ambito politico, ma fondata dalla filosofia, ha sempre teso a studiare le parti del discorso dividendole a seconda degli effetti che l’oratore aveva in mente di ottenere. I piani d’emissione della parola sono strettamente legati ai piani d’ascolto. È dai primi procedimenti giudiziari sui diritti di proprietà (V sec. A.C.) che l’uso della voce (phoné) diventa funzionale alla capacità di persuadere un pubblico di varia natura circa la validità o meno di ciò che si sta affermando.

Empedocle, Gorgia e i sofisti, per giungere ad Aristotele, nell’antica Grecia, Cicerone, Quintiliano, nella Roma repubblicana e poi imperiale, sono gli esponenti di spicco di quest’arte all’interno della classicità. Nell’età medioevale la retorica si lega indissolubilmente alla predicazione evangelica e l’uso religioso relega, sotto certi aspetti, la precedente disciplina ad un ruolo subordinato rispetto alle altre due scienze della parola, grammatica e dialettica, che, insieme alla retorica, fanno parte del trivium. Da qui fino al romanticismo si assiste ad una perdita d’importanza graduale ma inesorabile che condurrà l’ars retorica ad una vera e propria svalutazione.

Il Novecento, con la stilistica e la teoria del testo, recupera diversi aspetti dell’antica arte fino a Perelman (Trattato dell’argomentazione, 1958).

Venendo al teatro, che è il vero fine su cui poggia questo nostro discorso, la retorica accompagna e forma tutto ciò che concerne l’attività attoriale. Senza una studio delle parti del discorso, degli effetti di varia natura legati alla parola o alla figura della frase, l’attore non dispone di una base per poter essere latore dell’emozione, veicolo dei sentimenti, strumento di passione. Secondo Carmelo Bene il termine “attore” non deriva dal significato di “agire”del verbo latino agere, bensì dall’altro insito nello stesso verbo: “porgere”, “rappresentare”, “perorare”. Ed è qui che torniamo alle origini dell’ars rethorica e ritroviamo nell’attore colui che “difende”, “invoca”, “perora” una causa, non più giudiziaria ma fonetica, nel recupero degli aspetti psicologici oltreché semantici inerenti il testo scritto, spacciato su carta e ridestato alla vita.

Il resto è silenzio…

© Marco Vignolo Gargini


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :