In parte esperimento artistico, in parte manifesto civile, in parte tentativo di innovazione economica.
Si potrebbe scomporre così l’anima de La Revue Dessinée, rivista francese di giornalismo a fumetti prossima al lancio e realizzata da una redazione di sei autori (un giornalista e cinque tra disegnatori, sceneggiatori e grafici) e da eventuali collaboratori esterni.
Annunciata durante il Festival di Angoulême del 2012, la rivista sarà un trimestrale di 200-250 pagine destinato alle librerie nel formato cartaceo e alla lettura su tablet (per il momento solo iPad) nella versione digitale, ampliata per sfruttare le potenzialità interattive del mezzo.
La Revue Dessinée ospiterà reportages e inchieste su temi più o meno d’attualità, ma anche divulgazione scientifica e approfondimenti di carattere culturale e storico, come quello sulla ghigliottina, di cui circolano alcune tavole.

L’intenzione dichiarata è garantire al lettore un’alta qualità dell’informazione, libera da pubblicità, ma anche trovare un nuovo modello d’impresa che permetta la corretta retribuzione degli autori e la sostenibilità economica del progetto.
Come si legge in una sintesi in dieci punti, la rivista cercherà di raccontare “il mondo tale e quale, senza fronzoli, nel modo più onesto possibile”. Il compenso sarà paritario, indipendente dalla fama degli autori, che saranno pagati a tavola (la cifra non è nota). Nel caso di successive ristampe, La Revue Dessinée seguirà il progetto e prenderà una percentuale.

Questi sono punti cruciali dell’iniziativa, soprattutto considerate le condizioni di difficoltà in cui versa il mondo del giornalismo tradizionale, costretto dalla crisi economica e dal web a reinventarsi nei linguaggi, nei tempi, nelle strutture e nei costi. Una necessità, quest’ultima, sottolineata anche dalla ricerca Post-Industrial Journalism, pubblicata dalla Columbia University nel novembre 2012 e già divenuta un punto di riferimento nel dibattito mondiale sul presente e sul futuro dell’informazione.
In più, sul piano economico, notizie non positive erano giunte ad aprile 2012, con l’uscita di un altro studio, dal poco confortante titolo Survival is Success. Analizzando il giornalismo digitale europeo e confrontando vari siti (tra cui Rue89, da cui proviene il giornalista d’inchiesta David Servenay, ora impegnato proprio in La Revue Dessinée), questa analisi ha dimostrato la grande difficoltà che i giornali online incontrano nel far quadrare i conti e garantirsi la semplice sopravvivenza.

La Revue Dessinée si inserisce in uno scenario editoriale mondiale che negli ultimi anni ha guardato con crescente favore al fumetto come linguaggio efficace per ricostruzioni giornalistiche e, nello specifico, reportage.
In Francia dal 2008 si pubblica XXI, una rivista con spiccata inclinazione al graphic journalism, anch’essa senza pubblicità e con l’apporto del gruppo Gallimard; negli Stati Uniti è nato da pochi mesi Symbolia, interessante progetto di giornalismo illustrato e multimediale rivolto alla fruizione su tablet; in Italia si muove, da alcuni anni, la rivista Mamma, che intreccia fumetto d’inchiesta, parti testuali e satira, mentre altri esempi di reportage a fumetti sono apparsi saltuariamente su rivista (per esempio Khmer di Francesca Capellini su ANIMAls o il ciclo Cartoline da… su Internazionale).
Altri segnali di attenzione per il genere sono l’ingresso di BeccoGiallo, casa editrice specializzata in graphic journalism, nell’orbita Fandango, il varo di una collana tematica in allegato al Corriere della Sera, il dibattito sul fumetto di realtà inserito nel programma dell’ultimo Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.

Tra il diffuso interesse per il giornalismo a fumetti e la crisi sempre più stringente, La Revue Dessinée riuscirà a essere un buon prodotto editoriale e sostenersi efficacemente come si propone?
L’entusiasmo non manca, per il resto non rimane che attendere settembre.
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